L'artista: "Decisi di iniziare scattando delle fotografie di corpi umani usando l’acqua come teatro. Ho cercato di creare qualcosa di nuovo, dando alle immagini una terza dimensione. Ho provato differenti materiali e ho scelto il tessuto elastico perché era la strada migliore per mettere in pratica il mio progetto. Quindi ho iniziato a cucire sul tessuto elastico con le mie immagini stampate le parti del corpo fuori dall’acqua facendole uscire materialmente"
Per l'anagrafe era Gyula Halász, nato a Brassov, un tempo Ungheria, oggi Romania, il 9 settembre 1899. Ma il mondo l'avrebbe conosciuto come Brassaï -cioè abitante di Brassov - grande fotografo, cantore della malinconia notturna di Parigi, intellettuale, poeta, scrittore, scultore e cineasta. Figlio di un professore che aveva insegnato alla Sorbona, Gyula era comunque cresciuto in Ungheria, da dove era partito, venticinquenne, alla volta della capitale francese
Dalle sue opere emerge incessantemente la sofferenza dell’uomo, che egli cerca di rappresentare attraverso disegni dominati da toni neri, nei quali l’umanità è sottomessa da forze superiori che solitamente sono rappresentate, in modo particolarmente emblematico, come giganti. Tra coloro che maggiormente influenzarono Kubin troneggiano le figure di Bruegel, Redon, Klee, Goya, Ensor e Munch, mentre, nonostante alcune similitudini, non ha mai fatto parte integralmente del movimento espressionista
La splendida giovinetta dello scultore Vincenzo Vela, nasce come monumento funebre e in breve si trasforma, a Brera, nell'insegna di un'Italia che ha perduto - anche nel 1848 - ogni speranza. Lo scultore decide di avvicinarsi all’iconografia funeraria in modo assolutamente inedito, sottraendosi dalla raffigurazione delle consuete immagini femminili consolatorie e rassicuranti, personificazione di virtù ideale, scegliendo invece di mettere in scena un dolore più che mai reale e tangibile a cui non è possibile dare nessuna risposta
La ricerca estetica di un senso del vivere emerge dall’opera di questo maestro contemporaneo, tra i fondatori del Gruppo del “Realismo esistenziale” - Intervistato da Stile, il pittore livornese ribadisce il suo profondo convincimento: all’arte è assegnata una funzione attiva nell’indagine del significato ultimo delle cose - Dall’aggressiva presa di posizione intellettuale ad una “religiosa” consapevolezza della precarietà umana.