Caravaggio. Chi si muove dietro la tenda di Giuditta e Oloferne? Nuove figure. Ecco com’era, il quadro, quando fu impostato

L'artista aveva la necessità di agire in un ambito fortemente narrativo, configurando, negli strati più profondi il "prima" e il "dopo". Il volto crudele del generale nemico, una seconda testa sul braccio della donna. Un'ancella giovane. Un gruppo di personaggi attorno al tavolo imbandito per la festa al condottiero. Una figura con barba. La quinta architettonica
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1600-1602 circa, olio su tela, 145×195 cm., Gallerie nazionali d’arte antica, Palazzo Barberini, Roma

di Maurizio Bernardelli Curuz

L’indagine ricostruttiva del materiale iconico presente negli strati più profondi del dipinto Giuditta e Oloferne del Caravaggio consente di mettere in luce il primo pensiero compositivo del pittore rispetto alla scena. E i mutamenti che l’artista operò, in divenire.
L’ordinamento del materiale di fondo, secondo una lettura delle radiografie che si avvicina a quella compiuta nell’ambito della radiologia medica, ha consentito al mio gruppo di lavoro di evidenziare parti di grande rilievo, nell’ambito del divenire compositivo dell’opera. Materiali poi occultati o fortemente velati per ragioni compositive,  che sono strettamente connessi, sotto il profilo stilistico e tematico, a ciò che l’artista ha poi scelto di sviluppare nel corso della stesura finale. A questo proposito vorrei evidenziare la svolta compiuta, a livello generale, nell’ambito della ricerca applicata, da Rossella Vodret che ha gettato i presupposti per indagini degli strati profondi delle opere di Caravaggio.
I materiali che abbiamo portato alla luce sono i seguenti.
1) Il volto feroce di Oloferne che il pittore coglie prima che entri in azione la spada di Giuditta. Poi, il capo attualmente dipinto, in posizione reclinata. Un’altra testa, tenuta sul braccio sinistro di Giuditta. Caravaggio rivela, anche in questo caso, un approccio da narrazione drammaturgica. Egli sembra sentire l’assoluta necessità di configurare un atto narrativo esteso e non una semplice rappresentazione statica di un istante. L’artista interviene poi, in fase finale, per privilegiare un segmento temporale, mantenendolo collegato a possibili elementi subliminali, legati al prima e al dopo, rispetto al momento scelto.

2) La figura di una giovane ancella con un contenitore cilindrico davanti a sé.

3) Gruppo di figure – oggi coperte dalla tenda, forse, un tempo, intuibili, prima dei restauri, nelle marezzature della stoffa – davanti a un tavolo, personaggi che, con tutta probabilità, rappresentano i partecipanti al banchetto a cui intervenne Giuditta, con l’intento di uccidere Oloferne. Le figure indossano abiti coevi rispetto al pittore.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1600-1602 circa, olio su tela, 145×195 cm., Gallerie nazionali d’arte antica, Palazzo Barberini, Roma

4) Figura maschile, con barba, alle spalle di Giuditta, che potrebbe essere un cammeo dedicato a un cospicuo personaggio dell’epoca di Caravaggio

5) Quinta architettonica con palazzi

6) Testa di toro, in primo piano, confermata dal nuovo rilievo sugli strati profondi, dopo un precedente recupero dei materiali in luce, come ricostruiamo nel breve saggio, qui sotto

https://stilearte.it/var/www/vhosts/stilearte.ithttpdocs/il-toro-eccitato-la-vedova-astinente-e-il-mastino-figure-nascoste-emergono-anche-da-giuditta-e-oloferne-del-caravaggio/

 

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Maurizio Bernardelli Curuz
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