Stile arte intervista Bianca Martinelli, autrice del libro ”Andy Warhol Music Show. La prima discografia illustrata dedicata al genio della Pop Art”.
Iniziamo con una domanda di rito, come nasce l’idea di questo lavoro?
L’idea alla base del libro coincide sostanzialmente con due dei miei interessi personali: l’arte contemporanea e la musica. In questo senso ho iniziato le prime ricerche durante gli anni liceali, quando scoprii l’esistenza di quelle che forse sono le due cover più conosciute firmate dalla mano di Andy Warhol ovvero The Velvet Underground & Nico (la celeberrima banana cover), album d’esordio della band omonima, e Sticky Fingers dei Rolling Stones. Nel corso degli anni, attraverso cataloghi, mercatini dell’usato e internet, ho poi scoperto che in realtà la produzione di copertine da parte di Warhol non si limitava a quelle due cover ma era ben più vasta… Da qui l’idea di tentare di ricostruire un elenco o una cronologia di questa produzione.
Ne è nato quindi saggio che prova a raccontare le compenetrazioni e le contaminazioni avvenute, a partire dalla fine degli anni Quaranta del Novecento, tra il settore delle arti visive e quello musicale, che indaga la discografia come fenomeno dalle evidenti qualità artistiche, che narra di come la cover musicale si sia fatta espressione di una cultura, di una società e dei suoi target.
Altra questione a mio avviso degna di nota è l’analisi di come la storia della musica possa essere considerata anche una storia di immagini e di come queste ultime abbiano giocato un ruolo fondamentale nel processo di cambiamento dei termini di fruizione del prodotto musicale.
Ovviamente, come s’intuisce dal titolo, il caso da me preso in considerazione quale esempio concreto è quello di Andy Warhol.
Perché scrivere quello che potrebbe essere considerato l’ennesimo libro su Warhol?
Diciamo che più che un libro su Warhol è un libro su un particolare filone della produzione di Warhol che ad oggi risulta ancora sconosciuto a molti. Forse non tutti sanno che, oltre ai due celeberrimi lavori sopraccennati, Warhol ha ideato e realizzato copertine musicali dal 1949 al 1987 (anno della sua morte), la sua è dunque una produzione lunga quasi una quarantina d’anni e in grado di abbracciare stili e generi musicali assai diversi come, ad esempio, il rock, il jazz, la pop music, la lirica o balletto classico mentre, tra le icone del panorama musicale mondiale che vantano una collaborazione con lui, mi piace ricordare Miguel Bosè, Diana Ross, John Lennon, Aretha Franklin e l’italiana Loredana Bertè… Direi che quantità e qualità parlano chiaro.
Dicevi, dal 1949 al 1987, è quindi possibile parlare di evoluzione? Cosa cambia nell’arco di un così considerevole lasso di tempo?
In effetti cambiano molte cose, cambia soprattutto l’approccio dell’artista alla progettazione del lavoro. Se infatti nelle copertine degli inizi, realizzate per case discografiche come la Columbia e la RCA da un Warhol poco più che ventenne e con una forte necessità di sbarcare il lunario, si scorgono palesemente quelli che sono dei “vincoli d’immagine” dettati dalle case discografiche paganti, negli anni della maturità, e in concomitanza con l’affermazione della Pop Art su scala mondiale, anche nelle copertine si riscontra maggiore autonomia stilistica e risultati decisamente più in linea con l’estetica Pop.
Una curiosità sul libro che non hai mai detto a nessuno…
Molte delle copertine visibili all’interno del libro sono mie personali!
Un’ultima domanda: se è abbastanza condivisibile il fatto che si possa raccontare la storia della musica attraverso le immagini, nel libro tu ti poni la questione inversa e ovvero se sia possibile fare la storia dell’arte contemporanea attraverso le copertine musicali…
Conclusioni?
Questo non posso svelarlo! Per saperlo dovrete leggere il libro…
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Andy Warhol music show. La prima «discografia» illustrata dedicata al genio della pop art
di Bianca Martinelli
Padre nobile del pop e autentica fabbrica di icone visive destinate a incidere con particolare efficacia sull’immaginario contemporaneo, Andy Warhol non fu soltanto un artista in grado di infiammare il pubblico delle gallerie, ma, grazie al suo personale e coinvolgente rapporto con la musica, estese la potenza del suo segno al mondo della discografia, firmando copertine memorabili e facendo la storia di questo genere. Dalla storica “banana” del celebre Lp dei Velvet Underground fino all’artwork dedicato ai Rolling Stones di “Love You Live”, passando per immagini meno note come quelle create per Loredana Berte e Miguel Bosé, “Andy Warhol music show” ripropone la sterminata produzione “musicale” firmata dal geniale artista statunitense. Oltre sessanta copertine, realizzate tra il 1949 e il 1987, per un impatto visivo di rara potenza e incredibile forza comunicativa.
http://www.libreriauniversitaria.it/andy-warhol-music-show-prima/libro/9788876156007?a=439031
Bianca Martinelli alla scoperta di 40 anni di cover dei dischi firmate Warhol
Stile arte intervista l'autrice che ha scritto un libro affrontando una partita doppia tra arte e musica, recuperando e analizzando ogni copertina discografica realizzata dal genio della Factory.