Una strada romana, con basolato possente e imponenti pietre di soglia, è venuta alla luce, in questi giorni, in Transilvania – Romania – durante lavori nel centro storico di Cluj. Gli operai, che stavano rimuovendo il manto stradale d’asfalto, si sono resi conto che la struttura solida contro la quale picchiava la pala dell’escavatore poteva essere molto antica. Il direttore di cantiere ha così inviato un’informativa al Comune che, a sua volta, ha inviato sul posto gli archeologi del Museo della Transilvania, che si sono resi immediatamente conto della presenza di una strada romana.
Cluj – il cui nome deriva, molto probabilmente, da clausus inteso come luogo chiuso perché circondato da mura – divenne importante centro amministrativo e militare nella provincia romana della Dacia fin dalla conquista di Traiano (circa 107). In seguito all’abbandono dei territori della Dacia Porolissensis al tempo degli imperatori Gallieno/Aureliano (256-271), fu occupata prima dai Gepidi, poi dai Goti, infine dagli Unni di Attila (metà del IV secolo) e dagli Avari.
L’archeologo Cristian Dima, che ha compiuto il sopralluogo, ha affermato che le strade realizzate dai romani sui territori occupati sono state utilizzate per molto tempo dopo la caduta dell’Impero Romano e che alcune sono ancora utilizzate oggi, almeno nel loro percorso.
Strade simili, in quel circondario, sono state scoperte anche nella contea di Alba, nell’area del XIII castello di Gemina, ma anche a Turda, a circa 30 chilometri da Cluj. Altre vestigia, resti di alcuni edifici, si sono conservate a Hunedoara, nei pressi del forte romano di Sutor e in altre zone del paese.
Gli archeologi del Museo di Cluj, durante gli scavi del 2021, realizzati in previsione di un cantiere autostradale sul percorso autostradale, avevano scoperto un tratto della via imperiale romana.
Cristian Dima sottolinea la resistenza delle strade e delle altre costruzioni realizzate dai romani.
“A Cluj sono state utilizzate piastre di pietra, alcune delle quali arrotondate. – aggiunge – In scala ridotta, tutto ricorda molto da vicino ciò che è conservato oggi a Pompei. La resistenza delle costruzioni romane è dovuta in buona parte alla malta da loro inventata allora, ma anche al loro successivo riutilizzo, che ne permise la manutenzione”.