Bagnante trova anfora vicino alla riva in Sardegna e la porta in spiaggia. L’archeologa: “Non doveva recuperarla”. Che fare

Le autorità chiedono la massima collaborazione dei bagnanti che nuotano o camminano nei pressi delle rive di mari o di fiumi, così come degli escursionisti impegnati nelle prime passeggiate in montagna. Le piogge ripetute nell'Italia settentrionale possono aver reso visibili, per dilavamento del terreno, reperti antichi. E ciò vale anche per il mare. Normalmente, le donne risultano più sensibili ai valori del territorio e spesso sono proprio loro a segnalare i ritrovamenti, chiamando gli archeologi e dimostrando un rapporto più virtuoso con lo Stato rispetto agli uomini


Le autorità chiedono la massima collaborazione dei bagnanti che nuotano o camminano nei pressi delle rive di mari o di fiumi, così come degli escursionisti impegnati nelle prime passeggiate in montagna. Le piogge ripetute nell’Italia settentrionale possono aver reso visibili, per dilavamento del terreno, reperti antichi. E ciò vale anche per il mare. Normalmente, le donne risultano più sensibili ai valori del territorio e spesso sono proprio loro a segnalare i ritrovamenti, chiamando gli archeologi e dimostrando un rapporto più virtuoso con lo Stato rispetto agli uomini. Quindi, mentre prendete il sole sulle più belle spiagge d’Italia, date un’occhiata a ciò che vedete in acqua. Le donne hanno una capacità d’osservazione molto acuta, e le sorprese potrebbero non mancare.

La parte superiore di un’anfora – probabilmente romana – è stata trovata lo scorso anno dai bagnanti nell’area marina antistante la spiaggia Lazzaretto, presso Punta Giglio, nel territorio comunale di Alghero, in Sardegna. Punta Giglio, o in catalano algherese La Punta del Lliriè, è un promontorio calcareo situato nella Sardegna nord-occidentale a nord di Alghero, che insieme a Capo Caccia racchiude la baia di Porto Conte. Impropriamente chiamata “punta”, in realtà ha le caratteristiche di un “capo” per la sua altezza sul livello del mare e deve il suo nome alla presenza di numerose piante di giglio.

La notizia del ritrovamento è stata data da Maria Antonietta Alivesi, amministratore di Alghero per Punta Giglio. “Ieri mattina un bagnante, facendo snorkeling, ha trovato un reperto archeologico,” ha detto Alivesi. “L’oggetto è stato prontamente preso da una coppia di persone presentatesi come appartenenti alla Soprintendenza. Spero che al più presto si possa sapere di più sull’oggetto ritrovato. Quando si pensa di aver trovato un oggetto di valore, come questo, è preferibile portarlo alle forze dell’ordine.” In spiaggia, proprio in quel momento, tra i bagnanti, c’erano due archeologi.

“Sono il funzionario archeologo responsabile del servizio archeologia subacquea della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Sassari e Nuoro,” ha detto l’archeologa Gabriella Gasperetti, che ha preso in carico il pezzo. “Mi trovavo a Lazzaretto per un bagno con la mia famiglia, come spesso accade. Un pescatore sportivo al rientro ha portato in spiaggia due reperti archeologici. Mi sono qualificata con tesserino ministeriale e carta di identità. Ho spiegato al signore cosa prevede il codice dei beni culturali e del paesaggio in merito a ricerche archeologiche e ritrovamenti. Ho spiegato che non è possibile prelevare reperti archeologici di proprietà dello Stato, come sono tutti quelli sul fondale marino. Appurata la buona fede del privato cittadino, ho lasciato in acqua i reperti prima di portarli al centro di restauro della nostra soprintendenza, dove saranno trattati adeguatamente per la loro conservazione, in quanto il prelievo non autorizzato, oltre a poter avere risvolti di carattere penale, espone al rischio di distruzione gli oggetti imbibiti di sali, come quelli subacquei. Grazie a tutti per la sensibilità mostrata verso il nostro patrimonio archeologico.”

Può capitare, quindi, di imbattersi – a causa di mareggiate – in oggetti molto antichi che sono divenuti visibili perché la sabbia è stata rimossa dal mare. In questo caso, è bene avvisare i carabinieri e attendere il loro arrivo, evitando che qualcuno si appropri dell’oggetto stesso. È importante non rimuovere i beni archeologici dal contesto poiché la loro posizione deve essere valutata da un archeologo. È probabile che, nel caso specifico, altre anfore possano essere trovate in un punto non distante dal ritrovamento di questi giorni.

Un plauso va all’archeologa che non solo ha garantito l’acquisizione del pezzo, ma ha compreso la buona fede della persona che aveva recuperato l’anfora. Abbiamo realmente bisogno di uno Stato che interloquisca così con i propri cittadini.

Ma allora che fare, in caso di ritrovamento? Bisogna localizzare il ritrovamento – specie se sott’acqua – prendere, se è possibile, il punto gps. Nel caso sia nei pressi di una spiaggia è bene stare nei dintorni fino all’arrivo dei carabinieri. Oppure affidare l’incarico al bagnino o al responsabile del luogo.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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