Cosa trovi quando rimuovi il pavimento della cattedrale? 2000 anni di storia, capolavori perduti e quelle strane casse di piombo

E’ un viaggio nel tempo, scendendo due millenni di scale e di strati. Il fondo più antico mostra incendi nelle strutture produttive gallo-romane. E ora risalite con noi. Le più significative scoperte offerte dagli strati. I resti di statue antiche. I sepolcri sagomati di piombo.

Gli scavi archeologici condotti dall’Inrap negli ultimi cinque anni – i cui risultati sono stati presentati oggi a Parigi, durante una conferenza stampa – si sono rivelati fondamentali per comprendere non solo l’evoluzione architettonica della cattedrale, ma anche la lunga storia di Parigi e dell’isola de la Cité, che risale all’epoca romana e si prolunga fino all’età contemporanea.

La cattedrale di Notre-Dame, fulcro spirituale e artistico di Parigi, sorge su un’area di straordinaria importanza storica. Gli scavi effettuati all’interno e intorno alla cattedrale hanno rivelato l’esistenza di antiche abitazioni risalenti all’inizio del I secolo d.C., segno di una continuità abitativa che affonda le sue radici nell’epoca romana. La scoperta di pavimentazioni e resti legati ad attività artigianali conferma che l’area era già urbanizzata e occupata da edifici significativi ben prima della costruzione della chiesa cristiana.

Particolarmente interessante è il rinvenimento dei resti del Basso Impero, che rivelano strutture e materiali databili tra il III e IV secolo d.C. Questi ritrovamenti, tra cui si evidenziano frammenti di legno bruciato, suggeriscono la presenza di abitazioni e attività industriali che subirono un improvviso incendio. Le scoperte offrono un quadro dettagliato della vita quotidiana a Parigi durante l’epoca romana e tardo-antica, mettendo in luce la densità abitativa e la vitalità economica di questo centro urbano pre-cristiano.

Le radici carolingie di Parigi e l’espansione monumentale

La scoperta di un edificio monumentale di epoca carolingia è forse uno dei ritrovamenti più sorprendenti. Questo vasto complesso edilizio, risalente all’VIII-IX secolo, getta nuova luce su un periodo di transizione cruciale nella storia dell’Europa. L’epoca carolingia, spesso trascurata negli studi archeologici urbani, è stata caratterizzata da un’importante fase di costruzione e centralizzazione del potere sotto Carlo Magno e i suoi successori.

La scoperta di queste strutture monumentali e degli edifici circostanti conferma che l’isola de la Cité aveva un’importanza strategica e politica anche prima dell’edificazione di Notre-Dame. Gli archeologi ipotizzano che l’edificio carolingio potesse essere parte di un complesso religioso o residenziale, associato forse a un antico centro episcopale o a una corte signorile.

Fondamenta e tecniche costruttive di Notre-Dame: uno sguardo nuovo sulla cattedrale gotica

Uno degli aspetti più affascinanti delle scoperte archeologiche riguarda lo studio delle fondazioni di Notre-Dame. Per la prima volta, gli studiosi hanno avuto accesso diretto alle strutture che sostengono le imponenti torri e i pilastri della cattedrale. Questi ritrovamenti permettono di comprendere meglio le tecniche ingegneristiche utilizzate dagli architetti gotici del XII e XIII secolo.

Il massiccio sistema di fondazione, costituito da blocchi di pietra collegati da longrines (travi di collegamento), dimostra la straordinaria capacità ingegneristica dei costruttori medievali. La scoperta di queste strutture getta luce sulle modalità di costruzione di grandi edifici gotici, confermando l’uso di tecniche avanzate che permettevano la distribuzione del peso e la stabilità a lungo termine dell’edificio.

Le fondazioni osservate forniscono anche informazioni su come Notre-Dame fu costruita e ampliata nel corso dei secoli, con modifiche e rinforzi che rispecchiano le esigenze liturgiche e architettoniche di diverse epoche. Gli archeologi, grazie a questi ritrovamenti, hanno potuto tracciare l’evoluzione della cattedrale, dalle prime fasi della sua costruzione fino agli interventi più recenti.

Il jubé: la rinascita di un capolavoro gotico

Tra i tesori più preziosi scoperti durante gli scavi, vi è il ritrovamento di oltre 1000 frammenti del jubé gotico di Notre-Dame, di cui più di 700 conservano ancora la loro policromia originale. Il jubé, una struttura monumentale scolpita intorno al 1230, separava la navata centrale dal coro, consentendo il passaggio dei religiosi senza disturbare i fedeli.

La sua distruzione all’inizio del XVIII secolo aveva lasciato solo pochi frammenti, ma grazie alle scoperte del 2022, gli archeologi sono ora in grado di ricostruire virtualmente questo capolavoro della scultura gotica. I frammenti rinvenuti, tra cui figure religiose e decorazioni architettoniche, presentano una ricca policromia con tracce di foglie d’oro e restauri successivi.

Questi ritrovamenti rappresentano una testimonianza eccezionale del gusto estetico e della perizia tecnica degli scultori gotici, che lavorarono a Notre-Dame durante il XIII secolo. Inoltre, la scoperta permette agli studiosi di riscoprire il colore originale delle sculture medievali, confermando che molte cattedrali gotiche erano un tempo decorate con vivaci tinte e non semplicemente in pietra grezza, come spesso le vediamo oggi.

Notre-Dame come luogo di sepoltura: indagini antropologiche e nuove ipotesi

Gli scavi archeologici hanno inoltre rivelato Notre-Dame come un importante spazio funerario. A differenza di altre chiese, dove i cimiteri erano spesso situati all’esterno, le sepolture a Notre-Dame si trovano esclusivamente all’interno della cattedrale. Più di cento sepolture sono state identificate, con circa 80 tombe già esaminate nel dettaglio.

Le sepolture includono sia individui laici che ecclesiastici, con una distinzione nell’orientamento dei corpi: le tombe dei laici sono orientate verso ovest, mentre quelle dei membri del clero verso est, in linea con la tradizione cristiana. Molte delle sepolture erano costituite da bare di legno, spesso inserite in cuve di gesso o di pietra. Alcune tombe contenevano tracce di tessuti e oggetti personali, come spille di rame, che offrono ulteriori informazioni sui costumi funerari del tempo.

Un ritrovamento particolarmente intrigante riguarda i due sarcofagi in piombo rinvenuti nella croce del transetto. Uno di questi apparteneva al canonico Antoine de La Porte, identificato grazie a un’iscrizione, mentre l’altro, un anonimo, è stato oggetto di approfondite indagini. Le ricerche condotte dall’UMR 5288 dell’Università di Tolosa suggeriscono che potrebbe trattarsi del poeta rinascimentale Joachim du Bellay, morto di tubercolosi nel 1560.

Queste scoperte non solo arricchiscono la conoscenza degli individui sepolti a Notre-Dame, ma offrono anche una nuova prospettiva sulla gestione degli spazi funerari all’interno della cattedrale. Le sepolture erano spesso riutilizzate, con le ossa dei defunti spostate per far posto a nuovi corpi, un’usanza comune nelle grandi chiese medievali.

Il futuro delle ricerche: una missione in continua evoluzione

Il lavoro dell’Inrap e dei numerosi ricercatori coinvolti in questo progetto collettivo di ricerca continuerà per diversi anni. La complessità delle scoperte e la fragilità dei materiali richiedono un approccio multidisciplinare, che unisce archeologia, antropologia, storia dell’arte e scienze dei materiali.

Entro il 2026, gli studiosi sperano di presentare una serie di pubblicazioni e studi approfonditi che esploreranno in dettaglio ogni aspetto della cattedrale di Notre-Dame, dalle sue origini romane fino ai giorni nostri. La valorizzazione del patrimonio ritrovato avrà inizio già nel 2024, con una mostra al museo di Cluny, dove verranno esposti alcuni dei frammenti più significativi del jubé.

Questi risultati non solo accresceranno la conoscenza di Notre-Dame e della sua storia, ma contribuiranno anche a preservare e condividere con il pubblico un patrimonio unico, frutto di un’eredità culturale millenaria che continua a stupire il mondo.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa