Archeologia a colpo d’occhio. Cos’è e come fu costruito. Un nuovo studio ne rivela i segreti

L’edificio è sormontato da una pietra di 150 tonnellate che fu trasportata e montata con tecniche perfette, accanto alle altre. Ricercatori spagnoli hanno sottoposto a un’indagine interdisciplinare la costruzione di 5800 anni fa nella quale, tra l’altro, fu utilizzata per la prima volta conosciuta la potenza dell’arco architettonico. La tomba conteneva centinaia di scheletri. Probabilmente quelli di una comunità, che affrontava il viaggio della morte accanto ai capi tribali.

L’accesso al dolmen di Menga con il possente monolite. Foto di Manfred Werner, Wikipedia CC BY-SA 3.0

Uno studio pubblicato in queste ore su Science advances fa piena luce sulle tecniche complesse utilizzate dagli uomini per trasportare pietre gigantesche e realizzare un dolmen perfetto, un monumento funerario possente che è giunto fino a noi. Un capolavoro di cognizioni di ingegneria.

I megaliti rappresentano la prima forma di architettura monumentale in pietra. Le prime camere megalitiche in Europa apparvero in Francia nel quinto millennio a.C. Menga è il più antico dei grandi dolmen in Iberia (circa 3800-3600 a.C.).

La pietra di copertura n. 5 di Menga, del peso di 150 tonnellate, è la pietra più grande mai spostata in Iberia come parte del fenomeno megalitico e una delle più grandi in Europa. La ricerca propone un’interpretazione completamente innovativa di come è stato costruito questo colossale monumento. Comprende un’analisi geoarcheologica che comprende tre componenti principali: gli angoli dei piani di ogni pietra, la polarità stratigrafica di ogni elemento strutturale e la profondità delle fondamenta. I nostri risultati mostrano che Menga è un esempio unico di genio creativo e scienza primitiva tra le società neolitiche. È stato progettato come un progetto ingegneristico completamente originale, per il quale non conosciamo precedenti in Iberia.

Le sue dimensioni straordinarie richiedevano una progettazione e una pianificazione sofisticate, una grande mobilitazione di manodopera e una logistica perfettamente eseguita.

“Come la maggior parte dei megaliti antichi – dicono gli autori dello studio – Menga non è mai stato analizzato da una prospettiva interdisciplinare che combinasse prove archeologiche, petrologiche e stratigrafiche (sedimentologiche e paleontologiche)”.

Il dolmen di Menga è situato su una collina che si eleva di circa 50 m sopra la pianura circostante e domina il margine meridionale della vicina valle del fiume Guadalhorce.

E’ una struttura di grandi dimensioni a galleria semplice, lunga 24,9 m, con una larghezza massima di 5,7 m e un’altezza che sale da 2,50 m all’ingresso a 3,45 m sul retro della camera (in media). L’accesso allo spazio interno avviene attraverso un piccolo atrio scoperto. Attualmente, presenta tre pilastri conservati allineati con il suo asse longitudinale, anche se probabilmente ce n’era un quarto, ora mancante

“Per costruire un monumento di dimensioni e complessità così straordinarie, gli architetti e gli ingegneri neolitici devono essersi affidati ad artigiani esperti, esperti nella lavorazione del legname, della cesteria e della pietra, nonché a una consistente forza lavoro in grado di estrarre, lavorare e trasportare le pietre dalle cave al sito di costruzione. – proseguono gli studiosi – Le cave si trovano a una distanza massima di 850 m sul Cerro de la Cruz in una posizione 50 m più alta rispetto al luogo scelto per la costruzione di Menga, e quindi con una pendenza favorevole e discendente”.

Dopo aver selezionato e tagliato le rocce, la prima sfida doveva essere il trasporto di pietre così massicce. Ciò sarebbe stato fattibile solo su una strada o sua pista precedentemente realizzata e progettata con cura che avrebbe ridotto al minimo l’attrito. Gli studiosi affermano che probabilmente i costruttori, in precedenza, realizzarono una pista costituita da travi di legno sulla quale far scivolare slitta e carico. Ma la pista non poteva risolvere ogni difficoltà. “Il trasporto di pietre così massicce su un sentiero in discesa richiedeva un controllo preciso della loro accelerazione e del centro di massa o punto di equilibrio, molto probabilmente con l’uso di grandi corde”. annotano i ricercatori.

L’ipotesi degli studiosi è che queste enormi pietre siano state trasportate usando slitte, poiché tecniche di trasporto alternative, come i rulli, si sarebbero rivelate poco pratiche

“Gli architetti del dolmen non solo progettarono un edificio con pilastri in grado di sostenere il peso di queste rocce scarsamente consolidate, ma dedussero anche l’importanza di considerare il peso del tumulo. – sostengono gli autori della ricerca – Ciò è dedotto dal contorno ad arco che diedero al lato superiore del culmine, che aiuta a distribuire le forze vettoriali dal centro del culmine verso i lati. Questa è, per quanto ne sappiamo, la prima struttura in pietra costruita dall’uomo che funziona come arco di scarico”.

“In sintesi, Menga è unica per il suo tempo per diversi motivi. – affermano gli studiosi – L’uso di pilastri per sostenere le gigantesche pietre di copertura, l’incastonatura di una grande porzione dell’edificio nella roccia madre per ottenere una stabilità extra, acquisendo proprietà antisismiche, e l’interblocco dei montanti tramite sfaccettature laterali lavorate ad angoli simili sono caratteristiche non viste in nessun’altra costruzione megalitica. Una conoscenza approfondita delle proprietà (e della posizione) delle rocce disponibili nella regione, nozioni di fisica elementare (attrito, energia di attivazione, pendenza ottimale della rampa, stima del centro di massa, capacità portante della roccia disponibile, tra le altre) erano necessarie per spostare e posizionare le gigantesche pietre. Altre forme di conoscenza avanzata impiegate per costruire Menga includono geometria e astronomia. Ciò è rivelato dall’uso su scala millimetrica di angoli ottusi e retti sulle sfaccettature dei montanti, o dal preciso allineamento dell’asse di simmetria centrale di Menga a 45°, che corrisponde quindi al piano naturale di orientamento della scogliera settentrionale di La Peña de los Enamorados, verso cui è rivolto il dolmen.”

Fonte: Science Advances

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa