Caravaggio ricercato a Ladispoli, dove fu visto l’ultima volta. Una scomparsa da 007

La vicenda della morte di Caravaggio ha troppi elementi che non "tornano". E che lasciano aperte la pista dell'omicidio e quella dell'entrata in clandestinità, per evitare ritorsioni mortali

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Il mistero resta fitto. E rimarrà tale fino al giorno in cui – la speranza è questa – emerga dagli archivi qualche documento dirimente. Potrebbe essere. Le carte se ne stanno nascoste per secoli negli archivi storici. La vicenda della morte di Caravaggio ha troppi elementi che non “tornano”. Ma una mostra riporta l’attenzione sull’ultimo luogo in cui Caravaggio, secondo le testimonianze, fu visto vivo, a Porto Palo di Ladispoli. Ciò che è stato raccontato è tutto vero?

Caravaggio morì, realmente, di febbre a Porto Ercole, sull’Argentario, dopo aver rincorso, a piedi, la barca che portava i suoi quadri? Fu invece ucciso a Porto Palo, dove venne costretto a scendere da alcuni militari, per un controllo? O l’intera vicenda del viaggio e della morte fu una messa in scena, per garantire al pittore la morte civile alla quale, forse aspirava, per evitare insidie mortali nell’ambito di una situazione troppo compromessa? Partiamo dalla mostra di Ladispoli, per poi fornire qualche ipotesi sugli ultimi giorni di Caravaggio.

“Una celebrazione inedita del mito di Caravaggio che mescola la riproduzione di alcune sue opere e dieci tele originali, di grandi dimensioni, in stile caravaggesco con cui l’artista Guido Venanzoni narra i momenti salienti della “rocambolesca” vita del pittore lombardo. – scrive l’Ansa – Ladispoli – città dell’ultimo approdo del pittore morto poi secondo le biografie più antiche a Porto Ercole – ospita fino a metà settembre 2021 la mostra pittorica che si chiama appunto “L’Ultimo Approdo” presso il Centro di Arte e Cultura in via Settevene Palo a Ladispoli. Un’esposizione che è anche interattiva con intermezzi musicali, con brani e strumenti del ‘600 e incursioni di un attore che interpreterà il Caravaggio”.

Guido Venanzoni, Arresto di Caravaggio a Palo, 2012, 175×230 centimetri www.dipintivenanzoni.it/index.php/vita-caravaggio-it

ESTATE 1610 – L’artista, secondo la versione ufficiale dei fatti, stava tornando a Roma, dove aveva ottenuto la grazia pontificia e l’annullamenti della condanna a morte per l’uccisione di Ranuccio Tomassoni, ai margini di una partita di pallacorda.
Michelangelo Merisi, dopo l’omicidio, era fuggito nei feudi dei Colonna, poi a Napoli da dove, aiutato da Costanza Colonna, la sua protettrice, aveva preso la via di Malta, dov’era stato nominato cavaliere.
A causa di un litigio con alcuni compagni d’arme era stato imprigionato ed era poi fuggito in direzione della Sicilia, da dove aveva successivamente raggiunto Napoli.

Frattanto Costanza Colonna, dal palazzo di Napoli, doveva trattato per lui con i vertici della Chiesa romana. In cambio di alcune opere e in seguito ad accordi politici era stato pianificato il ritorno del pittore nella capitale pontificia.

L’ULTIMO VIAGGIO – Su una feluca di “linea”, partita da Napoli, con altri passeggeri e alcune tele del pittore, Caravaggio sarebbe partito dalla città partenopea, alla volta della costa laziale.

Le feluche sono barche di dimensioni limitate, che consentono di navigare in prossimità delle coste e di approdare facilmente in caso di tempesta. La barca svolgeva una sorta di servizio di linea, lungo il litorale tirrenico.

Caravaggio non era a corto di denaro. Le sue opere si vendevano con  estrema facilità e a prezzi elevati. Aveva uno splendido studio nel palazzo napoletano in cui abitava Costanza Colonna. Aveva un rapporto fraterno con i Colonna, che doveva trattare come fratelli e zii. ( e questo punto dovremmo aprire una parantesi sulla vera origine del pittore e cercare di capire perchè egli tese a considerarsi un Colonna e a perfezionare il proprio corso verso titoli di nobiltà, a cui egli ambiva, come se gli fossero stati sottratti).
La feluca, percorrendo la costa dal Napoli, in direzione nord, aveva fatto uno scalo a porto Palo di Ladispoli. Qui alcuni militari avrebbero catturato il pittore. Forse Caravaggio probabilmente il pittore pagò una cauzione per liberazione dal carcere. E, sempre secondo le ricostruzioni ufficiali, si mise all’inseguimento della feluca che nel frattempo era ripartita, in direzione Nord. Sulla barca, arrotolate, erano rimaste tre tele: due quadri raffiguranti San Giovanni Battista e uno la Maddalena. I quadri costituivano la remunerazione del cardinal Borghese, che aveva lavorato per il rientro dell’artista a Roma.

La barca – mentre il pittore era forzatamente trattenuto a Ladispoli – aveva continuato la propria rotta verso l’Argentario, dove avrebbe fatto sosta, per poi tornare in direzione di Napoli. Disperatamente, Caravaggio, che nel frattempo era stato rilasciato, tentava di raggiungerla. La ricostruzione dei fatti rileva l’accoglienza del pittore, in condizioni disperate per la febbre altissima, all’ospedale dell’Argentario, gestito dalla Confraternita di Santa Croce. Le voci tramandate in paese sostengono che il giovane artista, si sarebbe accasciato sulla lunga spiaggia della Feniglia, per una febbre elevata e per il disperato viaggio per spiagge, sotto un sole feroce. A quel punto sarebbero scattati i soccorsi e il tentativo di cura. In realtà, a quanto risulta, non furono raccolte testimonianze.

Fu redatto un certificato di morte e quello bastò. Ma i certificati di morte, in quegli anni, potevano essere agevolmente comprati nel caso in cui una persona in pericolo volesse cambiare vita, mettendo una pietra tombale sul proprio passato. E, probabilmente, l’Argentario, enclave spagnola nell’Italia centrale. minuscolo, ma potente centro militare sarebbe stato perfetto per fare ogni cosa senza clamore.
Porto Ercole. Lasciando la spiaggia della Feniglia alle spalle, secondo la ricostruzione dei fatti, Caravaggio fu portato in un ospedale all'esterno del paese, gestito dai membri della Confraternita di Santa Croce.

Porto Ercole. Lasciando la spiaggia della Feniglia alle spalle – come nell’immagine che vediamo qui sopra –  Caravaggio fu portato – secondo ricostruzioni successive – in un ospedale all’esterno del paese, gestito dai membri della Confraternita di Santa Croce. Le condizioni del pittore si sarebbero aggravate rapidamente e sarebbe morto il 19 luglio del 1610.
A poche decine di metri dall’ex ospedale, c’era il cimitero. Qui un monumento – realizzato nel 2002 – ricorda il luogo in cui sarebbe stato sepolto, in una fossa comune, il pittore, i cui resti sarebbero stati successivamente recuperati e portati in una cripta, nel centro del paese. Un dispaccio ufficiale del 31 luglio 1610 annunciò così la fine dell’artista: “E’ morto Michiel Angelo da Caravaggio pittore celebre a Port’Hercole mentre da Napoli veniva a Roma per la Gratia da Sua Santità fattagli del bando capitale che aveva”. Secondo il caravaggista Vincenzo Pacelli, Caravaggio fu invece assassinato da emissari dei Cavalieri di Malta sulla riva di Palo di Ladispoli. La sua scomparsa resta comunque misteriosa. Caravaggio non era solo un pittore, ma svolgeva – certamente – un’azione politica per la famiglia Colonna, alla quale apparteneva la propria protettrice, Costanza. A Roma, aveva militato nel partito filo-francese. E lo stesso omicidio di Ranuccio Tomassonei avvenne forse nell’ambito di uno scontro tra diverse fazioni.

Perchè il viaggio verso Roma avvenne su quella piccola barca? Costanza Colonna si occupò sempre di lui, lo difese, lo fece fuggire da Roma dopo l’omicidio Tomassoni e, probabilmente, organizzò anche la sua fuga da Malta grazie alla presenza di familiari, sia nell’isola che in Italia, ai massimi vertici dell’organizzazione.
Il viaggio avvenuto per mare – quando il pittore poteva avvicinarsi a Roma più prudentemente e con forti coperture, ripercorrendo a ritroso la strada via-terra che aveva imboccato dopo l’omicidio, attraverso i feudi dei familiari di Costanza – lascia aperti anche altri interrogativi sulla misteriosa scomparsa.
Nel corso di un dibattito promosso dal Caravaggio pictor prestantissimus, Maurizio Bernardelli Curuz, ha sottolineato diverse incongruenze, in questa scomparsa, individuando, come Pacelli, l’inequivocabile ruolo politico svolto da Caravaggio nella guerra tra famiglie e fazioni e richiamando alla necessità di rivedere alcuni luoghi comuni sull’omicidio di Tommasoni, un giovane appartenente a un clan in crescita di potere, nella Capitale, ed evidentemente avverso ai Colonna.

