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Acquedotto romano, tempietto e strutture antiche emergono dagli scavi per la strada delle Marche


Nel corso della realizzazione della Strada Regionale Pedemontana delle Marche, nell’ambito dei cantieri Quadrilatero Marche-Umbria che collegano Fabriano con Muccia, sono stati portati in luce numerosi siti distribuiti lungo l’intero tracciato, tra i quali un acquedotto romano. Lo comunica la Sabap, la Soprintendenza delle Marche

Tutte le attività di indagine archeologica sono realizzate dalla società Kora s.r.l. sotto la direzione scientifica del dott. Tommaso Casci Ceccacci, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro Urbino.

“Uno degli scavi archeologici più estesi, nell’area che sarà percorsa dalla strada si trova in corrispondenza del nuovo svincolo di Matelica Ovest, e occupa un’area di circa 4,7 ettari. – scrive la Soprintendenza delle Marche – Nonostante il ridotto interro e l’intensa attività agricola protrattasi nel tempo con arature, filari di vigna e buche agricole (in verde nella planimetria allegata), lo scavo restituisce numerose testimonianze delle frequentazioni dell’area, che si estendono dalla preistoria all’età rinascimentale”.

Sono stati infatti indagati nel corso delle diverse fasi di indagine:

un’area di abitato con buche di palo e capanne databili all’eneolitico
diverse capanne e resti di abitato databili tra l’VIII e il V sec. a.C.
una necropoli con tombe a tumulo e fossato anulare riferibili al VI-V sec. a.C.
una strada romana con orientamento E-W di cui sono state riconosciute diverse fasi a partire dall’età repubblicana e presumibilmente in uso almeno fino al tardo-impero
una piccola struttura votiva di età repubblicana-augustea
un impianto produttivo di età romana (I sec. a.C – III sec. d.C.)
un acquedotto di età romana
un acquedotto di età rinascimentale

“All’età del rame può essere ricondotta, allo stato attuale delle indagini, solo una parte dell’abitato messo in luce testimoniato dalla presenza delle buche di alloggiamento dei pali attribuibili a una struttura a pianta rettangolare absidata. Tra i rinvenimenti più importanti un frammento di ceramica decorato a punti impressi, che trova confronti con il sito di Conelle di Arcevia e un punta di freccia in selce” scrive la Soprintendenza delle Marche.


“Dal periodo orientalizzante e arcaico e fino al V sec. a.C. le due aree vengono occupate da una serie di strutture abitative sparse, talvolta molto distanziate tra loro, che mostrano orientamenti e forme differenti: da quelle sub-rettangolari absidate a pianta molto allungata (lunghezza tra 19 e 33 m) a quelle di forma ovale e rettangolare più piccole. – prosegue la Soprintendenza – La copertura doveva essere straminea nelle strutture più antiche e di tegole in quelle più recenti. Frammenti di tegole associati a intonaco incannucciato e materiale ceramico sono stati rinvenuti, oltre che in alcune delle buche di palo, anche all’interno dei numerosi pozzetti e fosse legati alle attività domestiche e artigianali svolte negli spazi esterni in prossimità delle abitazioni”.

Una necropoli, databile a partire dal VII-VI sec. a.C., era collocata a breve distanza dall’abitato. Sono stati individuati almeno 3 fossati anulari, su uno dei quali si imposta una struttura di V sec. a.C.

“L’area, allo stato attuale delle ricerche, sembra essere stata frequentata pressoché ininterrottamente fino alla piena romanizzazione, quando venne realizzata una strada di ghiaia, pietre e calce che, con andamento E-W, metteva in comunicazione municipium di Matilica con il diverticolo della Via Flaminia che risaliva la Valle del Potenza verso il municipium di Nucera Camellaria. – prosegue la Soprintendenza marchigiana – La prima fase della strada, databile per ora genericamente all’età repubblicana, mostra vari rifacimenti non perfettamente sovrapposti tra loro, ma con spostamenti dell’asse anche di alcuni metri”.

Al di sotto della strada sono emerse grandi fosse di cavatura nel limo argilloso che hanno restituito materiale ceramico in fase con l’abitato di V sec. a.C. L’attività di estrazione del limo argilloso è attestata anche in fase romana in un’ampia area in prossimità del margine stradale, dove è emersa una grande area di cava.

Sul lato S della strada è stata messa in luce una piccola struttura votiva in muratura a pianta quadrangolare aperta sul lato est.


“A testimonianza della defunzionalizzazione rituale avvenuta in antico, è emersa una lastra di rivestimento in terracotta decorata a rilievo con due palmette contrapposte e due spirali oblique su cui era collocata una moneta in bronzo inquadrabile cronologicamente all’ultimo quarto del I secolo a.C. – dicono gli archeologi della Soprintendenza – La lastra poggiava a sua volta su un livello di tegole in frammenti, accanto ai quali è stata rinvenuta una piccola testa in terracotta parzialmente cava sul lato posteriore. Nello strato sottostante dei piccoli chiodini/ribattini in ferro erano probabilmente riconducibili a un manufatto in materiale deperibile. Questo piccolo edificio di culto, dismesso in età augustea, insiste sugli stessi livelli su cui si imposta la strada di età repubblicana, rendendo plausibile una datazione alla stessa fase”.

Sul lato N della strada si apriva, invece, un vasto edificio adibito ad attività produttive, conservato al livello delle fondazioni.


L’indagine ha messo in luce i resti di una piccola vasca con pavimentazione a mattoncini e 2 fornaci, di cui si conserva solo la parte relativa alla camera di combustione e ai praefurnia. I materiali rinvenuti negli strati archeologici di riempimento e nei butti immediatamente al di fuori della struttura permettono di collocare la vita di questo impianto tra il I sec. a.C. e il III d.C. L’edificio era sorto al di sopra di una parte dell’insediamento preromano, come testimoniano le buche individuate al di sotto dei livelli romani.

All’interno dell’Area A3 è stato rinvenuto un acquedotto romano, che riforniva il municipium di Matilica, realizzato in trincea aperta con spallette in opera cementizia foderata di mattoni e fondo in mattoni. La struttura risulta spoliata in molte sue parti e priva della copertura.

All’estremità sud di scavo è stato portato in luce un tratto dell’acquedotto rinascimentale di approvvigionamento idrico della città di Matelica risalente agli inizi del 1600.