di Redazione
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Secondo un nuovo studio pubblicato nel 2024 su Nature, dopo l’arrivo dei primi agricoltori in Scandinavia 5.900 anni fa, la popolazione di uomini cacciatori-raccoglitori fu spazzata via nel giro di poche generazioni.
I risultati, contrari all’opinione prevalente di transizioni lente e incruente, si basano sull’analisi del DNA di scheletri e denti. Non esiste continuità genetica tra quei cacciatori e quegli agricoltori. Cioè non si fusero con unioni matrimoniali. I primi agricoltori scandinavi massacrarono quindi la popolazione di cacciatori-raccoglitori, che si estinse a livello etnico e culturale. Direttamente e indirettamente, forse. Con le armi, con la riduzione della mobilità dei cacciatori-raccoglitori che avevano bisogno di ampi spazi indisturbati per cacciare e sopravvivere.
E forse con la collaborazione di agenti patogeni, provenienti dal bestiame. Zoonosi portare con sé dagli agricoltori, che avrebbero contribuito a finire le antiche popolazioni.
Nello studio dell’Università di Lund in Svezia – con la collaborazione di circa 40 istituti e organizzazioni di istruzione superiore europei, americani e australiani – si afferma dopo l’arrivo dei primi agricoltori in Scandinavia 5.900 anni fa, la popolazione di cacciatori-raccoglitori fu infatti spazzata via nel giro di poche generazioni. Di fatto, le due popolazioni restarono separate perché, probabilmente, in conflitto. Non ci sarebbero segni genetici dei primitivi cacciatori-raccoglitori nel sangue dei discendenti degli agricoltori.
I risultati, contrari all’opinione prevalente, si basano sull’analisi del DNA di scheletri e denti rinvenuti nell’attuale Danimarca.
L’ampio studio è stato pubblicato in quattro articoli separati sulla rivista Nature. Un gruppo di ricerca internazionale, di cui fa parte l’Università di Lund in Svezia, è riuscito a trarre nuove conclusioni sugli effetti della migrazione sulle popolazioni antiche estraendo il DNA da parti scheletriche e denti di popolazioni preistoriche.
Lo studio mostra, tra le altre cose, che negli ultimi 7.300 anni in Danimarca ci sono stati due turnover quasi totali della popolazione. Vere e proprie sostituzioni etniche.
Il primo cambiamento demografico avvenne 5.900 anni fa quando una popolazione contadina, di diversa origine e aspetto, scacciò i raccoglitori, i cacciatori e i pescatori che precedentemente avevano popolato la Scandinavia.
Nel giro di poche generazioni quasi tutta la popolazione di cacciatori-raccoglitori fu sterminata. “Questa transizione è stata precedentemente presentata come pacifica. Tuttavia, il nostro studio indica il contrario. Oltre alla morte violenta, è probabile che nuovi agenti patogeni provenienti dal bestiame abbiano ucciso molti raccoglitori”, afferma Anne Birgitte Nielsen, ricercatrice geologica e direttrice del Radiocarbon Laboratorio di incontri presso l’Università di Lund.
Mille anni dopo, circa 4.850 anni fa, si verificò un altro cambiamento demografico quando persone con radici genetiche nella Yamnaya – un popolo di allevatori di bestiame originario della Russia meridionale – arrivarono in Scandinavia e spazzarono via la precedente popolazione di agricoltori. Ancora una volta, ciò potrebbe aver coinvolto sia violenza che nuovi agenti patogeni. Questi popoli dalle ossa robuste conducevano una vita semi-nomade nelle steppe, addomesticavano gli animali, allevavano bestiame domestico e si spostavano su vaste aree utilizzando cavalli e carri.
Le persone che si stabilirono nel Nord Europa erano un mix tra Yamnaya e le popolazioni neolitiche dell’Europa orientale.
Questo profilo genetico è dominante nell’odierna Danimarca, mentre il profilo del DNA della prima popolazione contadina è stato, a sua volta, sostanzialmente cancellato.
“Anche in questo caso si è verificato un rapido ricambio della popolazione, praticamente senza discendenti dei predecessori. Non abbiamo tanto materiale DNA dalla Svezia, ma quello che c’è indica un corso di eventi simile. In altre parole, molti svedesi sono in gran parte anche discendenti di questi semi-nomadi,” dice Anne Birgitte Nielsen, che ha fornito dati quantitativi sui pollini che mostrano come la vegetazione è cambiata in relazione ai cambiamenti della popolazione.
I risultati non si limitano a ribaltare le teorie precedenti sulla fusione matrimoniale tra popolazioni e rapporti pacifici tra gruppi di persone. Lo studio fornisce inoltre una comprensione approfondita dei flussi migratori storici e l’interpretazione dei reperti archeologici e dei cambiamenti nella vegetazione e nell’uso del suolo riscontrati nei dati paleoecologici.