Lei e lui passeggiano in un campo. Cosa brilla nel terreno? Monete romane. D’oro. Ne scoprono 141. Cosa c’era in quel punto? Quanto guadagnerà la coppia? Rispondono gli archeologi

Una coppia che ama le passeggiate e l’esplorazione dei campi arati – dai quali emerge spesso qualche piccola curiosità – si è imbattuta, mentre cercava piccoli pezzi di ceramiche colorate sulla superficie del terreno scuro, dopo l’aratura, in qualcosa di estremamente luminoso.

I due non hanno creduto ai propri occhi, quando, avvicinandosi alla fonte di quell’aureo bagliore, hanno visto una moneta romana, intatta. Se ti capita una cosa del genere, la prima cosa che pensi – per non illuderti – è che sia una recente copia numismatica di qualche vecchia raccolta didattica. Invece queste sono autentiche e bellissime. I due riceveranno una grossa cifra dallo Stato perché il recupero ha riguardato complessivamente 141 pezzi. Non solo. Grazie alla coppia, che ha segnalato il ritrovamento, gli archeologi hanno trovato, in aperta campagna, le fondamenta di una possente costruzione romana presso la quale le monete erano state nascoste. Un imponente edificio fortificato del Tardo Impero Romano, identificato dagli archeologi come un burgus. Ecco come doveva apparire a quell’epoca. Lo vediamo nell’illustrazione, qui sotto.

Un burgus romano nell’illustrazione di Richard Mayer Burgus Ahegg, Wikimedia Commons CC BY-SA 3.0

Il deposito di 141 monete d’oro romane risalenti alla fine del IV secolo è stato dissotterrato nei pressi di Holzthum, nel Lussemburgo settentrionale. Holzthum è un minuscolo villaggio, circondato da aree agricole, nel Comune di Parc Hosingen, nel nord del Paese. Secondo il censimento del 2023, ha una popolazione di 327 abitanti. Poche case, quindi, e campi a vista d’occhio. Possiamo quindi immaginare che i soldati romani del burgus vivessero qui, con occhio costante all’orizzonte, in attesa dell’arrivo del nemico o di tradimenti e defezioni, all’interno dei propri ranghi.

Le monete riportate alla luce, conosciute come solidi, furono coniate durante i regni i quieti e drammatici di nove imperatori che regnarono tra il 364 e il 408 d.C., un periodo di grande instabilità e di transizione per l’Impero Romano. La notizia della scoperta e della cifra destinata alla coppia degli scopritori è stata data nelle ore scorse dall’Inra, l’Istituto nazionale lussemburghese per le ricerche archeologiche.

Il burgus (plurale burgi), o turris, presso i cui resti è stato trovato il tesoro, era una tipologia di fortificazione caratteristica della tarda età imperiale, che combinava funzioni di difesa e controllo del territorio. Queste strutture erano solitamente costituite da una torre o da un piccolo forte, spesso circondate da un fossato o da un vallum. Il termine latino burgus è ritenuto derivare dal greco purgo (πύργος), che significa “torre” o “fortezza”, sottolineando l’aspetto di protezione di tali edifici.

La parola appare per la prima volta in autori tardoantichi come Flavio Vegezio, che nel suo trattato Epitomae rei militaris la usa per descrivere piccole fortificazioni, e Orosio, che la cita nelle Historiae contra paganos per indicare le difese militari romane durante il declino dell’Impero. Questi burgi erano impiegati in contesti di guerra e di sorveglianza, specialmente nelle zone di frontiera o in territori minacciati dalle incursioni barbariche. Nell’edificio probabilmente aveva sede un comando. La cifra qui conservata era notevole. Fu sepolta poco prima dell’abbandono della struttura da parte dei soldati romani, a causa del ripiegamento delle forze.

La scoperta casuale di un tesoro nascosto

Campi attorno alla strada del paese in cui è stato trovato il tesoro di monete romane. Fotografia PlayMistyForMe Creative Commons Attribution 3.0

Le prime monete di questo tesoro sono state scoperte dalla coppia in una giornata autunnale, durante una passeggiata, non lontano da casa. Fortuna ha voluto che uno dei due, prendendosi una breve pausa, si sia avvicinato a un campo vicino al percorso. Il luccichio dell’oro ha catturato la sua attenzione. Era una moneta romana, straordinariamente ben conservata e completamente esposta sulla superficie del terreno. I due hanno deciso di esaminare, poi, l’area con un metal detector, rinvenendo quasi 40 monete nel giro di un’ora.

Consapevoli del valore archeologico del ritrovamento, hanno prontamente informato le autorità, interrompendo lo scavo ed evitando così di mettere a rischio l’integrità del sito. L’Istituto nazionale per la ricerca archeologica del Lussemburgo (INRA) è stato coinvolto immediatamente e ha avviato una serie di scavi sistematici, conclusi nelle settimane scorse.

Il contesto storico delle monete

Alcune delle monete romane portate alla luce in Lussemburgo © C. Nosbusch / INRA

Le monete rinvenute rappresentano un periodo cruciale della storia romana, segnato da frequenti cambi di potere e da un’instabilità politica crescente. Tra i solidi trovati, tre sono particolarmente rilevanti poiché furono emessi dall’imperatore Eugenio, il cui breve regno tra il 392 e il 394 d.C. è poco documentato. Eugenio, un imperatore imposto dal generale franco Arbogaste, non fu mai riconosciuto come legittimo imperatore occidentale dall’imperatore orientale Teodosio. La sua ascesa al trono seguì la misteriosa morte di Valentiniano II, suscitando sospetti e tensioni che culminarono nella battaglia del Frigido, in cui Eugenio fu sconfitto e giustiziato.

