[I] CANI NELL’ARTE – Il morbido sonno del botolo acciambellato ai piedi della Venere di Urbino (1538) di Tiziano ha una funzione di straordinaria importanza nell’opera del grande maestro veneziano. Esso rappresenta l’abbandono nell’assoluta tranquillità domestica. Il riposo dell’animale è infatti reso imperturbabile dal silenzio che regna nella stanza. Nulla minaccia la donna.
Nulla grava sulla stanza, dominata dalle carni seriche della divina signora. Il cane percepisce i vellutati movimenti della fantesca che sistema la biancheria nel cassone, in secondo piano, ma la sua attenzione selettiva, perdurante nella fase del sonno, lo porta a considerare ogni piccolo movimento del personale di servizio come suono di una conosciuta e rassicurante azione quotidiana.
E’ sul versante esterno, al di qua della tela, nel punto in cui si colloca il fruitore, che avviene, sempre in virtù della presenza del cane addormentato, un fatto prodigioso. Tiziano, che realizza il dipinto per Guidobaldo della Rovere, Signore di Urbino, orienta gli occhi della donna così che possano incontrare lo sguardo dello spettatore.
Grazie a questo artificio, lo spettatore stesso diviene amante della donna, accolto nella stanza, senza che Venere si copra con il lenzuolo o che il cane, al quale è evidentemente noto, si risvegli dal sonno. Tutto ciò conferisce al dipinto il senso di un meraviglioso, morbido abbandono alla domestica felicità.
Il piccolo animale accucciato ai piedi, oltre ad avere una funzione importante nell’ambito della costruzione del clima psicologico che aleggia nella stanza, rinvia ai sepolcri gotici ed è simbolo di fedeltà matrimoniale. Le lastre scolpite, infatti, oltre a recare la figura della defunta presentano un devoto cane all’estremità inferiore della composizione