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Aperto alle visite il museo-bunker del Monte Soratte, da comando nazista a rifugio anti-atomico per il Governo italiano


La Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale ricorda, sui propri social – nei giorni del conflitto ucraino – la valenza monumentale e simbolica del bunker del Soratte a Sant’Oreste, in provincia di Roma, che invita al No alla guerra.

Un museo diffuso, per un ‘Percorso della Memoria’ “dove sono ancora ben evidenti le ferite del bombardamento dell’aviazione alleata del 1944”; e dove rievocazioni storiche, allestimenti museali all’interno e all’esterno, e filmati fanno “rivivere i momenti cruciali della II Guerra Mondiale e della Guerra Fredda”.
Così viene presentato il Bunker del Soratte (a Sant’Oreste) sul sito ufficiale (www.bunkersoratte.it) dell’omonima Associazione, che cura la valorizzazione di quella che è “una delle più grandi opere di ingegneria militare d’Europa”, un “dedalo ipogeo di ben 4 km”.

Una fonte di memoria tangibile, una ferita indelebile ancora aperta e ancora attuale purtroppo.
“Il luogo – prosegue la Soprintendenza – racconta un pezzo rilevante della storia del nostro Paese. Dal ’37 al ’43 – formalmente adibito a fabbrica di armi della Breda (le cosiddette “officine protette del Duce”) – servì da rifugio anti-aereo all’Esercito italiano.

Nel ’43-’44 fu quartier generale delle truppe naziste guidate dal Feldmaresciallo Albert Kesserling, fino a diventare, durante la Guerra Fredda, fra il ’67 e il ’72, rifugio antiatomico per il capo dello Stato e il governo. Il bene, denominato “Zona militare II^ guerra mondiale”, testimonianza materiale del nostro passato recente, è un monumento nel senso letterale del termine (monumentum = ricordo), perché ci ricorda cosa è accaduto e cosa non deve più accadere. Sarà portatore di un messaggio di valore e di pace. Tanto più dopo il trasferimento a titolo gratuito, avvenuto il 13/09/2021, dal Demanio dello Stato al patrimonio del Comune di Sant’Oreste; ai sensi della legge n. 42 del 5 maggio 2009 e del decreto legislativo del 28 maggio 2010, n. 85 e ss.mm.ii. sul ‘federalismo culturale’.
“Da allora, e già da ben prima di quella data – conclude la Soprintendenza – il Comune è impegnato in un’encomiabile attività di valorizzazione attraverso l’associazione detentrice. Con il contributo della soprintendenza e del Ministero, per quanto di competenza”.