Questa parte del tesoro offre agli studiosi una rara opportunità di approfondire la comprensione di questo periodo turbolento, gettando nuova luce sugli eventi che portarono alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Quel che è certo è il fatto che i denari d’oro accrebbero di valore, durante i periodi di crisi e di inflazione galoppante, proprio grazie al valore intrinseco della materia prima. La cifra del tesoretto era pertanto notevole.

Scavi e metodologie di recupero

Gli scavi condotti dall’INRA hanno richiesto un’attenzione particolare sia per preservare i reperti archeologici sia per garantire la sicurezza degli operatori, data la presenza di numerosi ordigni esplosivi risalenti alla Seconda guerra mondiale. Per questo motivo, l’INRA ha collaborato con il Servizio di azione contro le mine dell’esercito lussemburghese (SEDAL). La zona è stata bonificata accuratamente prima di procedere con il recupero delle monete che non erano state trovate dalla coppia.

Il processo di scavo è stato condotto con strumenti avanzati e tecniche moderne, come la fotogrammetria e la scansione laser, per documentare ogni fase del lavoro in dettaglio. Ciò ha permesso agli archeologi di creare un registro digitale tridimensionale del sito, utile per ulteriori studi e per la divulgazione scientifica.

Il significato del tesoro nel contesto locale

Il ritrovamento di 141 solidi rappresenta il più grande deposito di monete d’oro romane mai scoperto in Lussemburgo, un territorio che al tempo faceva parte della provincia romana della Gallia Belgica. Questo periodo vide il progressivo insediamento dei Franchi, che gradualmente sottrassero il controllo del territorio alle tribù gallo-romane preesistenti. L’abbandono delle forze romane nel 406 d.C. segnò un cambiamento definitivo nella storia della regione. Chi nascose le monete – il comandante? -, non ebbe più tempo di tornare indietro per recuperare il tesoro o fu ucciso durante uno scontro con i nemici che avanzavano. Il tesoretto fu messo insieme, pertanto, pochi anni prima del crollo del fronte romano.

Quanto prenderà la coppia

Le monete, in condizioni eccezionali, sono state sottoposte a un rigoroso processo di conservazione presso i laboratori dell’INRA. Gli esperti hanno stimato il valore complessivo del tesoro in circa 308.600 euro, cifra che il Ministero della Cultura ha utilizzato per acquisire – dai due cercatori – il tesoro per la nazione. Il Ministero, in collaborazione con l’INRA, sta ora pianificando una mostra itinerante che permetterà al pubblico di ammirare questi straordinari reperti, accompagnata da un programma educativo per spiegare il contesto storico delle monete e del loro ritrovamento.

La regione del Lussemburgo, in generale, ha un’importante tradizione romana, essendo parte della provincia romana della Belgica, che si estendeva tra l’attuale Belgio, Francia e Lussemburgo.

Radici romane di Holzthum

Nel caso specifico di Holzthum, – il luogo della scoperta del tesoro – non sono emersi grandi monumenti come templi o anfiteatri, ma numerosi ritrovamenti archeologici nella zona circostante, soprattutto nelle località di Mersch e nelle sue vicinanze, suggeriscono una presenza romana significativa. La vicinanza di Holzthum a Mersch, che durante l’occupazione romana era un importante insediamento, lascia pensare che anche questa area fosse fortemente influenzata dalla civiltà romana, forse come parte di una rete di villaggi rurali. Alcuni ritrovamenti di ceramiche e monete romane sono stati segnalati nei pressi di Holzthum, testimoniando l’attività quotidiana e il commercio che caratterizzavano la regione durante l’Impero Romano.

La geografia del tesoro. L’area del ritrovamento. Curiosità sulla presenza romana in Lussemburgo

  1. La via romana: La via che collegava le città di Treviri (Germania) e Reims (Francia) passava attraverso il Lussemburgo, attraversando una serie di villaggi come quella di Holzthum. Questa strada era una via cruciale per il trasporto di merci e truppe, che univa importanti centri di commercio dell’Impero Romano.
  2. Insediamenti e ville rustiche: In Lussemburgo, come in altre regioni della Gallia Belgica, numerosi insediamenti romani erano costituiti da ville rustiche. Queste erano abitazioni di campagna che servivano sia come residenze che come centri di produzione agricola. Alcuni di questi siti sono stati scoperti vicino a Mersch – che dista 10 chilometri dal luogo del ritrovamento delle monete d’oro – e in altre zone rurali del paese.
  3. Il forte di “Ad Fanum” a Diekirch: Sebbene non direttamente a Holzthum, un importante sito romano si trova a Diekirch, che ospita il forte di “Ad Fanum”, utilizzato probabilmente come base militare. Questo testimonia la presenza di truppe romane nel territorio. Diekirch a circa 16 km da Holzthum, luogo del tesoretto.
  4. La tradizione dei resti e dei reperti: Il Lussemburgo ha una tradizione di scavi archeologici che ha portato alla luce diverse testimonianze della vita romana, come oggetti di uso quotidiano, ceramiche, armi e strumenti agricoli. Questi reperti sono importanti per comprendere come la cultura romana si sia radicata nelle aree rurali e periferiche dell’Impero.

In sintesi, anche se Holzthum non ospita monumenti di grande rilevanza dell’epoca romana, la sua vicinanza a insediamenti più grandi e la presenza di reperti archeologici locali suggeriscono che questa regione fosse parte integrante della rete territoriale romana. La sua storia in quel periodo si intreccia con le dinamiche più ampie della provincia della Gallia belgica.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa