Sono stati presentati i risultati preliminari di un’indagine archeologica subacquea condotta su un relitto giacente vicino alla costa del Mort e finanziata dal Comune di Jesolo. Gli archeologi e i tecnici subacquei, diretti dal dott. Alessandro Asta, funzionario archeologo della Soprintendenza area metropolitana Venezia e province Belluno Padova Treviso, hanno ispezionato i resti del naufragio, appartenente verosimilmente ad una nave militare della seconda metà del XIX secolo.
Cosa è successo davanti alla costa jesolana un secolo e mezzo fa? Chi e perché ha fatto naufragio lungo le coste sabbiose del Mort?
Queste sono solo alcune delle domande che la Soprintendenza ha cominciato a porsi quando, diversi anni fa, sono stati individuati i resti di alcuni relitti in legno in un ampio spazio di mare antistante la laguna del Mort.
Grazie alla sensibilità dell’Amministrazione jesolana, la Soprintendenza ha proposto l’avvio di una collaborazione finalizzata non solo a comprendere meglio la natura del relitto ma anche a porre le basi per un progetto di archeologia costiera dedicato alla conoscenza, tutela e possibile valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo di questo tratto di Adriatico.
La Soprintendenza, attraverso il Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea diretto dal dott. Asta, negli scorsi anni ha disposto l’esecuzione di sopralluoghi periodici sul relitto, soprattutto a fini di prima conoscenza e tutela, coordinandosi con il competente Ufficio Circondariale Marittimo di Jesolo per l’emissione di una specifica ordinanza. Le attività svolte con il supporto sia dell’Arma dei Carabinieri (Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia) sia del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (équipe del prof. Carlo Beltrame), avevano permesso di determinare che il relitto, lungo circa 40 m e largo 10m, è composto dai resti di uno scafo in legno rivestito di lamina in rame e che, verosimilmente, apparteneva ad una imbarcazione di tipo militare inquadrabile cronologicamente tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo.
Dal relitto era già stata prelevata un’elsa di sciabola da abbordaggio, molto concrezionata.