Cosa devi fare se al mare o durante una passeggiata ti imbatti in un oggetto archeologico

Può capitare a tutti di rinvenire un bene archeologico, magari durante un’escursione in campagna o un’immersione. Come sottolineano i Carabinieri, in questi casi è fondamentale seguire alcune regole precise.

“La scoperta va segnalata entro 24 ore alla più vicina Stazione Carabinieri, alla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio competente per territorio o al Sindaco del Comune”, spiegano i carabinieri del Nucleo di tutela culturale – “Se c’è il rischio che il reperto possa deteriorarsi, è possibile rimuoverlo dal luogo in cui si trova, chiedendo se possibile l’ausilio delle Forze di Polizia. Ricorda che la mancata comunicazione comporta una violazione punita con l’arresto o con ammenda e le ricerche archeologiche sono riservate al Ministero della Cultura”.

Un recente episodio ha dimostrato l’importanza di queste linee guida. La parte superiore di un’anfora, probabilmente di epoca romana, è stata trovata lo scorso anno nell’area marina antistante la spiaggia Lazzaretto, presso Punta Giglio, nel territorio comunale di Alghero, Sardegna. Questa zona, caratterizzata da un promontorio calcareo e dalla presenza di numerose piante di giglio, è un luogo di grande interesse sia naturalistico che storico.

La notizia del ritrovamento è stata comunicata da Maria Antonietta Alivesi, amministratore di Alghero per Punta Giglio. “Ieri mattina un bagnante, facendo snorkeling, ha trovato un reperto archeologico,” ha raccontato Alivesi. “L’oggetto è stato prontamente preso da una coppia di persone presentatesi come appartenenti alla Soprintendenza. Spero che al più presto si possa sapere di più sull’oggetto ritrovato. Quando si pensa di aver trovato un oggetto di valore, come questo, è preferibile portarlo alle forze dell’ordine.” Proprio in quel momento, sulla spiaggia, erano presenti anche due archeologi tra i bagnanti.

Gabriella Gasperetti, archeologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro, era una di loro. “Mi trovavo a Lazzaretto per un bagno con la mia famiglia, come spesso accade,” ha spiegato. “Un pescatore sportivo ha portato in spiaggia due reperti archeologici. Mi sono qualificata con tesserino ministeriale e carta di identità, spiegando al signore cosa prevede il codice dei beni culturali e del paesaggio in merito a ricerche archeologiche e ritrovamenti. Ho spiegato che non è possibile prelevare reperti archeologici di proprietà dello Stato, come sono tutti quelli sul fondale marino. Appurata la buona fede del cittadino, ho lasciato i reperti in acqua prima di portarli al centro di restauro della nostra soprintendenza, dove saranno trattati adeguatamente per la loro conservazione”. Ha poi aggiunto: “Grazie a tutti per la sensibilità mostrata verso il nostro patrimonio archeologico.”

Questo episodio evidenzia quanto sia comune, soprattutto in seguito a mareggiate, che oggetti molto antichi diventino visibili a causa della sabbia rimossa dal mare. In tali situazioni, è fondamentale avvisare immediatamente i Carabinieri, attendere il loro arrivo e impedire che qualcuno si appropri dell’oggetto. La posizione di un reperto archeologico deve essere valutata da un archeologo, poiché potrebbe indicare la presenza di altri oggetti di valore nelle vicinanze. Nel caso specifico di Punta Giglio, è possibile che ulteriori anfore possano essere trovate non lontano dal punto del ritrovamento.

Rispettare queste regole non solo protegge il nostro patrimonio culturale, ma consente anche di preservare importanti informazioni storiche che potrebbero andare perdute se i reperti venissero rimossi senza le dovute precauzioni.

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa