di Redazione
Stile arte è un quotidiano di cultura, arte e archeologia fondato nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz
Madrid, 3 gennaio 2024 – Il dipinto della Madonna della Rosa, attribuito a Raffaello, ha da tempo affascinato gli appassionati d’arte e gli studiosi, ma il mistero che avvolgeva la figura di San Giuseppe, sulla sinistra del quadro, sembra finalmente risolto grazie all’intervento dell’Intelligenza Artificiale (IA). Un gruppo di ricercatori guidato dall’Università britannica di Bradford ha messo a punto un algoritmo che ha gettato nuova luce sulla controversia, svelando che la figura in questione non è opera del maestro rinascimentale.
L’annuncio di questo risultato sta suscitando notevole interesse nella comunità artistica e scientifica, poiché rappresenta un passo avanti significativo nell’applicazione dell’IA al campo dell’arte e dell’autenticazione delle opere. Il team di ricerca, guidato dal professor Hassan Ugail, ha pubblicato i propri risultati sulla rivista Heritage Science, evidenziando il potenziale ruolo dell’IA nel supportare gli esperti d’arte nei processi di autenticazione senza sostituirli. La notizia è interessante – perché fissa dei criteri più oggettivi nel rilevamento – ma gli studiosi d’arte già sanno che nel dipinto, a fronte di una base disegnativa del maestro e di alcuni interventi di finitura, il ruolo esecutivo maggiore fu qui svolto da Giulio Romano. Certo non cambia nulla, a livello di importanza del dipinto. Anche perché bisogna aver chiaro un concetto: gli artisti rinascimentali non lavoravano isolatamente come gli artisti dell’Ottocento romantico e della modernità contemporanea. Essi operavano in botteghe strutturate, nelle quali svolgevano il ruolo di ideatori, “registi”, autori delle finiture, verificatori degli aspetti qualitativi delle opere.
“Avevamo già molto chiaro che diverse opere di Raffaello hanno ricevuto un apporto notevole da parte di grandi artisti che lavoravano nella bottega – dice Maurizio Bernardelli Curuz – Uno degli indizi principali per riconoscere l’apporto di Giulio Romano, ad esempio, è quello di rilevare, nel dipinto, una lieve brunitura che si dispiega dalla sua tavolozza. Quando è lui ad operare si diffonde, nel quadro, un’aura bronzea, un aumento dell’azione delle terre. Egli agisce anche con i neri, sfumandoli di marrone. Ma questo non toglie nulla alla grandezza dell’équipe di lavoro, sovrintesa e diretta dal maestro Raffaello. Dobbiamo sempre più pensare alle botteghe rinascimentali come ai set di un film di un grande regista. A botteghe affollate, ad apporti multipli che seguono però canoni ferrei imposti dal maestro, a partire dal disegno che resta nelle mani del maestro stesso. Un film è di Fellini o di Bergman. Ciò non significa che il regista abbia fatto tutto da solo. Ogni azione, ogni scelta, ogni intervento è diretto e permeato dal sentire del maestro, ma portato avanti, in parte, da ottimi collaboratori. Dobbiamo poi fare attenzione anche a un aspetto non secondario. La figura di San Giuseppe è lasciata nella penombra. E’ lievemente distanziata rispetto al primo piano in cui appaiono Maria e il Bambino, con san Giovannino. San Giuseppe non deve avere la pelle liscia e luminosa. Ma deve uscire dall’oscurità come in abbozzo, con una lieve sfocatura. L’errore in cui potrebbe incorrere la Ia potrebbe essere quello di standardizzare il modo di operare di un dato artista, in primo piano, non ritenendo possibile che l’artista stesso sia in grado di utilizzare un altro registro per piani diversi”.
Il dipinto della Madonna della Rosa risale agli anni 1518-20 – Raffaello muore 37enne, nel 1520 – ed è attualmente custodito al Museo del Prado di Madrid. La questione dell’attribuzione dell’opera ha alimentato dibattiti accesi tra gli esperti, con alcune teorie che suggerivano una possibile partecipazione di artisti della bottega di Raffaello, come Giulio Romano. Per risolvere questa incertezza, i ricercatori hanno adottato un approccio innovativo, sfruttando l’IA per analizzare dettagli tecnici e stilistici.
L’algoritmo sviluppato è stato addestrato utilizzando un vasto dataset composto da opere artistiche indiscutibilmente attribuite a Raffaello. Questo processo di apprendimento consentiva all’IA di discernere gli elementi stilistici unici del maestro rinascimentale. Applicando quindi l’algoritmo alla Madonna della Rosa, i ricercatori hanno identificato discrepanze nella figura di San Giuseppe, suggerendo che potesse essere stata realizzata da un altro artista.
L’uso dell’IA in questo contesto non mira a sostituire il ruolo degli esperti d’arte, ma piuttosto a fornire un valido strumento di supporto. Gli specialisti possono continuare a esaminare la provenienza, i pigmenti utilizzati e le condizioni delle opere d’arte, mentre l’IA può dare un apporto su analisi stilistiche e comparazioni dettagliate, che sono peraltro il nucleo centrale, sotto il profilo attributivo, attorno al quale già lavorano i critici. Questa collaborazione tra intelligenza artificiale ed esperti umani promette di rendere più efficiente e accurato il processo di autenticazione artistica.