La Gioconda e le sue sorelle. Gemelle. O più giovani o vecchie. Qual è la vostra Monna Lisa ideale?

Il successo di Monna Lisa, che nacque a ridosso dell'esecuzione del ritratto stesso e che raggiunse l'apice con il furto del quadro, non conobbe requie. La dipinsero in tante maniere, tenendo il cardine della stella polare vinciana. Ed è comunque bello osservare il variare di forma, di sorriso, d'espressione nella stessa modella


di Roberto Manescalchi
Della Gioconda originale che è, senza se e senza ma, quella del Louvre presentiamo per prima cosa due foto di quello che, a detta di molti, dovrebbe essere il bozzetto originale conservato in: The Hyde Collection in Glens Falls, New York.

A sinistra la foto prima del restauro ci mostra un disegno che se non di Leonardo è da ascrivere probabilmente alla sua cerchia a destra la documentazione del lavoro di un restauratore tra i tanti cui andrebbero tagliate le mani… si può dire? Dal 19 maggio al 27 agosto 2006, l’opera fu esposta nella Birdsall Gallery della Hyde Collection in concomitanza dell’uscita nelle sale cinematografiche del film di Hollywood “Il Codice Da Vinci” che come tutti sanno è basato sul romanzo best seller di Dan Brown. Il restauro che, secondo noi, ha sicuramente stravolto l’opera, l’accostamento al romanzo e l’impossibilità di capire perché Monna Lisa avrebbe dovuto essere ritratta con la palma in mano a mo’ di Santa Caterina ci fanno guardare l’opera con enorme diffidenza. Ci sovviene che dopo l’incontro con Leonardo, bellissimo e affascinante oltre ogni limite, la convivenza con Francesco del Giocondo potrebbe effettivamente essere sembrata alla donna come sorta di martirio, ma questo è perché, come spesso ci accade, siamo cattivi dentro. Dal presunto bozzetto (antefatto) alla copia, probabilmente più bella conservata al Prado e confrontata con l’originale a sinistra (qui sotto).

La copia è mostrata al centro prima del restauro del 1910 e a destra a restauro ultimato. Il dipinto spagnolo appare invero piuttosto freddo e privo dello sfumato tipico di Leonardo anche se molto più fresco e forse persino troppo ripulito. Certamente proveniente dall’atelier del Vinci, un allievo molto vicino, ricalca perfettamente l’originale e nel paesaggio è persino più dettagliata. Dal Prado passiamo in Svizzera… stiamo parlando della “Isleworth Mona Lisa” (qui sotto).

Isleworth, dal quartiere londinese dove sarebbe stato custodita per anni da Hugh Blaker, artista e mercante d’arte britannico che l’avrebbe riscoperta e acquistata nel 1914. Il dipinto sembra, a detta di qualcuno, ritrarre una Gioconda più giovane di una decina d’anni e con sorriso più smagliante della celebre versione del Louvre. Peccato che oggi sappiamo con assoluta certezza che dieci anni prima che Leonardo a Firenze dipingesse Monna Lisa lo stesso fosse a Milano già da quasi dieci anni e impossibilitato a conoscere la moglie di Francesco del Giocondo con dieci anni di meno. Difficile poterla ritrarre in assenza di conoscenza… o no? Uscito di nuovo alla luce da un caveau svizzero di Losanna, nel settembre del 2012, per un tour in Giappone, sembra certificato da più parti. Sulla base del mero documento fotografico, pur sempre significativo, lo consideriamo anni luce lontano dal modus operandi del maestro e, forse, neanche di bottega. Di seguito, astenendoci dal commento che molte non ci è stato dato di poterle vedere e a mero titolo di cronaca, elenchiamo alcune copie di anonimo:

Gioconda con colonne in collezione privata San Pietroburgo

Gioconda di Reynolds, attualmente è esposta nella Dulwich Picture Gallery a Londra

Gioconda del Museo Nazionale di arte, architettura e design di Oslo

Gioconda di Baltimora del The Walters art museum.

Alle copie di anonimo aggiungiamo le libere interpretazioni di autori più o meno conosciuti: le due Gioconde del Morto (da Feltre) affrescate dall’allievo di Leonardo su un muro della Santissima Annunziata in una parte del convento oggi di pertinenza dell’ Istituto Geografico Militare (foto, qui sopra)

La Gioconda di Raffaello disegno con dama, Parigi, Louvre

La Gioconda di Ferier Gabriel Joseph Marie Augustin (1847-1914) conservata al Louvre.

E chiudiamo, dopo averne dimenticate un’infinità, con Lisina che, come dimostra la foto – più sotto – non è un amminoacido, ma la copia di Marco de Marchi amico di Vincenzo Peruggia e già decoratore del Louvre (nel novero delle maestranze assieme al Perugia).

E’ l’unica copia realizzata durante il periodo del furto -1911-1913- oggi in collezione privata. Ovviamente, nessuno, come per le copie del Salvator Mundi, potrebbe anche lontanamente pensare di andare a sequestrare copie e o anonimi falsi eppure, spesso, molto più spesso di quanto sia lecito pensare, pare che anche le copie di Gioconda siano state oggetto di tentativi di farle passare per autentiche opere di Leonardo da Vinci. Le copie di anonimi d’accademia realizzate per qualsivoglia motivo di studio e o mercimonio sono comunque esercizi spirituali e, con buona pace di magistratura e forze dell’ordine, chiudiamo con un vecchio adagio toscano che sentivamo spesso decenni addietro con il nonno ancora in vita: “per i coglioni non c’è medicina”… rassegnatevi non c’è protezione che tenga. Tutti non si possono salvare e poi crediamo anche che ci sarebbe da stabilire chi è più fesso, ad esempio, tra chi ha decine di milioni da investire in un falso Leonardo e o Modigliani, stante il periodo e gli anni dedicati, e un oscuro servitore dello stato quasi sempre malamente retribuito. Non sarei così sicuro della risposta, indipendentemente dall’esecrabile caccia alle streghe.

(Continua – Nella prossima puntata La Vergine delle rocce)

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