Ieri, durante i saggi del terreno preliminari ai lavori relativi alla Rete Idrica Flegrea, nel territorio Giugliano, in provincia di Napoli, è emersa una tomba di più di 2000 anni fa, intatta e riccamente affrescata. Questa scoperta archeologica ha gettato luce sulla ricca storia di questa regione. L’annuncio è stato dato dal sindaco Nicola Pirozzi.
Durante gli scavi condotti a una profondità di circa 4/5 metri, è stato rivelato un muro di probabile fattura romana, caratterizzato da uno stile simile a quello opus reticulatum, pur con qualche anomalia. Questo elemento architettonico ha rivelato l’ingresso.
La vera sorpresa è stata la scoperta di affreschi ancora ben conservati che decorano l’interno della tomba. Uno di questi rappresenta due figure mitologiche complesse: uomini nella testa e nel torso, ma con la parte inferiore del corpo che presenta le zampe anteriori di un cavallo e la coda di un serpente marino o di un pesce. Le creature misteriose dovrebbero essere ittiocentauri, accompagnati da due putti.
Lo spettacolo che si è presentato agli occhi del Soprintendente Mariano Nuzzo, il primo ad accedere alla camera sepolcrale, dopo aver rimosso le tegole di chiusura, è stato quello di un momento cristallizzato nel passato di oltre 2000 anni fa. “L’emozione che suscita il privilegio di una simile scoperta è indescrivibile. ha detto Nuzzo -Il lavoro che tiene la Soprintendenza impegnata nelle sue instancabili azioni di tutela e la passione profusa dagli archeologi sul campo, oggi finalmente hanno ricevuto un degno riconoscimento. Un sentito ringraziamento va anche ai Carabinieri del Nucleo Tutela che ci supportano costantemente e con grande energia nel nostro lavoro e che, in questo caso particolare, si dimostrano una risorsa indispensabile per garantire la sicurezza dell’area. Il territorio di Giugliano, dopo anni di oblio, sta finalmente restituendo significative vestigia del suo glorioso passato, da preservare e tutelare, grazie ad uno sforzo comune”
“L’ambiente – dice la Soprintendenza napoletana, in una nota – presenta il soffitto e le pareti affrescate, in perfetto stato di conservazione, con scene mitologiche, Ittiocentauri che sorreggono un clipeo sulla parete frontale, festoni che girano tutt’intorno la camera, e rappresentazioni figurate tra cui spicca un cane a tre teste, da cui la denominazione convenzionale del mausoleo come Tomba del Cerbero. Tre klìnai dipinte, un’ara con vasi per libagioni, inumati ancora deposti sui letti funebri con ricco corredo, completano il quadro di una scoperta che, in questo territorio, non ha precedenti”.
“L’area della necropoli – prosegue la Soprintendenza – si pone significativamente in un punto nevralgico dell’ager Campanus, nei pressi di assi centuriali noti, ed equidistante dagli antichi assi stradali della via Cumis-Capuam e della via per Liternum. In particolare, da una prima analisi del contesto, sembra che la zona possa gravitare nella sfera culturale e politica di quest’ultima”.
Gli ittiocentauri sono piuttosto usati nell’iconografia antica, ma assenti nella mitologia. Sono spesso raffigurati come cavalcature delle ninfe. I due ittiocentauri più famosi sono Afro (personificazione della schiuma del mare) e Bito (personificazione della profondità del mare). Le code arrotolate degli ittiocentauri rinviano alla forma dell’uroboros, il serpente che morde la propria coda formando un cerchio che allude all’eternità e all’eterno ritorno. I putti potrebbero riferirsi anche alle vaghe e candide animule dei defunti, che torneranno a vivere. Ciò che i due animali mitologici reggono è probabilmente uno scudo a rotella, che funge anche da specchio da utilizzare contro la gorgone per antonomasia, Medusa, che, per volere di Persefone, era la custode degli Inferi.
Il clipeo – inteso pure come scudo-specchio – può essere infatti strettamente legato alla leggenda di Perseo che, su ordine di Polidette, il signore dell’isola di Serifo, fu incaricato di consegnare la testa di Medusa. Prima di affrontare questa pericolosa missione, Perseo si recò dalle Graie, le sorelle delle Gorgoni, e le costrinse a rivelargli la strada per raggiungere le Ninfe. Le Ninfe gli donarono sandali alati, una bisaccia e un elmo che lo rendeva invisibile. A questi preziosi doni si aggiunsero uno scudo impeccabilmente levigato, regalato da Atena e in grado di riflettere l’immagine di Medusa, e un falcetto da parte di Ermes.
Armato in questo modo, Perseo si diresse verso le Gorgoni. Approfittando del fatto che erano addormentate, utilizzò lo scudo divino di Atena per guardare l’immagine di Medusa e evitarne lo sguardo pietrificante. Con destrezza, tagliò la testa di Medusa e la nascose immediatamente nella bisaccia delle Graie.
Sulla parete opposta della tomba, un affresco raffigura una delle celebri 12 fatiche di Ercole, ovvero la sua lotta con il temibile cane infernale Cerbero.
Il dio Mercurio, guida di Ercole, è raffigurato come testimone di questa epica sfida. Questo affresco accompagna i defunti nell’Aldilà, in un viaggio senza mostri, illuminato da Mercurio.
Ma la scoperta non si limita solo agli affreschi. All’interno della stessa tomba è stato rinvenuto un corredo funerario completamente intatto e in attesa di essere accuratamente catalogato. Questo corredo potrebbe offrire preziose informazioni sulla vita e le credenze dei defunti, nonché sull’epoca in cui vissero.
Giugliano è una città che affonda le sue radici nell’età del ferro, con i primi insediamenti fondati dagli Osci. In seguito, sotto il dominio dell’antica Roma, diventò un luogo di grande importanza. Intorno alla metà del I secolo a.C., la città ospitò un gruppo di esuli Cumani, contribuendo ulteriormente alla sua storia ricca e complessa.
Nell’attuale territorio comunale di Giugliano sorgeva la città romana di Liternum. Fondata nel 194 a.C. come colonia marittima, Liternum si estendeva lungo la sponda meridionale del Lago Patria ed è rimasta legata indissolubilmente alla figura di uno dei più grandi eroi dell’antica Roma, Scipione l’Africano.
Scipione l’Africano, noto per le sue vittorie militari durante la seconda guerra punica, si ritirò dalla vita politica e militare dopo il suo trionfo su Annibale a Zama nel 202 a.C. Dopo il ritiro, Scipione scelse di stabilirsi nella sua villa nei pressi della colonia di Liternum, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita e morì nel 183 a.C. Questa decisione di ritirarsi in questa zona non fu casuale, in quanto Liternum offriva un ambiente tranquillo e pittoresco, ideale per il riposo e la contemplazione per un uomo di stato e generale come Scipione.
Grazie agli scavi archeologici condotti tra il 1932 e il 1937, siamo stati in grado di gettare luce sulla grandezza di Liternum. I risultati degli scavi hanno rivelato una città ricca di monumenti e strutture, testimonianze del suo passato glorioso. Tra i reperti più significativi, spiccano:
Il Foro: Il centro politico e sociale di Liternum, dove si svolgevano le attività pubbliche e le riunioni della comunità.
Il Capitolium: Un tempio dedicato alla triade capitolina, composta da Giove, Giunone e Minerva, che rappresentava il cuore religioso della città.
Il Tempio: Un altro importante edificio religioso, dedicato a divinità diverse, che sottolinea la pluralità di credenze religiose nell’antica Roma.
La Basilica: Un edificio pubblico utilizzato per scopi giuridici e commerciali, dove si svolgevano le attività legali e mercantili della città.
Il Teatro: Un luogo di svago e intrattenimento, dove gli abitanti di Liternum potevano godersi spettacoli teatrali.
Anfiteatro: Questa arena era il luogo dove si tenevano giochi gladiatori e altri eventi di intrattenimento.
Oltre a queste strutture monumentali, gli scavi hanno anche portato alla luce quartieri residenziali e segmenti della rete stradale della città, offrendo un’immagine completa della vita quotidiana a Liternum.
Per preservare questa straordinaria eredità storica, è stato creato un parco archeologico nel luogo dei ritrovamenti. Questo parco permette ai visitatori di immergersi nell’atmosfera dell’antica Liternum, esplorando le rovine e ammirando i resti delle maestose strutture.
Inoltre, una parte dei reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi è esposta con orgoglio nel Museo archeologico dei Campi Flegrei, offrendo ai visitatori l’opportunità di approfondire la loro conoscenza sulla storia di Liternum e della figura di Scipione l’Africano.