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Siamo certi che Leonardo da Vinci fosse vegetariano, grazie a una lettera dell’epoca. E questo non per motivi medici o speculazioni intellettuali legate alla salute, ma per pieno rispetto di quei piccoli fratelli, ai quali un giorno sarebbe stato attribuito un ruolo paritario, nel rispetto alla vita. Quindi una scelta puramente etica. La vita appartiene ad ogni creatura, pensava evidentemente Leonardo, e a Dio. Nessuno può toglierla agli altri. La testimonianza ineccepibile della pratica vegetariana in Leonardo è conservata in una lettera inviata da terre lontane.
L’esploratore empolese Andrea Corsali (1487 – ?) inviò dall’estremo oriente due lunghe relazioni a Giuliano de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico e fratello di Papa Leone X, oltreché patrono di Leonardo Da Vinci. Ecco quanto scrisse il 1 gennaio 1516:”Fra Goa e Rasigut over Carmania, vi è una terra detta Cambaia, dove l’Indo fiume entra nel mare. E’ abitata da Gentili detti Guzzarati, grandi mercatanti. Vestono parte di loro all’apostolica e parte all’uso di Turchia. Non si cibano di cosa alcuna che tenga sangue; nè fra essi loro consentono che si noccia ad alcuna cosa animata, come il nostro Leonardo Da Vinci . Vivono di risi, latte, e altri cibi inanimati”.
Ma inutile pensare che la scelta vegetariana dipendesse, in Leonardo, da lontane dottrine. Il francescanesimo si trovò di fronte alla necessità di questa opzione. Francesco consigliò ai propri fratelli che non si facesse uso di carne – e ciò non tanto per motivi economici legati alla necessità della povertà – per rispetto degli animali; la squisitezza del tratto francescano prevedeva invece che il frate ricevuto da qualsiasi famiglia non stesse a questionare, però, sui cibi o sulle proibizioni. Pertanto il frate doveva mangiare e ringraziare. Il vegetarianesimo di Leonardo nasce probabilmente da:
- Predisposizione personale, sin dall’infanzia, a ritenere sacra ogni forma di vita superiore;
- Echi del francescanesimo;
- Conoscenza delle dottrine neo-platoniche di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, sulla presenza dello spirito di Dio in ogni cosa, pur in quantità diversa, e pertanto non assente dagli animali.
Il rifiuto di Leonardo della violenza nei confronti degli animali fu testimoniato anche da Vasari, nelle Vite, egli per tutte queste informazioni poteva attingere da fonti dirette. Ser Piero, padre di Leonardo, era un suo vicino di casa. Quindi si tratta di conoscenze dirette.
“E non avendo egli, si può dir, nulla, e poco lavorando, del continuo tenne servitori e cavalli, de’ quali si dilettò molto, e particularmente di tutti gl’altri animali, i quali con grandissimo amore e pacienza governava. -scrive Vasari – E mostrollo ché spesso passando dai luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandoli di gabbia e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n’era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendoli la perduta libertà. Laonde volle la natura tanto favorirlo, che dovunque e’ rivolse il pensiero, il cervello e l’animo, mostrò tanta divinità nelle cose sue, che nel dare la perfezzione, di prontezza, vivacità, bontade, vaghezza e grazia, nessuno altro mai gli fu pari”.
E’ vera la seguente frase attribuita a Leonardo? “Fin dalla più tenera età, ho rifiutato di mangiar carne e verrà il giorno in cui uomini come me guarderanno all’uccisione degli animali nello stesso modo in cui oggi si guarda all’uccisione degli uomini”.
No. la frase, nonostante accolga il pensiero del Maestro, non appartiene a Leonardo.
Scrive in proposito Alessandro Vezzosi, fondatore del Museo ideale Leonardo da Vinci: «La fonte di questa erronea attribuzione è da ascriversi alla peraltro eccellente antologia di articoli di scrittori, filosofi, scienziati e altri personaggi illustri intitolata, “The Extended Circle: A Commonplace Book of Animal Rights” (1985). Tale citazione a sua volta era stata tratta da un romanzo (che aveva riportato anche alcune citazioni reali di Leonardo) di Dimitri Merejkowski intitolato The Romance of Leonardo da Vinci (tradotto dal russo nel 1928).»
Quello che appare inoppugnabilmente vero è comunque ciò che, come abbiamo visto, affermò l’esploratore empolese Andrea Corsali (1487 – ?).