Molti pensano che la Matrioska – la bambola di legno che contiene bambole più piccole, identiche, una dentro l’altra – sia legata a una tradizione antichissima. Forma e colori appartengono, sì, alla tradizione russa, mal’invenzione del contenimento a “scatole cinesi” deriva appunto dalla tradizione orientale, trasformata in un simbolo etnico russo da Savva Mamontov (1841–1918), fondatore del circolo artistico di Abramcevo, durante il periodo nel quale, grazie alla diffusione del pensiero romantico sullo Spirito delle nazioni, anche la Russia metteva in luce le proprie radici, riutilizzandole, come sarebbe avvenuto per la Goncharova, per nuove elaborazioni artistiche.
Facoltoso industriale, collezionista d’arte e mecenate, artista concettuale ante-litteram Mamontov aveva allestito nella propria tenuta di campagna alcuni laboratori artistici riunendo attorno a sé pittori e artigiani dell’arte tradizionale dei contadini russi. L’azione non fu episodica, ma fece parte di un progetto di rivitalizzazione del segno russo. Il suo lavoro fu supportato dal fratello Anatolij (1839–1905), anch’egli imprenditore, editore e collezionista di opere d’arte russe.
Mamontov diede anche uno sbocco di mercato alle opere lignee creando un laboratorio-negozio (“L’educazione infantile”) in cui venivano realizzati giocattoli per l’infanzia, in particolare bambole etniche vestite con i costumi tradizionali regionali, ognuno diverso a seconda del villaggio di provenienza
Mamontov importò anche molti giocattoli da ogni parte del mondo. A colpirlo fu un pezzo in legno importato dall’isola giapponese di Honsu e raffigurante un personaggio del buddhismo, il vecchio saggio Fukurokuju. Tale figura conteneva al suo interno altre quattro figurine.I giapponesi sostenevano che la prima di quelle figure fosse stata creata da un monaco russo. Fu questo fatto, pare, a suggerire l’idea della realizzazione della prima matrioska. Il prototipo giapponese della matrioska deriverebbe a sua volta, come abbiamo già accennato, dalla tradizione delle scatole cinesi.
La prima bambola di legno composta da otto pezzi venne costruita ai primi del Novecento dal mastro Vasilij Petrovič Zvëzdočkin e colorata dall’illustratore di libri per l’infanzia Sergej Vasil’evič Maljutin, profondo conoscitore dell’arte popolare dei villaggi russi, il quale rappresentò la bambola con il vestito tradizionale locale, chiamandola Matrena (dal latino mater, “madre”). Si può considerare, quindi, che matrioska sia un diminutivo di matrena ovvero “matrona” e che rappresenti simbolicamente la figura materna e la generosità ad essa correlata, in cui si identifica spesso – anche nella cultura occidentale – nella fertilità della terra.
Le otto piccole bambole che componevano la prima matrioska rappresentavano, in ordine di grandezza, una madre, una ragazza, un ragazzo, una bambina ecc., fino all’ultima figura, quella di un neonato in fasce.
In una matrioska la bambola più grande si chiama madre mentre il pezzo più piccolo si chiama ‘seme’. Ogni pezzo della matrioska – tranne il seme che è un pezzo unico – è suddiviso in due parti apribili e richiudibili. La matrioska più grande del mondo è stata costruita nel 2003 negli Stati Uniti ed è composta da 51 pezzi. La tradizione procede in Russia e particolare successo hanno le bambole artigianali, che vengono realizzate, come vediamo nel filmato, soprattutto da donne. Indispensabile è il fatto che la colorazione avvenga a mano, legando ogni oggetto allo specifico dell’unicità nella serialità.
Le matrioske? Quando nacquero? Perchè? Che artista le ideò e come le fanno oggi? Il video
In una matrioska la bambola più grande si chiama madre mentre il pezzo più piccolo si chiama ‘seme’. Ogni pezzo della matrioska – tranne il seme che è un pezzo unico – è suddiviso in due parti apribili e richiudibili. La matrioska più grande del mondo è stata costruita nel 2003 negli Stati Uniti ed è composta da 51 pezzi. La tradizione procede in Russia e particolare successo hanno le bambole artigianali, che vengono realizzate, come vediamo nel filmato, soprattutto da donne. Indispensabile è il fatto che la colorazione avvenga a mano, legando ogni oggetto allo specifico dell'unicità nella serialità