di Gualtiero Marchesi
[S]tavolta mi sono proprio divertito. Ho ideato una serie di piatti il cui filo conduttore è la scrittura. Parole o segni grafici ad attraversare la campitura, come nelle opere degli artisti della Poesia Visiva.
Il primo piatto è un riso al profumo di mare, cotto cioè in brodo di pesce. Con una salsa al nero di seppia vi ho vergato un grande ecce seguito dai puntini di sospensione. L’ecco latino o, invece, l’inizio di eccellente, ossia una rassicurante strizzatina d’occhi a chi si appresta all’assaggio? Lascio a voi la risposta: ripeto, il divertimento non è estraneo a queste composizioni.
Il secondo piatto è una crème brûlée, con un bel punto interrogativo di salsa al cioccolato. Il mistero, l’enigma. Lo risolverete solo mangiando.
Il terzo piatto è una variante del secondo. Ancora crème brûlée, ma la scritta, fine, è in rosso, e l’inchiostro è salsa di lamponi. Qui il significato è inequivocabile: si tratta della settima ed ultima portata del mio menù degustazione. Il settimo sigillo. Siamo alla fine, dunque. Come al cinema, il pubblico è avvisato.