Gillo Dorfles morto a 107 anni. Storia di un uomo prodigioso. Le opere

Lo stesso artista ammette di non mirare fin d’allora a qualcosa di preciso, ma di interessarsi a simboli preesistenti, come la croce, la luna, il sole, forme archetipe particolarmente suggestive cui fa ricorso in modo del tutto occasionale. Da subito la sua pittura – definita “organica” e “vagamente surreale” – risulta slegata da qualsiasi schematismo geometrico e dalle regole precostituite di uno sterile astrattismo

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Il 12 aprile 2017 Gillo Dorfles – filosofo, artista, critico d’arte che ha fatto conoscere il kitsch in Italia – avrebbe compiuto 108 anni. Per ogni suo compleanno, l’Italia organizzava momenti intensi di celebrazioni. Solo nel 2017 lo studioso non aveva partecipato a incontri pubblici perchè molto affaticato. Nessuna apparizione pubblica, ma un incontro con parenti e amici, anche perchè la sua ultima apparizione pubblica risaliva al 13 gennaio alla Triennale, quando era stata aèerta una mostra con disegni del 2016 di cui è protagonista Vitriol, personaggio da lui inventato, da radici alchemiche. L’anno precedente aveva festeggiato il compleanno tenendo una conferenza a Trieste, sua città natale.

L'orecchio di Dio, 1996, acrilico su tela, 180 x 200 cm
L’orecchio di Dio, 1996, acrilico su tela, 180 x 200 cm

Quando Gillo Dorfles aveva 104 anni opere e dipinti furono oggetto di una mostra curata dalla Fondazione Marconi. “Artista, docente di estetica, filosofo e critico d’arte estremamente prolifico e innovativo – argomentarono gli organizzatori – Gillo Dorfles è testimone diretto della temperie artistica del Novecento che lo coinvolge talvolta in veste di protagonista, tal altra in qualità di attento critico e osservatore. Dorfles si dedica alla pittura già dalla prima metà degli anni Trenta, partendo da composizioni surreali con una tecnica usata dai maestri del Quattrocento, la tempera grassa all’uovo.


Gillo Dorfles in un ritratto fotografico realizzato da Niccolò Caranti
Gillo Dorfles in un ritratto fotografico realizzato da Niccolò Caranti

Lo stesso artista ammette di non mirare fin d’allora a qualcosa di preciso, ma di interessarsi a simboli preesistenti, come la croce, la luna, il sole, forme archetipe particolarmente suggestive cui fa ricorso in modo del tutto occasionale. Da subito la sua pittura – definita “organica” e “vagamente surreale” – risulta slegata da qualsiasi schematismo geometrico e dalle regole precostituite di uno sterile astrattismo. La sua opera pittorica, infatti, trae la sua ragion d’essere – come afferma lo stesso Dorfles – dall’intima necessità di manifestare le immagini che gli affiorano alla mente e di visualizzare le espressioni consce e inconsce che gli si affacciano. Nel 1948 è tra i fondatori del MAC (Movimento Arte Concreta) del quale è uno dei principali esponenti e di cui indaga con particolare sensibilità le teorie artistiche.

