Il notevole ingrandimento che è permesso – con un meccanismo elettronico progressivo – a fine pagina, consente di osservare da vicino questo monumentale dipinto di Giovanni Boldini, permettendoci di giungere alle fibre della tela. L’opera, realizzata nel 1907, ad olio, (227 x 118 cm), esposta alla Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma, raffigura Geneviève “Ginette” Lantelme o Lanthelme (nata Mathilde Hortense Claire Fossey, 20 maggio 1883) attrice teatrale francese, icona della moda e cortigiana. Considerata dai contemporanei come una delle donne più belle della Belle Epoque viene ricordata per le misteriose circostanze della sua morte: nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1911, cadde dallo yacht di suo marito, Alfred Edwards.
La giovane donna aveva iniziato ad essere un seduttivo strumento di punta nelle mani della madre, già ai tempi in cui era poco più che una bambina. Aveva poi deciso di diventare attrice teatrale e si era avvicinata ad Edwards ricco’imprenditore e cultore di teatro, secondo un meccanismo assai adottato Parigi, in quegli anni. Avere una figlia bella significava garantirsi – con pochi scrupoli – una promozione sociale rapidissima.
Dal 1906 al 1909 – e il dipinto, del 1907 sembra rispecchiare, nella postura della dama ventiquattrenne, una sorta di volgare imposizione di sé, nonostante la bellezza del soggetto – Lantelme condivise le attenzioni di Edwards con la sua quarta moglie, Misia Sert. Misia era estremamente gelosa dell’amante di suo marito e nelle memorie disse: “Avevo trovato una fotografia di Lantelme. L’avevo sistemata nella mia toeletta. Mi sforzai disperatamente di assomigliarle, acconciando i capelli allo stesso modo, indossando gli stessi vestiti. ” Marcel Proust si sarebbe ispirato a questa gelosia devastante per rappresentare il rapporto di Gilberte con Rachel e Saint-Loup in À la recherche du temps perdu . Alla fine la donna ritratta da Boldini – due anni dopo aver posato per questo quadro – vinse la sua battaglia d’amore e potere, e il 5 luglio 1909 Lantelme e Edwards si sposarono a Rouen, in Francia. Com’è possibile vedere dal raffronto tra la fotografia della donna e il ritratto di Boldini, l’artista sottopose il soggetto a un’opera di nobilitazione, limitando, pur se accennati, gli inequivocabili segni di volgarità rapinosa, che appaiono, invece, all’interno della posa fotografica, nello sguardo e in una mise eccessivamente ordinata e ordinaria nel modo ed eccessivamente, ostentatamente lussuosa.
Ma ecco il dramma: incidente, suicidio, omicidio? Ai primi di luglio del 1911, Lantelme, suo marito Edwards e alcuni dei loro amici salirono a bordo dello yacht di Edwards, L’Aimé. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio Lantelme scomparve e pochi giorni dopo il suo corpo fu scoperto nelle acque del fiume Reno. Il verdetto ufficiale fu che l’attrice era annegata a causa di un tragico incidente. Tuttavia, molte persone hanno ipotizzato che Edwards avesse ucciso sua moglie. Nell’autunno del 1911, due giornali francesi, La Depéche Parlementaire e La Griffe , pubblicarono la loro accusa sostenendo Edwards avesse assassinato Lantelme; Edward fece causa per diffamazione e vinse, anche se entrambi i giornali non furono oggetto di severe punizioni.
Torniamo all’opera dipinta da Boldini. L’immagine è sensuale, avvolta da guizzi ed effetti strisciati, grazie all’uso della personale tecnica dell’artista e alla sua pennellata veloce. Centro irradiante del dipinto, rispetto alle convergenze prospettiche, sono l’ombelico e il braccio appoggiato al fianco. Da questi punti, il pittore parte con pennellate che definiscono, in una prospettiva accelerata che aumenta l’altezza della giovane donna, il corpo, dalla punta degli scarpini – che appaiono lontanissimi – al volto di bambola.
La preparazione del quadro è estremamente magra. Boldini ha rapidamente pennellato il fondo con colore molto diluito e un pennello grosso. La copertura dell’imprimitura chiara, sottostante, è parziale al punto che, ingrandendo l’immagine vedremo tratti ampi di tela non trattati. Questa velocità di stesura con una minima quantità di piccole pennellate, soprattutto concentrare sul volto e sulla collana di perle e, invece, un’ampia gestualità del colore nel resto del dipinto conferiscono all’opera un grande suggestione legata al movimento, al punto che la signorina, in alcune parti è volutamente sfocata come nel “mosso” della fotografia, attorno alla perfetta messa a fuoco del volto. E’ interessante notare, attraverso l’ingrandimento alla base della collana di perle, che Boldini abbia usato molto spesso un colore dato a corpo – senza diluizione particolare – preso con un grosso pennello e fatto strisciare sul dipinto che era ormai ampiamente asciutto. Questa “velatura a crosta” conferisce un senso di spessore alla materia, pur nella leggerezza dell’insieme. Altissima diluizione e colore dato a corpo, senza medietà, creano un contrasto materico in grado di rendere, con poche pennellate, una verità da ritratto palatino, dominato dal filtro dell’eleganza. (curuz)
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