Potrebbero essere i resti della perduta Basilica progettata da Vitruvio – al quale l’architetto della romanità aveva dedicato un’ampia descrizione nel De architectura – quelli trovati nei giorni scorsi nel centro di Fano, scoperta alla quale Stile arte aveva dedicato un ampio servizio. Sondaggi e rilievi con drone proseguono.
Marco Vitruvio Pollione – Formia, 80 a.C. circa, dopo il 15 a.C. circa – è considerato uno dei massimi architetti dell’antichità romana.
Anche l’archeologa della Soprintendenza, Ilaria Venanzoni, ha affermato che, allo stato attuale delle indagini, non si può escludere, a livello di ipotesi investigativa, che i vani con ricchi pavimenti marmorei e preziosi rivestimenti lapidei siano da ascrivere al mitico edificio perduto. La Basilica vitruviana, descritta dall’architetto antico nel proprio celeberrimo libro, fu l’esempio del perfetto modo di costruire e influenzò notevolmente anche il Rinascimento e, successivamente, Palladio.
Per basilica, nell’architettura civile dell’Antica Roma, si intende l’edificio pubblico, spesso in comunicazione con il Foro – cioè la piazza principale, luogo di ritrovo – , che nell’antica Roma veniva utilizzato come luogo coperto soprattutto per trattare gli affari, sanare le controversie ed amministrare la giustizia. I primi esempi si diffusero in Italia dopo la seconda guerra punica.
Il ritrovamento dei vani che potrebbero ricondurre alla basilica perduta è avvenuto, a Fano, nel corso di lavori edilizi.
“Quello trovato in questi giorni è un complesso costituito da almeno 5 ambienti, i cui muri, conservati in alzato per circa 2 metri, hanno lo spessore di 5 piedi romani (1,50 metri) e sono rivestiti in malta di calce e lastre di marmo. – dice la Soprintendenza – Sono state parzialmente messe in luce anche le relative pavimentazioni, che sono in marmi d’importazione, di colore verde e rosato, probabilmente cipollino verde e pavonazzetto”.
Tutto il complesso, databile a circa 2000 anni fa, è stato interessato – prosegue la Soprintendenza marchigiana – almeno da due ulteriori fasi di vita in epoca medievale, di cui sono state ritrovate alcune tracce: strutture murarie, focolari, frammenti di ceramica invetriata. Fra i materiali recuperati, vi è anche un frammento di iscrizione su marmo che riporta su due righe le lettere V e I e conserva ancora tracce della “rubricatura”, ovvero la colorazione in rosso dei solchi delle lettere incise. (nella foto qui sotto)
“La descrizione analitica della Basilica di Fano occupa ben cinque paragrafi del trattato sull’architettura (Vitr. De Arch., V, 6-10). – afferma il Centro studi vitruviani di Fano – Si tratta dell’unico edificio del quale Vitruvio afferma aver curato la costruzione (“conlocavi curavique”), cui attribuisce valori di grande dignità e bellezza (summam dignitatem et venustatem). Le indicazioni contenute nel trattato rivelano che la basilica si affacciava con un lato lungo sul centro del Foro di Fano ed era in asse col prospiciente Tempio di Giove nell’altro lato della piazza, secondo una disposizione insolita per l’epoca, ma che si diffuse nell’età augustea inoltrata e che dunque Vitruvio potrebbe aver contribuito a promuovere. Tale disposizione assiale permetteva di valorizzare ancor di più il tribunale e l’aedes Augusti, posti in una zona absidata situata in posizione centrale oltre il muro di fondo della basilica”.
“I dati riportati da Vitruvio – prosegue il Centro studi vitruviani – mostrano nel complesso una costruzione architettonica votata a un ideale di sobrietà e severità, che ben si sposa con l’estetica atticistica, dominante nella prima età augustea. In questa direzione rientra la scelta per il colonnato di un “ordine gigante”, vale a dire l’utilizzo di grandi colonne che “coprivano” da sole i due piani della basilica, elevandosi da terra fino a sorreggere le capriate di copertura.
Tale soluzione permetteva infatti un risparmio di lavoro e materiali, aumentando allo stesso tempo il senso di “magnificentia” e “auctoritas” (V, 10)”.
Fano è oggi un Comune di circa 60mila abitanti, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche. Sorse come un centro piceno, ma si sviluppò con i Romani. Il toponimo è legato a Fanum Fortunae, nome che rimanda al “Tempio della Fortuna”, forse eretto a testimonianza della temporalmente lontana battaglia del Metauro. Nel 207 a.C. le legioni romane sbaragliarono qui l’esercito del generale cartaginese Asdrubale, uccidendone il condottiero che intendeva ricongiungersi al fratello Annibale. La conquista della cittadina avvenne nel 49 a.C da parte di Gaio Giulio Cesare, che diede così inizio alla Guerra Civile contro Pompeo.
Augusto dotò l’insediamento di mura di cinta (ancora parzialmente visibili), elevando l’insediamento allo stato di colonia romana col nome di Colonia Julia Fanestris.