A partire dal 1958 l’insegnamento, gli studi di estetica e critica d’arte e l’intensa attività di scrittore lo inducono a una progressiva diminuzione dell’attività pittorica. È il periodo in cui si sviluppano movimenti come l’informale, la pop art, l’arte povera che, per quanto interessanti agli occhi di Dorfles come critico d’arte, risultano molto distanti dalla sua sensibilità di pittore e lo inducono ad allontanarsi dalla scena artistica cui ritornerà solo dopo gli anni Ottanta.
Simbiosi di esseri, 1996, acrilico su tela,180 x 200 cm
Simbiosi di esseri, 1996, acrilico su tela,180 x 200 cm
La mostra alla Fondazione Marconi si concentrava proprio su questi ultimi trent’anni della produzione di Dorfles, costituita nel suo complesso da una cospicua serie di tecniche miste su cartoncino (pennarello, acrilico, acquarello), ceramiche e sculture che l’artista esegue con rinnovata ispirazione e di cui la mostra offriva una selezione attraverso trenta opere tra acrilici su tela, ceramiche e una scultura di grandi dimensioni, realizzata quest’anno dall’artista con smalti policromi. In mostra si ritrovano le atmosfere inquiete e grottesche (Capovolgimento, 1993), le figure metamorfiche delineate dall’intensità del nero (L’orecchio di Dio e Simbiosi di esseri, 1996), i tipici personaggi emblematici, ora inquietanti e indagatori (Due simbionti, 2008), ora ironici e giocosi (Il giocoliere, 2006). Anche nei recentissimi acrilici su tela (Circonvoluzione, 2011; Strega marina, 2012; Letargo, 2013) riappare lo stesso mondo immaginario di Dorfles, popolato da forme pure e primitive derivate da un repertorio già delineato nel passato. Nuovi esseri poliformi, a metà tra mondo animale, umano e vegetale, riemergono in un perenne processo di evoluzione.
Circonvoluzione (a quattrocchi), 2011 stampa digitale e acrilico su tela 60 x 70 cm
Circonvoluzione (a quattrocchi), 2011
stampa digitale e acrilico su tela
60 x 70 cm
La linea rimane protagonista assoluta degli inverosimili percorsi dettati solo dalla fantasia, dunque dalla natura interiore dell’artista a ulteriore conferma che quella di Dorfles è una pittura libera e istintiva e che, come tale, incuriosisce e sorprende. “L’opera pittorica di Gillo Dorfles”, scrive Luigi Sansone nel Catalogue raisonné pubblicato dall’editore Mazzotta nel 2010 e comprensivo dell’intera produzione artistica di Dorfles fino ad allora “è tutta pervasa da una rara capacità di coinvolgere lo spettatore nel piacere di cercare e ritrovare in essa quel misterioso mondo interiore che è in ciascuno di noi e che, distratti come siamo da superficiali sollecitazioni esterne, purtroppo tendiamo a dimenticare. Sono lavori intriganti e stimolanti che ci riconducono alle essenze della vita, a percezioni lontane vissute a livello conscio e inconscio, con sorprendente e compiaciuta curiosità.” Completano il programma della mostra due conferenze (il 21 gennaio e l’11 febbraio 2014) tenute dallo stesso artista, dal curatore Luigi Sansone e dal critico d’arte Claudio Cerritelli sui temi Il rinnovamento dell’arte italiana negli anni Quaranta e Cinquanta dello scorso secolo e Uno sguardo e una riflessione sull’arte contemporanea, un’ennesima testimonianza della inesauribile passione di Gillo Dorfles nei confronti non solo dell’arte e delle sue motivazioni, ma dell’attenta e lucida osservazione di quell’insieme di fenomeni antropologici, sociali e culturali che ad essa sottendono.

Circonvoluzione (a quattrocchi), 2011 stampa digitale e acrilico su tela, 60 x 70 cm
Circonvoluzione (a quattrocchi), 2011
stampa digitale e acrilico su tela, 60 x 70 cm

Note biografiche
Gillo Dorfles nasce a Trieste nel 1910. In seguito allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Genova, dove trascorre l’infanzia. Al termine del conflitto rientra a Trieste e si iscrive al Liceo
Classico. Si trasferisce a Milano nel 1928 dove studia medicina ma dopo tre anni decide di completare il percorso universitario a Roma come allievo interno nella clinica Cesare Frugoni; si laurea nel 1934, specializzandosi in neuropsichiatria.
Due simbionti, 2008, acrilico su tela, 70 x 80 cm
Due simbionti, 2008,acrilico su tela,70 x 80 cm

A partire dagli anni Trenta ha svolto un’intensa attività di critica d’arte e saggistica collaborando a “La Rassegna d’Italia”, “Le Arti Plastiche”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo”, “Domus”, “Aut Aut”, “The Studio”,
“The Journal of Aesthetics”.
Capovolgimento, 1993, acrilico su cartone telato, 60 x 50 cm
Capovolgimento, 1993, acrilico su cartone telato, 60 x 50 cm

Esordisce in pittura negli anni Trenta. Nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC) con l’obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di
assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti. Negli anni Cinquanta ha inizio l’attività teorica e critica di Dorfles, che si presenta decisamente rivoluzionaria rispetto agli assunti crociani
ancora dominanti. L’attenzione di Dorfles è rivolta soprattutto ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull’architettura moderna e contemporanea. Dagli anni Sessanta insegna estetica in diverse università italiane (Milano, Trieste, Cagliari) e dagli anni Ottanta riprende l’attività pittorica e grafica che per i suoi numerosi impegni aveva interrotto.
Moltissimi i riconoscimenti internazionali sia come artista che come critico. Negli ultimi anni gli sono state dedicate mostre a Milano (PAC, 2001, e Palazzo Reale, 2010), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso
(Max Museo, 2010) e Rovereto (Mart, 2011).
Nel 2010 è pubblicato Gillo Dorfles – Catalogue raisonné, a cura di Luigi Sansone, Edizioni Gabriele
Mazzotta, Milano. Tra le sue numerose pubblicazioni dedicate alla sociologia dell’arte, alla critica dell’arte, dell’architettura e
del design, molti dei quali tradotti nelle principali lingue, ricordiamo: Discorso tecnico delle arti (1952), Architettura moderna (1954), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze dell’arte oggi (1961), Il disegno
industriale e la sua estetica (1963), Nuovi riti, nuovi miti (1965), Il Kitsch (1968), Le oscillazioni del gusto, (1970), Il divenire della critica (1976), Mode & Modi, (1978), Elogio della disarmonia, (1986), Preferenze
critiche (1993), Fatti e fattoidi, (1997), Irritazioni (2000), La (nuova) moda della moda, (2008).
 

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa