Le stilettate di Zana. Con Goya. Quando il collettivo umilia e travolge l’anima dell’individuo

La televisione scarica messaggi di violenza a getto continuo, la comunità di paese, di città, di quartiere, di condominio è completamente disintegrata. Il bene esiste ed è attivo, non si vede e non fa notizia, però esiste, non riesce a sbucare, a essere creduto, viene dato per scontato

El pelele (267×160 cm) è un’opera di Francisco Goya, realizzata nel 1792 e conservata al museo del Prado di Madrid. L’opera sottolinea la forza orribile esercitata dalla collettività – in questo caso un gruppo di ragazze – nei confronti dell’individuo.
STILETTATE
diTonino Zana
A 13 anni un ragazzo si toglie la vita. Lo hanno spinto alla disperazione dei coetanei, troppo comodo nasconderci tutti dietro alla parola gang. Ce ne laviamo le mani, ci commuoviamo velocemente e bestemmiamo contro degli anonimi. Lo avrebbero invitato a togliersi la vita. Anche qui, nascondiamoci pure dietro il titolo del reato, confezionato a puntino, “istigazione al suicidio”.
Non basta, lo sappiamo, la questione è molto più complicata e altrettanto evidente. Non ci siamo più come corpo di famiglia, come corpo educativo, come bastione contro la violenza di mille generi. La famiglia è in disfacimento e quando esiste formalmente si cancella nella somma di impegni, di assenze e di riposi serali, più o meno dentro spazi muti. La televisione scarica messaggi di violenza a getto continuo, la comunità di paese, di città, di quartiere, di condominio è completamente disintegrata. Il bene esiste ed è attivo, non si vede e non fa notizia, però esiste, non riesce a sbucare, a essere creduto, viene dato per scontato.
In questo contesto, i nostri figli, i nostri nipoti moriranno presto e saranno invitati a sparire. Dunque, o noi ritorniamo in campo, con le buone e con le cattive, altrimenti la pira di questi corpicini straordinariamente belli, brucerà con fiamme fino al cielo. Ad ogni stagione. IL cielo è rosso del nostro sangue.

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Maurizio Bernardelli Curuz
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