Come i pittori antichi trasferivano i disegni sulla tela. Cosa sono copie, repliche e ripensamenti. Video

Tante volte ci siamo chiesti perchè alcuni soggetti tornano in maniera ricorrente, anche nelle posture, in quadri di un determinato autore. Il motivo è semplice. Buona parte degli studi lavorava a partire da disegni singoli, che prospettava al cliente, unendoli su un tavolo come figure di un presepe ritagliato.  C'erano pittori che chiedevano costi supplementari per ogni figura aggiunta nel quadro, secondo un preciso listino. La bottega del pittore del passato remoto non era quella del bohemien, che abbiamo spesso in mente, come luogo comune, ma un vero laboratorio d'alto artigianato che sosteneva la produzione di pezzi artistici

Tante volte ci siamo chiesti perchè alcuni soggetti tornino in maniera ricorrente, anche nelle posture, nei quadri di un determinato autore. Il motivo è semplice. Buona parte degli studi lavorava a partire da disegni singoli, che prospettava al cliente, unendoli su un tavolo come figure di un presepe ritagliato.  C’erano pittori che chiedevano costi supplementari per ogni figura aggiunta nel quadro, secondo un preciso listino. La bottega del pittore del passato remoto non era quella del bohemien, che abbiamo spesso in mente, come luogo comune, ma un vero laboratorio d’alto artigianato che sosteneva la produzione di pezzi artistici.
Il disegno risultava fondamentale per buona parte dei pittori, anche se più o meno coercitivo. E dal disegno partiva la formazione di collaboratori e studenti. Per alcuni – come Leonardo, i toscani, i romani, gli umbri – il disegno era assolutamente vincolante. Il massimo sforzo veniva messo nel disegno. La “coloritura” era una conseguenza. Per altri, come i veneti, dopo Giorgione e Tiziano, i disegni underdrawing – cioè tracciati o trasferiti sulla tela, oggi sottostanti al colore – erano spesso più tracce di ingombro che spazi da riempire di colore. Lo stesso Caravaggio – e ciò è venuto in luce dopo la scoperta dei disegni del maestro nella bottega del suo insegnante, Peterzano, compiuta da Bernardelli Curuz e Conconi Fedrigolli – utilizzò ben più il disegno di quanto si potesse immaginare: recenti studi, svolti sulle radiografie dei dipinti dopo la scoperta dei due studiosi, hanno messo in luce non solo tracce di graffi, ma segni di trasferimento di disegni.  Probabilmente Caravaggio utilizzava una tecnica mista. La proiezione di ombre di modelli umani “veri” modelli per “rubare” la realistica silhouette dei corpi e completava – come nei volti – attraverso il trasferimento di disegni di teste di carattere, impostate già a Milano.
Ma torniamo al trasferimento del disegno dal cartone alla tela. Una volta prospettata al committente la composizione e concordato il prezzo – che si basava anche sul tempo che sarebbe stato impiegato per un lavoro più o meno complessso -, gli assistenti del pittore trasferivano – come vedremo nel filmato – i segni delle figure sulla tela attraverso carta carbone, che veniva prodotta utilizzando soprattutto il nero fumo misto a carbone sottilmente sminuzzato. Il nero fumo è fuliggine, cioè quella patina unta che troviamo nella cappa del camino. L’untuosità era fondamentale per rendere rapide e precise le operazioni di ricalco. Ed è assai probabile che la carta carbone non fosse piccola, come quella utilizzata dalla restauratrice del video, ma avesse l’ampiezza della stessa tela.
Avendo a disposizione il disegno e la carta carbone era possibile realizzare, seduta stante, gli ingombri per più repliche dello stesso dipinto. Si prendeva una tela e si ricalcava. Si prendeva un’altra tela e si ricalcava lo stesso disegno. Lo studio dei grandi autori porta a stabilire che difficilmente una composizione veniva utilizzata una volta sola. Le repliche avvenivano nello stesso studio, in molti casi contestualmente alla produzione del primo trasferimento del nerofumo su tela, attraverso il ricalco. Dopo un primo ricalco se ne faceva un secondo o un terzo. e comunque il disegno rimaneva a disposizione anche per repliche successive. Le repliche sono opere autentiche. Il loro valore può leggermente diminuire se in esse siano preponderanti le mani dei collaboratori, rispetto a quelle del maestro. Con il termine copia dovremmo riferirci, invece, a un lavoro ben diverso dalla replica. La copia è un’opera a posteriori, realizzata copiando un quadro già dipinto.  La copia veniva svolta generalmente da elementi terzi rispetto alla bottega e in tempi anche lungamente successivi all’ideazione del quadro, per motivi di studio, di commercio o di truffa.
Nel video vediamo anche il cosiddetto ripensamento. Esso non è solo – com’è giustamente viene definito – una deroga improvvisa del pittore rispetto a una parte del disegno, un’intuizione fulminea in fase di composizione con il colore, una correzione sul campo, ma anche una revisione del disegno originale per raccordarlo con altri disegni delle composizione. Lo vedremo perfettamente nel filmato.
 
 

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa