Il bacio. E' un'istantanea o una foto in posa? I segreti di Doisneau, il Prévert della luce

Quella che Doisneau ha tramandato ai posteri è l’immagine della Parigi più vera, ormai scomparsa e fissata solo nell’immaginario collettivo; è quella dei bistrot, dei clochard, delle antiche professioni; quella dei mercati di Les Halles, dei caffè esistenzialisti di Saint Germain des Prés, punto d’incontro per intellettuali, artisti, musicisti, attori, poeti, come Jacques Prévert col quale condivise, fino alla sua morte, un’amicizia fraterna e qui presente con uno scatto -Prévert au guéridon- che lo ritrae seduto al tavolino di un bar con il suo fedele cane e l’ancor più fedele sigaretta. L'appuntamento espositivo di Lecco

Robert Doisneau, Le baiser de L’Hotel De Ville, 1950 @ Atelier Robert Doisneau

La’analisi iconografica
Il Bacio dell’Hotel de Ville (1950) è divenuto un’icona della modernità e del nuovo modo, anticonformista, della generazione post-bellica nell’affrontare le libertà individuali. Un bacio romantico, tra la folla, sarebbe stato percepito come incongruo, rispetto al pubblico pudore. Prevertianamente, l’autore, Doisneau, coglie invece la necessità della manifestazione dei sentimenti, che segna un’era nuova. Sotto il profilo iconografico, tutto ruota attorno alla coppia, pur inconsapevolmente. La messa a fuoco da parte del fotografo dei due innamorati crea il centro di un cerchio, lasciando sfumati – attraverso la limitazione della profondità di campo e l’esposizione lievemente prolungata rilevabile dal movimento striato lasciato sulla pellicola dai diversi passanti più rapidi. L’immagine inconscia è quella di un sole fisso – quello dell’amore -attorno al quale ruotano pianeti e satelliti.
La domanda. Fu un’istantanea, come qualcuno ha detto, o, venne, come pare dai diversi campi, costruita? Rispondono gli organizzatori della mostra organizzata a Lecco nel 2018, dedicata a Doisneau
” Il Bacio dell’Hotel de Ville, scattata nel 1950, che ritrae una coppia di ragazzi che si bacia davanti al municipio di Parigi mentre, attorno a loro, la gente cammina veloce e distratta. L’opera, per lungo tempo identificata come un simbolo della capacità della fotografia di fermare l’attimo, non è stata scattata per caso: Doisneau, infatti, stava realizzando un servizio fotografico per la rivista americana Life, e chiese ai due giovani di posare per lui.
Alla ricerca dell’umanità di Parigi
È una Parigi umanista e generosa ma anche sublime che si rivela nella nudità del quotidiano; nessuno meglio di lui si avvicina e fissa nell’istante della fotografia gli uomini nella loro verità quotidiana, qualche volta reinventata. Il suo lavoro di intimo spettatore appare oggi come un vasto album di famiglia dove ciascuno si riconosce con emozione.
Doisneau (Gentilly, 14 aprile 1912 – Montrouge, 1 aprile 1994), che amava paragonarsi a Eugène Atget, uno dei padri della fotografia del Novecento, percorre fotograficamente le periferie di Parigi per “impossessarsi dei tesori che i suoi contemporanei trasmettono inconsciamente”.  Ma il fotografo fu interprete della specificità di Parigi romantica, artistica, dotata di un slancio vitale meraviglioso, a differenza delle fredde metropoli americane o di Londra. Sotto il profilo compositivo le sue immagini cercano, generalmente, il rapporto tra soggetto o soggetti in movimento, attorno a un perno iconografico di fissità, come un monumento o un edificio o le persone ferme a un tavolino del bar.
Noto oggi al grande pubblico, Doisneau, dopo essersi diplomato all’École Estienne, scopre la fotografia da giovane, mentre lavora in uno studio di pubblicità specializzato in prodotti farmaceutici. Nel 1931 è operatore da Vigneau e, nel 1934, fotografo per le officine Renault da cui viene licenziato cinque anni più tardi per assenteismo. Nel 1939 diviene fotografo-illustratore free-lance e nel 1946 entra definitivamente nell’agenzia Rapho. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Toulouse espone le sue opere e, a partire dagli anni Settanta, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e vendute in tutto il mondo. Autore di un grande numero di opere (gli archivi di Robert Doisneau comprendono circa 450.000 fotografie), Doisneau è diventato il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia. Le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo.
 

Il punto della ricerca su Doisneau
alla mostra allestita a Lecco

 
 
La rassegna, dal titolo Pescatore d’immagini, curata dall’Atelier Robert Doisneau – Francine Deroudille ed Annette Doisneau – in collaborazione con Piero Pozzi, col patrocinio del Comune di Lecco, prodotta e realizzata da Di Chroma Photography e ViDi – Visit Different, ha presenta 70 immagini in bianco e nero che ripercorrono l’universo creativo del fotografo francese.
Il percorso espositivo, che ha proposto alcune delle icone più riconoscibili della sua carriera come Le Baiser de l’Hôtel de Ville, Les pains de Picasso, Prévert au guéridon, si è aperto con l’autoritratto del 1949. Quindi i soggetti a lui più cari, conducendo il visitatore in un’emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, nei bistrot e nelle gallerie d’arte della capitale francese.
I soggetti prediletti delle sue fotografie sono, infatti, i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo.
Quella che Doisneau ha tramandato ai posteri è l’immagine della Parigi più vera, ormai scomparsa e fissata solo nell’immaginario collettivo; è quella dei bistrot, dei clochard, delle antiche professioni; quella dei mercati di Les Halles, dei caffè esistenzialisti di Saint Germain des Prés, punto d’incontro per intellettuali, artisti, musicisti, attori, poeti, come Jacques Prévert col quale condivise, fino alla sua morte, un’amicizia fraterna e qui presente con uno scatto -Prévert au guéridon- che lo ritrae seduto al tavolino di un bar con il suo fedele cane e l’ancor più fedele sigaretta.
Com’ebbe modo di ricordare lo stesso Doisneau, “Le meraviglie della vita quotidiana sono così eccitanti; nessun regista può ricreare l’inaspettato che si trova nelle strade”.
Il lavoro di Doisneau dà risalto e dignità alla cultura di strada dei bambini; ritornando spesso sul tema dei più piccoli che giocano in città, lontani dalle restrizioni dei genitori, trattando il tema del gioco e dell’istruzione scolastica con serietà e rispetto, ma anche con quell’ironia che si ritrova spesso nei suoi scatti.
È il caso di Les pains de Picasso, in cui l’artista spagnolo, vestito con la sua tipica maglietta a righe, gioca a farsi ritrarre seduto al tavolo della cucina davanti a dei pani che surrogano, con la loro forma, le sue mani.
Catalogo Skira
L’esposizione è la prima del programma triennale (2018-2020), messo a punto dal Comune di Lecco in collaborazione con ViDi – Visit Different, che porterà a Palazzo delle Paure i grandi nomi dell’arte.
ROBERT DOISNEAU. Pescatore d’immagini
Lecco, Palazzo delle Paure (piazza XX Settembre)
23 giugno – 30 settembre 2018
Ingresso:
Intero, €9,00
Ridotto, €7,00
L’ingresso ridotto è previsto per ragazzi dai 6 ai 18 anni over 65 anni studenti universitari muniti di tessera gruppi precostituiti di adulti oltre le 15 persone, Soci FAI e TCI con tessere in corso di validità.
Ridotto speciale, €5,00
L’ingresso ridotto speciale è previsto per disabile e un accompagnatore, giornalisti con tessera in corso di validità, bambini sotto i 6 anni soci ICOM muniti di tessera in corso di validità.
Ufficio stampa Comune di Lecco
tel. 0341 481262
ufficio.stampa@comune.lecco.it
Ufficio stampa ViDi
CLP Relazioni Pubbliche, tel. 02 36 755 700
Anna Defrancesco | anna.defrancesco@clponline.it | www.clp1968.it

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