Leonardo Pieraccioni contesta – delicatamente – le sculture di Koons a Palazzo Strozzi

Questo, fondamentalmente, è il neo pop. Non accettare di diventare, mai del tutto, adulti e sperimentare con giochi e colori legati all'infanzia. Giochi che sorprendono e, al tempo stesso, che fanno inorridire i benpensanti

Leonardo Pieraccioni è sempre splendido. Simpatico, intelligente. E certo va a colpire con la chiave inglese de Il re è nudo certi comportamenti di massa che sembrano, irrazionalmente, acquiescenti. Nelle scorse ore il regista e comico toscano ha visitato, a Firenze, la mostra che Palazzo Strozzi ha dedicato all’artista americano Jeff Koons, lo scultore più pagato al mondo, il mito neo-pop degli attori, dei miliardari e degli uomini di spettacolo di New York. Quindi, per dirla semplicemente, Koons è la lingua di New York. E di tutto ciò che “è di moda”.
“Continua il mio rapporto conflittuale con l’arte moderna! – ha scritto Leonardo Pieraccioni sul proprio profilo Instagram, commentando la foto scattata davanti a una scultura di Koons – Io vorrei davvero emozionarmi davanti alle spugnette da cucina di Jeff Koons o di fronte al suo ultra milionario delfino gonfiabile con sotto il pentolame messo a sgocciolare, ma mannaggia ammè e alla mia oceanica insensibilità, non ce la faccio, ci provo, ma unció cultura”.
Naturalmente non è vero che Pieraccioni uncià cultura. Il fatto è che Koons gioca, in modo programmaticamente estremista, questa provocazione. E tutto ciò – come l’orinatoio di Duchamp, prototipo di ogni fortunata arte della provocazione – getta lo spettatore nello sconcerto di unciavè cultura.

Koons è anche l’ex marito di Cicciolina, figura – quella di Cicciolina – che non abbiamo completamente capito, in quegli anni, ma che era un’opera d’arte in sé, con i suoi eccessi pop. Insomma, carissimo Leonardo Pieraccioni, per arrivare rapidamente a Koons si può pensare proprio a Ilona Staller: eccesso, provocazione adolescenziale e – a tratti infantile -, capacità di regia del comico e del kitsch. Questo, fondamentalmente, è il neo pop. Non accettare di diventare, mai del tutto, adulti. E sperimentare con giochi e colori legati all’infanzia. Giochi che sorprendono e, al tempo stesso, che fanno inorridire i benpensanti. Proprio come Cicciolina. Potremmo aggiungere un altro dato. Questo costante abitare di Koons nel mondo di un’infanzia e di un’adolescenza gonfiabili sono il marchio capriccioso delle classi dirigenti miliardarie, delle cantanti newyorkesi che reclamano il diritto di non crescere mai. Sorte che, in genere, non capita ai comuni mortali.
Potremmo poi aggiungere che il lavoro di Koons è utilissimo, a livello di design. E che il mondo industriale favorisce ricerche di forme e colori, rendendole esterne alle imprese. Ma Pieraccioni ha capito tutto. Un mito. Come Koons. Che ha capito tutto. (curuz)

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Maurizio Bernardelli Curuz
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