Archeologia a colpo d’occhio. Cosa sono questi reperti romani dichiarati ora tesoro. A cosa servivano. I materiali. Ombre di stragi

Gli oggetti sono stati trovati in un luogo appartato da parte di un appassionato di metal detector. La decorazione centrale - costituita da un quadrato d'argento dorato - presenta una decorazione a triscele (unione di tre spirali) in questa forma vegetale, spesso collegate alla cultura celtica

Un paio di braccialetti romani trovati sull’isola di Anglesey, nel Galles, sono stati dichiarati tesoro dal coroner ad interim del Galles del Nord.
Anglesey fu invasa due volte dai romani poiché l’isola era considerata un importante centro per i druidi celtici. L’isola di Anglesey è posta all’estremità nord-occidentale del Galles ed è separata dalla terraferma dallo stretto di Menai, che si restringe in alcuni punti fino a 200 metri. Il clima è relativamente mite perché l’area è toccata dalla corrente del golfo, al punto che è possibile coltivare la vite e l’ulivo.

L’isola gallese fu a lungo associata ai druidi. Quel centro di potere religioso, che irradiava messaggi di rivolta, doveva essere distrutto dagli invasori romani. Nel 61 d.C. il generale e governatore romano di Britannia Svetonio Paolino, determinato a porre fine al potere dei druidi, che fomentavano rivolte nella provincia, attaccò l’isola (nota ai romani come Mona insula), compiendo una strage denominata “massacro di Menai” – Manai è il nome dello stretto marino che separa l’isola dalla terraferma- , distruggendo il santuario e gli alberi sacri.

«[Paolino] – scrive lo storico romano Tacito – si preparò ad attaccare l’isola di Anglesey che aveva una forte popolazione ed era un rifugio per i fuggitivi. Fece costruire navi a fondo piatto per far fronte alle acque basse ed alle profondità incerte del mare. Così la fanteria attraversò il fiume, mentre i soldati della cavalleria la seguivano attraversando un guado e nuotando a fianco ai cavalli quando l’acqua era troppo profonda. Sulla riva opposta stava l’esercito nemico con il suo vasto numero di guerrieri armati, mentre, fra le file schierate, le donne, in abito nero come le Furie, con i capelli scomposti, agitavano le torce. Attorno, i druidi, alzando le mani al cielo e lanciando imprecazioni terribili, spaventavano i nostri soldati con uno spettacolo sconosciuto così che, come paralizzati, stettero immobili, esposti ai colpi dei nemici. Poi, sollecitati dalle acclamazioni del loro generale e dagli incoraggiamenti reciproci di non scoraggiarsi davanti ad una truppa di donne deliranti, portarono avanti i vessilli, sconfissero ogni resistenza, avvolsero il nemico fra le fiamme delle loro stesse torce. Una forza quindi sottomise i vinti, e i loro sacri boschi, soggetti a superstizioni disumane, furono distrutti. Ritennero veramente un dovere distruggere i loro altari, che erano stati coperti con il sangue dei prigionieri, nel consulto delle proprie divinità, attraverso le viscere umane.»

I braccialetti sono stati trovati da un appassionato locale di metal detector vicino al villaggio di Llanddyfnan, in cui abitano circa 1000 persone. A chi appartenevano quegli oggetti? Essi sono da mettere in relazione all’opera di normalizzazione dopo gli attacchi violentissimi che ebbero come oggetto l’isola? Specie uno dei due bracciali, quello con decorazioni, lascia intendere che i produttori avessero unito un design romano degli oggetti ad alcuni simboli legati all’antica religione.

Dopo un esame attento svolto al Museo del Galles-Museo Nazionale di Cardiff, i due cinturini in lega di rame sono stati dichiarati braccialetti romani risalenti al II secolo d.C. circa.

Entrambi i bracciali sono composti da una striscia bronzea decorata con un’ampia fascia centrale e scanalature parallele che corrono lateralmente. E’ molto interessante il fatto che siano sopravvissuti i meccanismi delle cerniere che permettevano di chiudere il bracciale affinché esso potesse essere serrato al polso e non oscillasse. La decorazione centrale – costituita da un quadrato d’argento dorato – presenta una decorazione a triscele (unione di tre spirali) in questa forma vegetale, spesso collegate alla cultura celtica. Quando indossato, il bracciale con decorazione a quadrante doveva somigliare a uno dei nostri orologi da polso con cinturino metallico. Sarebbe interessante sottoporre i metalli ad indagini di laboratorio che consentano di capire se il meccanismo del cinturino fosse un prodotto di importazione, poi adeguato ad una sensibilità locale, con l’inserimento di un blocchetto d’argento.

Secondo i ricercatori del Regno Unito, l’uso simbolico del triscele fornisce nuove informazioni sugli scambi culturali tra queste comunità e le forze di occupazione romane. Esempi simili sono stati trovati a Conwy, Powys e Plunton Castle a Dumfries e Galloway.

 

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz