Il contenuto del tesoro è un mix di trenta manufatti in metalli vari. Tra i pezzi presenti, figurano diversi recipienti in lega di rame, come una grande ciotola scanalata, sei ciotole emisferiche di tipo "Irchester", quattro colini con manici, un colino, un piatto con manici, due piatti, un piatto con bilancia e un grande vaso. Oltre ai manufatti in rame, sono stati rinvenuti oggetti in ferro, tra cui due asce e un martello a croce da fabbro. Basandosi sui paralleli con manufatti in argento di alcune tipologie di contenitori presenti in altri tesori romano-britannici, si stima che il tesoro possa essere datato al IV secolo
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L'ala sud era un unico ambiente largo 16 metri (probabilmente una sala da pranzo invernale) riscaldato da un ipocausto.
Situata strategicamente sulla via Emilia tra le colonie romane di Bologna (Bononia) e Imola (Forum Cornelii), Claterna si ergeva con orgoglio come una tappa vitale lungo la maestosa arteria stradale. Questa antica città romana, il cui nome era tratto dal vicino torrente Quaderna, è stata testimone della storia millenaria della via Emilia.
Tutte le monete prelevate sono in uno stato eccezionale e raro di conservazione. Solo 4 pezzi risultano danneggiati, anche se comunque leggibili. Il contesto cronologico delle monete è riscontrabile in un arco temporale tra il 324 (monetazione di Licinio) e il 340 d.C. Datazione confermata dalla presenza di monetazione di Costantino il Grande e da quella di tutti gli altri membri della famiglia presenti come cesari ma soprattutto dall’assenza di centenionales, coniati a partire d al 346 d.C. Il gruppo dei follis recuperato proviene da quasi tutte le zecche dell’impero attive in quel periodo ad eccezione di Antiochia, Alessandria e Cartagine.
Il ritrovamento di tesoretti, nelle ville romane, non è infrequente. Erano nascosti sotto i pavimenti, in fenditure dei muri o angoli della cantina. Punti dei quali, molto probabilmente, una sola persona conosceva l'esistenza. La morte dei proprietari o il loro allontanamento non ne ha permesso il recupero
Lo strano deposito si presentava come una sorta di guscio di tartaruga metallico, sepolto a una profondità relativamente esigua sotto un terreno piatto, come possiamo vedere chiaramente nell'immagine qui sotto. La terra è stata asportata con estrema cautela.
All'epoca la somma trovata era pari a 125 anfore di vino o 10 tonnellate di grano, ma il tempo e la storia la rendono oggi un tesoro inestimabile
Il contenuto del "bricco" dimostra che il tesoro potrebbe essere costituito da pagamenti avvenuti dalle casse imperiali a un ricco privato o a un ufficio pubblico. Si tratterebbe quindi di una riserva, costituitasi in almeno 15-20 anni, e nascosta fra la fine del 472 e i primi mesi del 473