Intervista di Roberto Manescalchi a Francesca Cagianelli, conservatrice della Pinacoteca Servolini di Collesalvetti e curatrice della mostra “Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno” (30 Settembre 2021- 20 Gennaio 2022), allestita nella Pinacoteca stessa.
Le ragioni di una mostra su Charles Doudelet a Collesalvetti?
La storiografia critica relativa al Novecento livornese ha sempre privilegiato, almeno finora, le ragioni del naturalismo, in ossequio all’eredità di Giovanni Fattori presso gli adepti del Gruppo Labronico.
La Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, a partire da oltre un decennio di programmazione culturale e nell’ambito di un’ormai pluriennale stagione espositiva, si è invece connotata con riferimento alla falange simbolista del Novecento Livornese, afferente in larga parte allo storico Caffè Bardi, privilegiando vicende e biografie di artisti del Novecento dimenticati, quali Gastone Razzaguta, Corrado Michelozzi, Irma Pavone Grotta, e focalizzando stagioni artistiche assolutamente sommerse nella Livorno del primo Novecento, in primis la diffusione del verbo dei Rose+Croix a Livorno, una sorta di anatema per quegli storici dell’arte che fino a trent’anni fa hanno ostinatamente creduto in una Livorno postmacchiaiola.
Le ragioni di una riscoperta italiana di Charles Doudelet?
Abbiamo subito intravisto l’occasione, anzi il privilegio, di consolidare il brand Doudelet per la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, visto che siamo stati i primi in Europa a dedicare una mostra a questo strepitoso simbolista belga, stranamente marginalizzato in Belgio rispetto a connazionali ben più fortunati quali Fernand Khnopff e Félicien Rops, forse a causa di una carriera prevalentemente italiana, visto che, nato nel 1861 a Lille, e attivo in Belgio a partire dagli anni Novanta del XX secolo, subito nel 1901 era stato inviato dal governo belga in Italia per studiare gli antichi manoscritti, stabilendo la sua residenza dapprima a Firenze, a partire dal 1902, e quindi a Livorno dal 1908, dove si trattenne addirittura fino al 1923, connotandosi così per una produzione disegnativa, pittorica e critica di genesi italiana, sfuggendo pertanto alla possibilità di diventare un rappresentante tipico del Novecento belga.
Le distinzioni tra le due mostre dedicate a Doudelet, quella del 2019 e quella del 2021: le novità dell’attuale mostra
Rispetto alla mostra del 2019 “L’incanto di Medusa. Charles Doudelet, il più geniale interprete di Maeterlinck tra il Belgio e la Toscana”, dedicata soprattutto all’impegno illustrativo di Charles Doudelet nell’ambito delle imprese editoriali dell’amico e connazionale Maurice Maeterlinck, con la mostra Dans le noir.
Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno si è inteso soprattutto ritagliare quella riflessione esoterica e occultista dell’artista belga che ha avuto maggior ripercussione su alcuni protagonisti del Caffè Bardi di Livorno, in primis Gabriele Gabrielli, Gino Romiti, Mario Pieri-Nerli, Renato Natali e Gastone Razzaguta.
Grazie ad alcune testimonianze inoppugnabili da me recuperate nel corso delle mie pluriennali indagini scientifiche, ho potuto appurare che nella Livorno primonovecentesca, caso unico in Italia anche rispetto alla vicina Firenze, si radica una sorta di laboratorio di riflessioni esoteriche all’origine di tutta una produzione cittadina dominata da sirene, gufi, templi misteriosi e danze macabre, immediatamente ricollegabili alla presenza dell’artista belga nei circuiti dello storico Caffè Bardi di Livorno.
Le piste di indagine più cruciali seguite da Lei, la curatrice, rispetto alla focalizzazione dell’influenza di Charles Doudelet a Livorno ?
Se fin dal 2009 come autrice del volume Charles Doudelet pittore, incisore e critico d’arte. Dal “Leonardo” a “L’Eroica”, pubblicato dalla Casa Editrice Leo Olschki, e quindi dal 2019, come conservatrice della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, sto seguendo la pista della diffusione del verbo rosacrociano nella Livorno primonovecentesca, ancora scarsissime, allo stato attuale della ricognizione storiografica, risultano le notizie accertate relativamente a tale argomentazione: sono state prevalentemente testimonianze documentarie reperite negli archivi d’arte finora da me catalogati ad offrire inedite prospettive, quali in particolare la preziosa corrispondenza epistolare tra Charles Doudelet e uno dei protagonisti indiscussi di un cinquantennio di arte labronica, e Gino Romiti, premessa indispensabile quest’ultima ai fini di una focalizzazione assolutamente filologica del radicamento dell’artista belga nei circuiti dello storico Caffè Bardi. Non si può d’altra parte non citare uno dei più illuminati articoli dedicati da Doudelet al precoce e geniale livornese Gabriele Gabrielli nel 1917.
Il futuro della storiografia critica relativa al Novecento livornese
Con la mostra “Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno” si inaugura a tutti gli effetti un nuovo capitolo della storiografia del Novecento Livornese, concludendo definitivamente la stagione critica inauguratasi negli anni Novanta con il fatidico volume dal titolo I Postmacchiaioli, nell’ambito del quale pressochè nessuno degli artisti esposti nell’attuale mostra riscuoteva neppure una citazione, tranne il solo Benvenuto Benvenuti, ridotto a “un caso divisionista” i cui “paesaggi ideali” furono addirittura tacciati di rappresentare “un clima culturale certamente minore o minimo” (Monti 1991).
Oggi grazie anche alla ricognizione di Dario Matteoni, autore in catalogo di un inedito affondo scientifico dedicato ai progetti architettonici di Benvenuti, si riesce a sfatare tale impalcatura storiografica, ricongiungendo le sorti del divisionista livornese con alcuni dei più fondamentali episodi dell’architettura internazionale.
L’importanza del simbolismo nella programmazione passata e futura della Pinacoteca Comunale Carlo Servolini?
Dopo alcuni importanti episodi espositivi dedicati alla riscoperta di artisti pressochè scomparsi dall’immaginario collettivo, così come dai principali repertori storiografici, quali in particolare i livornesi Gastone Razzaguta e Irma Pavone Grotta, oggi finalmente ricondotti all’inedita stagione del simbolismo livornese, la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini punta per il futuro ad una programmazione sempre più funzionale alla valorizzazione della stagione artistica dei primi due decenni del Novecento, con l’obiettivo di storicizzare personalità fino ad oggi ricondotte all’alveo del macchiaiolismo, ma in effetti protagoniste, ai loro esordi, di un coraggioso slancio simbolista.
Questa scelta costituisce una vera e propria mission per la Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, intitolata a Carlo Servolini, pittore e incisore livornese che all’epoca della sua formazione artistica ai margini dello storico Caffè Bardi, si contrappose a Gastone Razzaguta, ma predilesse una personalità quale Gino Romiti da cui mutuò la risoluzione simbolica della questione luminosa, ma soprattutto la suggestione di visionari notturni.
La mostra
“Dans le noir. Charles Doudelet e il simbolismo a Livorno”
a cura di Francesca Cagianelli
Pinacoteca Comunale Carlo Servolini, Via Umberto I, 63, Collesalvetti (Livorno)
30 Settembre 2021-20 Gennaio 2022
Tutti i giovedì, ore 15.30-18,30.
La mostra è promossa da Comune di Collesalvetti, Fondazione Livorno – Arte e Cultura, con il Patrocinio dell’Ambasciata del Belgio a Roma e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e di Livorno, in collaborazione con la Società Teosofica Italiana