Un florilegio dell'arte del guardare è collegato alla diffusione del Decamerone e delle novelle licenziose. Le illustrazioni miniate con dovizia di colore, raffinatezza nel tratto e senso gioioso della vita creavano quel clima da "libro galeotto" nelle compagnie di giovani - maschi e femmine - pronubo a un'eccitata e condivisa emulazione
Mediante un sistema di “dimmerazione” della luce, che ne produce un graduale e continuo cambiamento di intensità, l’artista introduce nell’opera la dimensione del Tempo, che, come l’alternanza tra il giorno e la notte, genera scenari successivi (dalla fotografia “istante 1” a “istante 2”), profondamente legati tra loro, ma al contempo unici, ciascuno caratterizzato da una diversa tensione luminosa. L’opera indaga sul dualismo realtà-immaginazione, trovando nel continuo divenire del rapporto luce-materia una risposta possibile al rapporto tra finito-infinito.
L’animale, noto anche come simbolo fallico, era foriero di prosperità nella vita matrimoniale; stesse caratteristiche presentavano le pietre preziose del gioiello; la perla e lo smeraldo erano note come simbolo di castità, mentre il rubino donava alla sposa prosperità nella vita matrimoniale e frenava le passioni amorose
Lievi, effimeri, delicati, cangianti, estremamente sensibili ai colpi di vento. E soprattutto, rossi. Abbiamo visto, in alcuni articoli precedenti, quanto Monet cercasse valori ottici cangianti, da fermare sulla tela. E così fu con i papaveri, con una motivazione addizionale. La pittura di paesaggio, con vedute naturali, risente normalmente della mancanza del rosso, che esiste, a livello di stesura pittorica sottostante nella forma composita di arancione o marrone. Ma le vedute naturali non si presentano mai vivide e uno dei motivi è proprio la mancanza del rosso intenso, dato quasi a corpo. Sappiamo che, per ovviare a questa carenza ottica. Turner, durante il vernissage di una mostra, aggiunse una boa rossa a una marina con navi, proprio per accendere il dipinto. E che in tanta pittura di paesaggio con figure, dell'Ottocento, gli artisti inserivano piccoli personaggi - macchiette - tra i quali, spesso, ce n'era uno con il cappello rosso. Questo proprio con il fine di contrastare il verde. Ora possiamo osservare, da qui con la "lente magica" le Champ de coquelicots, 1881 58 × 79 cm Musée Boijmans Van Beuningen (Rotterdam)
Era, quello, il mondo delle divise e della riconoscibilità immediata. Le donne di una città vestivano in modo diverso dalle donne di una città vicina. Ma ciò a cui puntavano non era la seduzione rapida - con le zeppe - ma una speranza d'amore. Le diverse tipologie territoriali e sociali dei vestiti del Cinquecento furono raccolte nel volume De gli habiti antichi, et moderni di diverse parti del mondo, opera di Cesare Vecellio (Pieve di Cadore, 1521 – Venezia, 1601). Imparentato con il Tiziano, Cesare fu pittore e incisore di buona fama. L'opera Degli habiti antichi et moderni fu pubblicata nel 1590 ed ebbe due ristampe: nel 1598, vivente l'autore, con traduzione latina a fronte e aggiunte dei ‘costumi' delle Americhe, e nel 1664
Enrico lasciò probabilmente la Santissima, dominata dalla matrigna e molto presumibilmente visse più frequentemente con la famiglia della madre sul lago di Como. Ma imparò a dipingere. Un quadro passato sul mercato internazionale ricorda gli ambienti interni e le cucine della Santissima
Il successo di Monna Lisa, che nacque a ridosso dell'esecuzione del ritratto stesso e che raggiunse l'apice con il furto del quadro, non conobbe requie. La dipinsero in tante maniere, tenendo il cardine della stella polare vinciana. Ed è comunque bello osservare il variare di forma, di sorriso, d'espressione nella stessa modella
Il nome del"padre della patria" gussaghese appare anche in una lapide dedicatoria trovata nel 1823 a Castegnato e in altre iscrizioni del territorio bresciano. E da altri fonti risulta che Lucius Acutius Primus fosse Flamen divi Iuli, cioè sacerdote destinato al sacrificio e al culto di Cesare e dell'imperatore
2019, Festeggiamenti in onore di Leonardo… Ciaccie fritte, bombarde, fuochi d’artificio, ricchi premi & cotillons. Intervenite numerosi. E che dire del buon Salvatore del mondo comprato per una cifra spaventosa dagli arabi? Roberto Manescalchi è andato a caccia delle copie, delle revisioni, delle interpretazioni che in circa un secolo si svilupparono dal disegno di Leonardo. E tra questi quadri qual è l'originale? Ciò che è stupenda è la carrellata di varianti sul tema. Chi ha l'occhio, entri e guardi. Un vero spettacolo
L'artista, insignita del Premio finalisti del Nocivelli 2018, analizza brevemente la propria opera: "Mi chiedevo dove finisse la memoria vissuta, se esiste della stessa una matrice, come un dna che persiste oltre la dimensione del tempo lineare. Celeste Terrestre, questo è il nome del progetto complessivo, intende esprimere e rappresentare le due dimensioni che compenetrano l'umano, ad ogni latitudine e in ogni tempo"