Il recupero del dolce e possente Profeta di Raffaello nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio

Il Profeta Isaia (250x155 cm), databile al 1511-1512, venne commissionato dal protonotaro apostolico lussemburghese Johan Goritz al pittore urbinate, che era giunto a Roma da tre-quattro anni e che godeva dell'eco del successo delle opere nelle stanze vaticane della Segnatura. Come ricorda Vasari nelle Vite, l'opera dovette essere poco dopo il termine degli affreschi di Michelangelo Buonarroti alla volta della Cappella Sistina. Evidente è la citazione del grande fiorentino

Negli ultimi anni, la Soprintendenza Speciale di Roma ha concentrato l’attenzione sulla La Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio portando avanti un importante restauro. Tra gli interventi, il recupero di un’altra grande opera d’arte, il Profeta Isaia di Raffaello Sanzio. L’attività è avvenuta in amministrazione diretta sotto la supervisione del Soprintendente Speciale Daniela Porro che ha curato la progettazione coadiuvata dalle restauratrici Chiara Scioscia Santoro e Maria Milazzi con l’architetto Alessandro Mascherucci. La Basilica di Sant’Agostino accoglie opere d’arte straordinarie che testimoniano temi, gusti e stili di epoche diverse: dalla Madonna del Parto del Sansovino alla Madonna dei Pellegrini di Caravaggio, solo per citare le più note.

Il Profeta Isaia (250×155 cm), databile al 1511-1512, venne commissionato dal protonotaro apostolico lussemburghese Johan Goritz al pittore urbinate, che era giunto a Roma da tre-quattro anni e che godeva dell’eco del successo delle opere nelle stanze vaticane della Segnatura. Come ricorda Vasari nelle Vite, l’opera dovette essere poco dopo il termine degli affreschi di Michelangelo Buonarroti alla volta della Cappella Sistina. Evidente è la citazione del grande fiorentino.

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Maurizio Bernardelli Curuz
Maurizio Bernardelli Curuz