Grandi mura che si sviluppano per chilometri sugli Appennini. Erano resti di sconosciute città “italiane” di 2500 anni fa? Questi due studiosi hanno ora la risposta. Leggetela qui

Durante la seconda metà del primo millennio a.C., centinaia di fortezze o mura punteggiavano gli Appennini centrali italiani. Spesso questi muraglioni, che corrono anche per diversi chilometri, attorno ad una determinata aree collinare, vengono visti come segnali inequivocabili della presenza di una “proto-città”. Ma Archaeology pubblica, in queste ore, sul sito dell’Università di Cambridge, l’articolo scientifico di due studiosi, Giacomo Fontana e Wieke de Neef, che si sono arrampicati sui colli con strumentazioni all’avanguardia, che hanno preso immagini aeree e geofisiche, che hanno compiuto verifiche geologiche, che battuto palmo a palmo il terreno senza indagini invasive per fornire un quadro esatto di queste anomalie urbanistiche.

Le possenti mura contengono davvero gli edifici di città poi perdute, cadute, rase al suolo? O le fortezze erano, in realtà, delimitazioni ampie di luoghi protetti occupati da pascoli, utilizzati per brevi periodi dell’anno?

Mura antiche che cintavano 18 ettari

Gli autori presentano i risultati delle indagini svolte a Monte Santa Croce-Cognolo – in provincia di Caserta – che mettono in discussione l’idea che in quei luoghi isolati, per quanto in presenza di cerchie murarie ci fossero nuclei urbani. Il fortilizio studiato ora racchiude 18 ettari, comprese le cime gemelle di Monte Santa Croce (580 m) e Monte Cognolo (518 m), separate da ripidi pendii che scendono fino a una sella (499 m). Mentre Monte Santa Croce presenta una cima ripida e stretta con un’area inferiore a 1 ettaro, Monte Cognolo offre un ampio altopiano dolcemente inclinato che si estende per oltre 11 ettaro.

Cosa c’era all’interno delle aree

“Studi precedenti – dicono i ricercatori – hanno identificato una piccola area (<1 ha) di occupazione e hanno suggerito che l’abitato si estendesse su tutto il sito di 18 ettari”. Ma Giacomo Fontana e Wieke de Neef ritengono che, in realtà, solo una piccola parte di quei recinti fosse abitata, peraltro stagionalmente. I grandi recinti avrebbero così protetto allevatori – forse con l’ausilio di armati – nelle loro attività di pascolo, offrendo uno spazio protetto soprattutto rispetto al passaggio di altre mandrie o greggi, oppure al furto e alla predazione. E, al contempo, doveva aver una funzione notevole anche per evitare lo smarrimento degli animali, durante il pascolo. Il controllo, all’entrata, era una grande garanzia di sicurezza.

E ora alla ricerca di resti animali

Combinando indagini geofisiche e pedonali con dati rilevati da remoto e resoconti etnografici locali, gli autori rilevano poche prove di abitazione permanente e sostengono invece attività connesse all’allevamento di animali. I risultati sfidano le interpretazioni incentrate sull’urbanistica dimostrando la coesistenza di forti monumentali ma disabitati e siti urbani, solitamente osservati nel Mediterraneo e in Europa. “I dati della magnetometria non rivelano alcuna caratteristica che suggerisca un’abitazione permanente sul Monte Cognolo. – affermano gli studiosi – Le nostre indagini non invasive del fortilizio collinare di 18 ettari Monte Santa Croce-Cognolo nell’Italia centrale hanno rivelato una mancanza di prove di occupazione permanente del sito. Invece, i risultati indicano attività pastorali, compatibili con i resoconti orali locali del recente utilizzo del sito per il pascolo durante tutto l’anno e la ricerca stagionale di cibo. Questa nuova prova sfida la precedente interpretazione incentrata sull’urbanizzazione del Monte Cognolo come sito di abitazione permanente, suggerendo invece che la sua funzione primaria potrebbe essere stata incentrata su un’economia basata sul bestiame. Un futuro programma di scavi e prove di scavo, abbinato a uno studio isotopico di resti animali, potrebbe aiutare a convalidare questa interpretazione”.

“L’importanza di queste scoperte risiede nell’esposizione del pregiudizio persistente prevalente nelle ricerche precedenti. dicono gli studiosi – Siti come Monte Santa Croce-Cognolo, con le loro posizioni strategiche, monumentalità e vicinanza ad aree di terreni fertili, hanno un potenziale abbondante per lo sviluppo urbano e l’abitazione permanente. Ma questo non significa che siano stati utilizzati come tali. Le prove molto limitate di occupazione residenziale dell’area fortificata di 18 ettari di Monte Santa Croce-Cognolo spingono a rivalutare l’interpretazione di altri forti collinari sanniti che sono stati visti prevalentemente attraverso una lente incentrata sull’urbanistica. I nostri dati suggeriscono che vari modelli di organizzazione degli insediamenti coesistevano nell’Italia centrale durante la seconda metà del primo millennio a.C. Questo articolo contribuisce quindi al dibattito su forme alternative e non urbane di organizzazione sociale nell’Italia antica, nel Mediterraneo e oltre”.

“Dal punto di vista metodologico, sono state condotte poche indagini geofisiche nelle aree montuose italiane – proseguono i ricercatori – quindi il nostro lavoro contribuisce anche alla messa a punto delle strategie di indagine nell’archeologia degli altopiani. (Ullrich & De NeefRiferimento Ullrich, Neef e Carrer2024 ). La nostra strategia di combinare la raccolta e l’analisi di dati rilevati da remoto e sul campo illustra i vantaggi di una metodologia integrata e iterativa. Attraverso la modellazione statistica, lo studio promuove anche un approccio semplice ma efficace alla visibilità della superficie nei rilievi pedonali e alla valutazione di potenziali bias di recupero nelle regioni montuose densamente vegetate dell’Italia centrale e oltre”.

Fonte: Giacomo Fontana e Wieke de Neef, Italy’s empty hillforts: reassessing urban-centric biases through combined non-invasive prospection methods on a Samnite site (fourth–third centuries BC), Antiquity, Published online by Cambridge University Press:  October 2024


Condividi l'articolo su:
Redazione
Redazione

Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa