La fondamenta dell’impero erano molto salde, letteralmente, intendiamo. Al punto che persino nell’acqua, i romani riuscivano a far muri con cemento. Non avevano necessità di prosciugare l’area, per realizzare – metti – un molo o un porto. E questo loro segreto è emerso nel fondo di Venezia.
Un antico segreto cementizio: la pulvis puteolana nella Laguna di Venezia
Una recente scoperta archeologica nel Canale San Felice, nella parte settentrionale della Laguna di Venezia, ha riportato alla luce un capolavoro dell’ingegneria romana: l’utilizzo della pulvis puteolana, una cenere vulcanica proveniente dai Campi Flegrei (vicino a Napoli), come additivo nel calcestruzzo antico. La struttura studiata, una cisterna-pozzo del I secolo d.C., testimonia la maestria tecnologica dei Romani nell’adattare materiali naturali alle sfide ambientali, permettendo la costruzione di opere durature in condizioni particolarmente difficili come quelle subacquee.
Questa scoperta, frutto della collaborazione tra l’Università di Padova, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università di Modena e Reggio Emilia, è stata pubblicata su PLoS ONE. Le tecnologie avanzate impiegate per l’analisi, come la spettrometria di massa accoppiata a laser (LA-ICP-MS), hanno confermato l’origine della cenere vulcanica, tracciandone il legame diretto con i Campi Flegrei.
Il ruolo della pulvis puteolana nel calcestruzzo romano
La pulvis puteolana, descritta da Vitruvio nel De Architectura e da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia, rappresentava un elemento chiave nelle costruzioni romane. La sua capacità unica era quella di rendere il calcestruzzo idraulico, cioè in grado di solidificarsi in acqua o in condizioni anaerobiche.
Come funziona la pulvis puteolana? La sua efficacia deriva dalla reazione pozzolanica, un processo chimico che avviene quando la pozzolana entra in contatto con acqua e calce viva (ossido di calcio). La reazione produce composti stabili come i silicati di calcio idrati (C-S-H), che conferiscono al calcestruzzo:
- Resistenza meccanica: Il C-S-H forma una matrice solida che lega i granuli di aggregato.
- Durabilità: Resistenza agli agenti atmosferici, all’erosione marina e alle variazioni di temperatura.
- Impermeabilità: Capacità di prevenire la penetrazione dell’acqua e delle sostanze chimiche aggressive.
Questa tecnologia permetteva di costruire opere portuali, ponti e strutture idrauliche che, in molti casi, hanno resistito per oltre 2.000 anni, ben prima dell’introduzione del cemento Portland nel XIX secolo.
L’archeologia subacquea nella Laguna di Venezia
Nel Canale San Felice, i ricercatori hanno analizzato una cisterna-pozzo romana progettata per raccogliere e conservare acqua dolce in un ambiente lagunare, simile a quelle che sarebbero poi diventate i celebri “pozzi veneziani”. Lo studio è stato condotto con tecniche innovative, tra cui:
- Fotogrammetria subacquea: Per documentare e ricostruire tridimensionalmente la struttura.
- Analisi geochimiche: Per identificare la composizione esatta dei materiali utilizzati.
La struttura si trovava a oltre tre metri di profondità, testimoniando l’abilità romana nell’ideare soluzioni idrauliche per ambienti difficili. «Questo esempio di tecnologia romana è un precursore diretto delle soluzioni adottate successivamente nella laguna veneziana», affermano Carlo Beltrame ed Elisa Costa dell’Università Ca’ Foscari, autori delle indagini.
Le implicazioni della scoperta
- Conferma dei legami commerciali: L’utilizzo della pozzolana campana in una struttura del nord Italia sottolinea l’intensa rete di scambi commerciali lungo il Mediterraneo romano.
- Evoluzione delle tecniche ingegneristiche: Lo studio dimostra come le conoscenze romane siano state adattate e integrate nelle pratiche locali, gettando le basi per lo sviluppo delle infrastrutture veneziane.
- Innovazioni tecnologiche moderne: Le analisi di alta precisione consentono di studiare materiali antichi con una risoluzione mai raggiunta prima, rivelando dettagli sulla provenienza e sulla lavorazione che arricchiscono la nostra comprensione delle tecniche edilizie romane.
Conclusione: il mito del calcestruzzo romano
Questa scoperta nella Laguna di Venezia è un esempio straordinario dell’abilità romana nel padroneggiare la natura per creare opere funzionali, durevoli e adattabili. La pulvis puteolana, con la sua resistenza e versatilità, rappresenta non solo un elemento chiave del patrimonio edilizio antico, ma anche una fonte di ispirazione per le moderne tecnologie del cemento. Oggi, come allora, lo studio di queste antiche tecniche ci insegna come costruire in armonia con l’ambiente, garantendo solidità e sostenibilità.
Fonte PloS One