Secondo Bernardelli Curuz andrebbe riconsiderato anche l’attentato che Caravaggio subì, dopo la fuga da Malta, nei vicoli napoletani, “senza escludere che esso appartenesse a un regolamento di conti tra famiglie, legato alla politica romana dei Colonna e all’omicidio Tomassoni, più che a un’immotivata vendetta dei cavalieri di Malta per la fuga del pittore dall’isola”. Bernardelli Curuz, nel corso del dibattito ha poi posto in evidenza dubbi sulla reale fine del pittore che emersero già in quei giorni. “Ciò non significa che le cose siano andate in modo totalmente diverse da quanto conosciamo, ma che la vicenda è troppo densa di piste laterali per essere storicamente archiviata”. E in tal senso andrebbe collocato anche il tentativo – infruttuoso – del cardinale Borghese di ordinare il recupero e la traslazione del cadavere a Roma. Perchè il potente Borghese non riuscì nell’impresa? Borghese nascondeva dietro l’intento celebrativo della “degna sepoltura” la verifica assoluta, la prova certa della morte del pittore?. Sulla scomparsa del Caravaggio, tanti occhi erano puntati, tra i quali quelli di Giulio Mancini, medico dell’artista e collezionista, che si informò della fine del pittore, in più riprese – corresse il presunto luogo della morte – e fu costretto a trascrivere poco più di quanto affermavano i dispacci ufficiali.
Bernardelli Curuz ha messo in evidenza il fatto che la scelta di un’imbarcazione di linea, senza alcuna protezione, parrebbe incongruente con gli spostamenti principali del pittore, che risultano sempre protetti da Costanza Colonna e dalla sua potente famiglia.

In primo piano, una feluca, imbarcazione simile a quella sulla quale sarebbe salito Caravaggio. Sul fondo un paesaggio morfologicamente vicino – per orografia e sistemi difensivi – all’Argentario

“La marchesa Costanza Colonna non era per Caravaggio una semplice protettrice, ma molto di più.- ha detto Bernardelli Curuz, durante il dibattito – Il rapporto tra i due è diverso da quello che abbiamo sempre ritenuto. Non c’è Caravaggio, senza Costanza. Quando seguiamo gli spostamenti della donna, troviamo – più o meno – riscontro nei movimenti del pittore. Caravaggio vende tutti i poderi in imminenza del viaggio a Roma. Lo spostamento, dopo numerosi impedimenti, avviene, per Costanza  nel 1592:   -. Il rientro temporaneo di Costanza a Milano – forse per organizzare il trasferimento definitivo a Roma – avviene nel 1593 ed è presumibile che Caravaggio abbia seguito, anche in questo caso, la Colonna. Certo è il soggiorno di Caravaggio a Roma nel 1596 avviene nel palazzo dei Colonna, ospite nell’appartamento di monsignor “Insalata”. Quando Caravaggio uccide Tomassoni, Costanza lascia Roma, si dirige verso i feudi laziali del fratello e prepara la fuga di Caravaggio e di sé a  Napoli. Lei cambia città, per Caravaggio. Organizza la partenza del figlio Fabrizio e di Caravaggio – legatissimi – per Malta. Caravaggio viene poi fatto fuggire dalla prigione comandata da un parente di Costanza e sale su una nave di un familiare strettissimo della marchesa e portato in Sicilia, dove i Colonna erano stati vicerè. Poi Caravaggio torna a Napoli, ritrovandosi nuovamente nel quartier generale di Costanza, che tratta con la Curia romana per il rientro del pittore a Roma”.
“Viene a questo punto da chiedersi: visto che Costanza ha sempre preparato le fughe di Caravaggio o i suoi spostamenti, in genere, perché la donna non è andata a Roma, ad accoglierlo e a proteggerlo, soprattutto, in un momento delicatissimo, come il rientro nella capitale pontificia? Avrebbe potuto organizzare un ritorno via terra, con un avvicinamento progressivo, com’era stato quello della fuga da Roma dopo l’omicidio. Forse perché Roma non offriva le dovute sicurezze? I Tomassoni volevano vendicarsi, nonostante i patti, e il cardinale Borghese l’avrebbe spremuto fino al possibile, disfacendosene, poi. Invece Costanza resta a Napoli”. Possiamo fare un’ipotesi? E se Costanza avesse preparato tutto affinchè Caravaggio potesse nascondersi? Cosa successe, in realtà in quel porto internazionale, all’Argentario? E’ certo solo un completamento del quadro delle ipotesi, a fronte di quello che sembra l’intrigo nell’ambito di una guerra tra clan.
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Maurizio Bernardelli Curuz
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