VENEZIA – Come conservare le opere d’arte nelle migliori condizioni atmosferiche? Chiedetelo ai.. licheni. La Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è al sicuro da uno dei suoi nemici più subdoli, le polveri sottili metalliche. Una squadra di esperti provenienti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dall’Accademia Nazionale dei Lincei, dall’Università di Siena e dalla stessa collezione ha eseguito un’indagine innovativa, rivelando che le opere e le sale non sono state contaminate da queste particelle dannose di origine umana.
Il patrimonio culturale è sempre stato minacciato da queste “polveri sottili” che, oltre a rendere le opere opache e deteriorate, causano la perdita irreparabile della loro bellezza intrinseca. Per preservare il patrimonio artistico della Collezione Peggy Guggenheim, i ricercatori hanno applicato tecniche all’avanguardia, mirate a valutare lo stato della collezione esposta a Venezia, una delle città più iconiche e sensibili all’ambiente.
Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista ‘Environmental Advances’, ha utilizzato sofisticate analisi chimiche e magnetiche su licheni collocati come bioaccumulatori del particolato atmosferico per tre mesi. I risultati hanno dimostrato un’impronta ambientale moderata solo sui licheni posizionati all’esterno della collezione. Al contrario, quelli collocati all’interno, come sensori biologici posti su opere d’arte di illustri artisti come Pablo Picasso, Louis Marcoussis e Umberto Boccioni, non hanno mostrato accumuli significativi di elementi chimici potenzialmente tossici.
Aldo Winkler, Responsabile del Laboratorio di Paleomagnetismo dell’INGV, ha dichiarato: “Il nostro progetto, CHIOMA (Cultural Heritage Investigations and Observations: a Multidisciplinary Approach), utilizza tecniche magnetiche innovative applicate ai licheni, fornendo risultati senza precedenti per il controllo e la protezione del nostro patrimonio culturale dall’inquinamento atmosferico.”
Stefano Loppi, professore del Dipartimento di Scienze della Vita di UniSI, ha enfatizzato il ruolo chiave dei licheni come bioindicatori sia in ambienti interni che esterni. Ha aggiunto: “L’uso dei licheni come trapianti ci permette di confrontare le proprietà chimiche prima e dopo l’esposizione, fornendo informazioni cruciali sull’inquinamento atmosferico.”
Questo progetto non solo ha ottenuto risultati eccezionali a Venezia ma si propone di estendere la sua portata ad altri importanti contesti urbani, come il Parco Archeologico del Colosseo a Roma, i musei di Buenos Aires e persino il Metropolitan Museum of Art di New York. Gli sforzi combinati di scienziati, istituzioni culturali e musei dimostrano il valore cruciale delle metodologie multidisciplinari per proteggere il patrimonio culturale dall’inquinamento.
L’impegno nel comprendere e proteggere l’arte e la storia attraverso questa ricerca pionieristica è un esempio tangibile di come la scienza e la cultura possano unirsi per preservare il nostro passato per le generazioni future.