L'arenaria è stata scoperta nei pressi del sentiero CAI 456 attualmente in manutenzione, ma che fra qualche settimana tornerà a essere percorribile. Una semplice curiosità geologica o il luogo rivela - grazie alla forma geometrica dell'entrata - un antichissimo uso come sepoltura?
La nuova scoperta è stata compiuta dall'archeologo bulgaro Nikolay Ovcharov, lo "scopritore" della città. Egli infatti ha avviato i lavori di scavo a Perperikon nel 2000 e ha rivelato i resti di un antico complesso urbano costituito un gigantesco palazzo a più piani, un'imponente fortificazione realizzata attorno alla collina, con mura spesse fino a 2,8 metri, realizzata ai tempi dell'impero romano. Entro questa cinta possente furono costruiti templi e quartieri residenziali.
I responsabili del museo hanno raggiunto il "campo dei miracoli" e, grazie all'uso di metal detector hanno recuperato ancora un prezioso gruzzoletto, dal quale spicca una moneta romana che reca l'effigie di Vespasiano
“Sapevamo che la zona, considerata la vicinanza alla chiesa e al convento, avrebbe offerto testimonianze antiche – ha detto l'archeologa Romina Pirraglia della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini – ma ci aspettavamo di imbatterci in sepolture o comunque in ambienti collegati all'edificio di culto, mentre invece i risultati sono stati ancora più sorprendenti". Di rilievo i due grandi circoli funerari, normalmente datati tra l’età del rame e del bronzo antico, quindi tra il terzo millennio e i primi secoli del secondo millennio avanti Cristo.
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Quello che è emerso adesso fa pensare a una precisa gerarchia all’interno della servitù. Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Nella cinerite sono ancora visibili le tracce di decorazioni color rosso su due delle spalliere. Oltre ai due letti, nell’ambiente recentemente scavato ci sono due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro
Si riteneva che quella mummia appartenesse a un sacerdote. Ma gli studiosi polacchi hanno sospettato che fosse una donna. La Tac e altri indagini non solo hanno svelato la mancanza dell'organo maschile, ma hanno evidenziato una giovane donna morta in gravidanza. Trovate anche le sostanze che hanno permesso la conservazione del corpo e del feto
La Soprintendenza: "Si tratta di una tra le più antiche testimonianze rinvenute in questa area, se le ipotesi che si tratti di resti riferibili ad un maschio di età avanzata vengano confermate dalle analisi in progetto (C14 e aDNA). Il corredo era costituito da un boccale in ceramica d’impasto. Lo studio dei resti antropologici verrà condotto dal Servizio di Bioarcheologia del Museo delle Civiltà (Roma), nell'ambito di una fruttuosa collaborazione fra i due Istituti in atto dal 2017".
Moltissimi gli oggetti in bronzo recuperati tra cui alcuni attrezzi da lavoro come scalpelli e raspe per la lavorazione del legno. Una parete a graticcio bruciata e poi crollata sapientemente recuperata. Tantissimi i vasi di impasto rimasti sotto le macerie delle capanne bruciate, alcuni finemente decorati, che abbiamo avuto il privilegio di riscoprire come se il tempo non fosse mai passato
Le sepolture, realizzate in semplici fosse scavate nel terreno, sono state in parte danneggiate dalle lavorazioni agricole, ma hanno permesso comunque il recupero di numerosi oggetti a corredo delle tombe, tra cui lucerne in terracotta e balsamari in vetro, deposti tra le ceneri del rogo funebre