Arbore: “La morte di Raffaella. Gli storici parleranno della fine di una belle epoque”

Un ponte tra la tradizione e l'innovazione. Raffaella interpretava un tratto moderno, moderatamente e giocosamente trasgressivo, ma ricco di valori e di solidarietà. Con le sue canzoni e trasmissioni ha certamente contribuito, a livello popolare, a creare un punto di riferimento per generazioni di donne moderne

“Gli storici parleranno della fine della bella epoque del piccolo schermo. – ha commentato Renzo Arbore dalla propria pagina facebook – Provo un grande dolore per aver perso un’amica e una collega. Ho tanti ricordi che mi legano a lei, alle giornate trascorse in piscina insieme con Gianni Boncompagni e Mario Marenco. Ricordo con grande affetto un concerto di Aretha Franklin che abbiamo visto insieme alla Bussola, anche con Gianni. O gite in campagna nell’aretino. Ricordo con commozione quando l’ho ospitata alla mia trasmissione ‘No non è la Bbc’ quando mi ha parlato appunto del suo amore con Gianni. Era una vera romagnola, brava in tutto, allegra, simpatica. In Romagna dovrebbero indire una settimana di lutto”.
Arbore sottolinea, con lo spessore intellettuale che manifesta in ogni proprio pensiero, la fine di un’epoca effervescente, che accompagnò la crescita dell’Italia. Quell’ottimismo gioioso, a volte lievemente kitsch e comunque popolare, che ha caratterizzato la televisione di quegli anni e l’immagine di Raffaella Carrà, che ne risultava assolutamente lo spirito più aperto e tollerante. Un ponte tra la tradizione e l’innovazione. Raffaella interpretava un tratto moderno, moderatamente e giocosamente trasgressivo, ma ancorato a un mondo ricco di valori e di solidarietà. Con le sue canzoni e trasmissioni ha certamente contribuito, a livello popolare, a creare un punto di riferimento per generazioni di donne moderne, diffondendo un senso di profondo conforto e di spensierato ottimismo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz