Le incisioni rupestri sono davvero preistoriche o più recenti? Uno studio contesta tante datazioni. A quando risalgono, allora? Perché le mani degli autori sembrano le stesse? Le nuove ipotesi

Una revisione delle datazioni, a partire dai petroglifi nordici, che potrebbe coinvolgere altre aree del mondo. L’analisi dettagliata dei colpi indicherebbe la presenza di strumenti di chiodi per la scalpellatura che proietterebbe buona parte dei lavori, riesaminati, all’Età del Ferro. Non solo. Gli incisori avrebbero avuto un’attività itinerante. I loro lavori sono riconoscibili in più aree. E non tanto per uno “stile dell’epoca” ma per uno “stile personalmente individuale”.

Uno studio in fase di pre-pubblicazione (dicembre 2024) propone una reinterpretazione dei celebri petroglifi (helleristninger) presenti in Norvegia e Svezia. La ricerca, condotta da Allan Krill, professore di geologia presso la Norwegian University of Science and Technology (NTNU), avanza una teoria sorprendente: quasi tutti questi incisioni sarebbero opera di soli quattro artisti, che operavano in un’epoca avanzata, che potrebbe essere identificata con il secolo della Caduta dell’Impero romano d’occidente. Quindi i petroglifi non sarebbero dell’Età del Bronzo, come oggi si ritiene.

Ma com’è avvenuta la scoperta? “Nel giugno 2021, durante la visita ai petroglifi di Alta (helleristninger) con i miei studenti di geologia, – dice il professor Krill – ho capito che questi lavori non potevano essere stati realizzati con pietre appuntite. Le punte di pietra sono fragili e si frantumano quando vengono colpite. Quello che possiamo posso vedere che lo strumento di incisione era molto affilato e posizionato con precisione, e manteneva la sua forma senza rompersi, colpo dopo colpo. L’utensile appuntito deve essere stato di ferro battuto. E pertanto i petroglifi devono essere dell’Età del ferro, non dell’età della pietra”.

Il rilievo di Krill pare inequivocabile quando si osservano le immagini da lui proposte. La circolarità del segno provocata da un corpo cilindrico molto sottile è rinviabile a un chiodo o, comunque, a un sottile utensile di metallo dal corpo cilindrico la cui parte superiore è stata battuta con un utensile, come il martello, o con una pietra .

Tecnica di incisione a punta di chiodo. A sinistra: nave lunga con prua a forma di testa di animale e un
equipaggio formato da una quindicina di uomini. A destra: cervide. @ Fotografia Krill

Basato su tecniche avanzate di datazione e analisi stilistica, lo studio apre nuove prospettive nella comprensione di questi antichi manufatti. Krill combina dati geologici e archeologici per dimostrare che molti petroglifi, tradizionalmente associati alle età della Pietra e del Bronzo, in realtà risalgono a periodi successivi. Secondo lo studioso, le incisioni profonde e precise indicano l’uso di strumenti in ferro, il che, accanto ad altre prove che vedremo più sotto, colloca la loro realizzazione – in questa area – attorno al 400 d.C., in piena età del Ferro.


Un cambiamento di paradigma

La tesi di Krill contrasta con le interpretazioni tradizionali, che attribuivano queste incisioni a comunità primitive dotate di strumenti di pietra. Le analisi suggeriscono che l’utilizzo di chiodi di ferro, probabilmente ricavati da imbarcazioni, sia stato determinante per la creazione di petroglifi caratterizzati da linee nette e simboli complessi.

Le incisioni colorate di Vitlycke, in Svezia, ufficialmente datate all’Età del Bronzo. Il colore fu creato con pigmento e olio. Fotografia  Fred J / Wikimedia Commons

Lo studio identifica quattro artisti principali come autori di queste opere, ciascuno con uno stile unico e riconoscibile. Teniamo conto che la datazione e l’attribuzione attraverso la valutazione stilistica sono centrali nell’ambito della Storia dell’arte. Il segno è influenzato dall’epoca e dai processi formativi dell’artista, ma si presenta sempre – come la grafia – nell’unicità che caratterizza l’individuo. Qualche eccezione riguarda gli allievi e gli aiuti, che tendono – nell’ambito della pittura e della scultura – ad eliminare il segno personale che però, spesso, emerge. Sulla base di questi presupposti, il professor Krill ha riconosciuto, a livello di artisti incisori, quattro individualità stilistiche. E, ad ognuno di questi autori, è stato così attribuito un nome:

  • Steinn Stikkmann, il primo a utilizzare chiodi di ferro per incidere rocce;
  • Bårdr Båtmann, specializzato nella rappresentazione di imbarcazioni;
  • Ingi Innrisser, noto per la varietà di soggetti e la vastità geografica delle sue opere;
  • Oddr Omrisser, innovatore nel campo della rappresentazione tridimensionale e della sovrapposizione di immagini.

Per alcuni di costoro l’area di azione sarebbe avvenuta tra Svezia, Norvegia e Russia occidentale, probabilmente durante lo spostamento delle navi.


Gli artisti e le loro opere

Steinn Stikkmann: il pioniere del ferro

Stikkmann considerato dallo studioso Krill il precursore della tecnica di incisione con chiodi di ferro. Le sue opere si concentrano inizialmente nella regione di Trøndelag, nella Norvegia centrale, per poi estendersi in Svezia e in altre aree scandinave. I suoi petroglifi includono figure umane stilizzate, navi dalle prue elevate e impronte di scarpe.

Un elemento distintivo è l’utilizzo dell’alfabeto runico Futhark antico, che ha permesso di datare le sue opere al IV secolo d.C. Il grande pannello di Leirfall, a Trøndelag, rappresenta uno dei capolavori di Stikkmann, con motivi geometrici dettagliati e un senso artistico raffinato.


Bårdr Båtmann: il maestro dei mari

Båtmann, il secondo artista identificato, si concentra quasi esclusivamente sulla rappresentazione di imbarcazioni. Le sue opere, prevalentemente localizzate nella regione di Stavanger, raffigurano navi realistiche che riflettono i modelli usati per la pesca e il commercio durante l’età del Ferro. Sebbene il suo stile derivi da quello di Stikkmann, Båtmann si distingue per la sua fedeltà al tema marittimo, evitando altre forme di rappresentazione.


Ingi Innrisser: l’esploratore eclettico

Ingi Innrisser emerge come un artista dalle tematiche più varie e dal raggio d’azione più ampio. Le sue incisioni, trovate dalla regione artica di Alta fino all’est della Russia, includono scene di caccia, migrazione di animali e vita quotidiana. Gli animali raffigurati, come cervi e renne, sono spesso decorati con motivi complessi che suggeriscono dettagli anatomici o organi interni, dimostrando un approccio quasi scientifico alla rappresentazione artistica.


Oddr Omrisser: l’innovatore tridimensionale

L’ultimo degli artisti identificati, Oddr Omrisser, si distingue per uno stile caotico e naturalistico. Omrisser sovrappone spesso immagini su pannelli già incisi, creando composizioni stratificate e dinamiche. È noto per l’introduzione di tecniche tridimensionali, come incisioni che giocano con le ombre e il contrasto dei colori dei licheni.

Le sue rappresentazioni spaziano da scene di vita quotidiana a raffigurazioni animalesche, sempre caratterizzate da una profondità di dettaglio unica.


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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa