Durante scavi archeologici a Delbrück-Bentfeld, nel distretto di Paderborn, in Germania, un team di esperti ha recentemente scoperto un denario dell’epoca di Augusto che, a prima vista, sembrava autentico. Tuttavia, una valutazione più attenta ha rivelato che si trattava di una moneta falsa, un oggetto che, sebbene imiti il denaro ufficiale romano, nasconde un intricato esempio di truffa monetaria dell’epoca. La moneta, datata tra il 19 e il 18 a.C., non era infatti realizzata in argento puro come il denaro legittimo dell’imperatore Augusto, ma presentava un nucleo di bronzo, ricoperto da uno strato di argento, una tecnica fraudolenta molto diffusa nell’epoca. Non è infondato pensare che la truffa del denaro falso fosse legata a persone vicine al mondo romano, se non romani stessi. La moneta potrebbe essere stata spesa nel villaggio proprio da un soldato romano?
La truffa monetaria nell’antica Roma
Nel periodo del primo impero romano, le monete erano un pilastro dell’economia. Il denaro non solo circolava come mezzo di scambio, ma era anche una potente forma di propaganda, con l’immagine dell’imperatore e dei suoi simboli riportati sulle monete per celebrare la sua autorità e il potere di Roma. La produzione di monete di alta qualità, come i denari d’argento, era un’attività controllata dallo Stato, ma, come spesso accade in periodi di grande prosperità economica e politica, non mancavano i tentativi di frode.
I falsari dell’epoca impiegavano diverse tecniche per imitare le monete ufficiali, ma il metodo più comune era quello di creare un nucleo di metallo più economico, come il bronzo o il piombo, rivestito con un sottile strato di argento o altro metallo prezioso. In questo caso, il denario di Delbrück-Bentfeld presenta un nucleo di bronzo, rivestito da uno strato esterno di argento, una tecnica che permetteva ai truffatori di ingannare i commercianti o i cittadini comuni, che difficilmente avrebbero potuto notare la differenza, specialmente con il passare del tempo e l’usura delle monete.
Il significato del “nucleo di bronzo e rivestimento in argento”
La scoperta di una moneta con un nucleo di bronzo e un rivestimento d’argento è di particolare interesse per gli studiosi di numismatica e per gli archeologi, poiché rivela un aspetto intrigante dell’economia antica: la manipolazione del valore intrinseco della moneta. Il denaro dell’epoca non era solo un simbolo di valore nominale, ma anche una rappresentazione materiale della ricchezza di Roma. La frode sui metalli preziosi, quindi, rappresenta non solo un’azione economica, ma anche un atto che sfida l’autorità imperiale e minaccia la stabilità del sistema monetario.
Le monete false di questo tipo circolavano principalmente in mercati locali, dove la qualità della moneta era spesso più importante della sua origine ufficiale. Poiché i commercianti non avevano gli strumenti necessari per verificare la purezza del metallo, i falsari riuscivano ad ottenere guadagni considerevoli vendendo monete che, sebbene sembrassero autentiche, avevano un valore materiale molto inferiore a quello indicato dalla loro denominazione.
Inoltre, il fatto che queste monete abbiano continuato a circolare fino alla fine del I secolo d.C. suggerisce che la frode era diffusa e che, probabilmente, non mancavano gli acquirenti disposti ad accettare il rischio. La persistenza di questi falsi, dunque, indica una vera e propria economia parallela di monete imitative, un fenomeno che potrebbe aver avuto impatti significativi sul sistema economico romano.
Un collegamento con la vita quotidiana del villaggio di Delbrück-Bentfeld
Il ritrovamento del denario falso in un contesto di scavo che risale ai primi secoli d.C. a Delbrück-Bentfeld aggiunge nuove informazioni sulle dinamiche economiche e sociali dell’area. Questo villaggio, situato vicino all’accampamento romano di Anreppen, sembra essere stato un luogo di passaggio per i commerci, e la presenza di monete false suggerisce che anche i coloni locali, che vivevano in questa zona, potessero essere coinvolti in attività commerciali non ufficiali, o addirittura in truffe a danno di altri.
La scoperta di altre strutture, come fattorie e magazzini, insieme ai resti di monete, fornisce anche un quadro più ampio della vita quotidiana in un insediamento che si trovava sotto l’influenza della Roma imperiale. Le monete, autentiche o false che fossero, erano strumenti cruciali nel commercio, ma la loro presenza in un villaggio che si trova a soli 1,5 chilometri da un accampamento romano suggerisce una certa connessione tra la vita rurale e l’economia militare, con possibili scambi tra i soldati e la popolazione locale.