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Il naso sottile, appuntito, la pelle dai riflessi perlacei; un corpo flessuoso. Un’eleganza straordinaria nei movimenti, senza che nulla fosse d’ostentato. Ma il ritratto di Madame X, realizzato, dopo una serie di ideazioni e di prove sofferte, da John Singer Sargent tra il 1883 e il 1884, avrebbe creato uno scandalo orribile. Per uno spallino caduto, si dirà. E saremmo tutti pronti a stupirci per l’eccessivo rigore dei nostri antenati. Ma proviamo a spostare la questione ai nostri tempi. Una bella donna, moglie di un professionista, molto conosciuta in città, appare in una grande mostra in un ritratto monumentale, con uno spallino cadente, mentre tutti sanno che lei è stata in Bretagna con il pittore che l’ha dipinta. Cosa è successo, prima e dopo? Il quotidiano Le Figaro parla della scandalosa spallina caduta affermando “Un solo movimento e potrebbe rimanere nuda”. E non si riferisce tanto a una questione assoluta, ma alla contingenza, al “fotogramma” in sé, reale, in cui la bella donna sta cedendo. E lo fa pubblicamente. Davanti agli occhi di tutti. Lo spallino trascina l’azione verso il basso. E’ uno straordinario elemento narrativo.
Ed è questo che immaginarono gli spettatori. Che un attimo dopo la posa, spostandosi dal tavolino, la donna avesse fatto cadere l’abito che era stato scelto personalmente dall’artista nel guardaroba dell’effigiata, d’un nero Manet, d’un nero Goya, affinchè facesse risaltare la carnagione di Virginie Amélie.
Ci può sembrare eccessiva la riprovazione? Sì, probabilmente. Non era solo questione di uno pezzo di stoffa sceso scandalosamente lungo il braccio, ma di quello che il marito di Virginie Amélie Avegno e il suo milieau di amici e conoscenti ipotizzavano fosse avvenuto durante le posa e i lunghi giorni in cui i due si vedevano per il lavoro. E che quanto poteva essere avvenuto fosse sotto l’occhio costante di migliaia di visitatori, anche perchè il quadro è assolutamente imponente – due metri e mezzo di altezza per un metro di larghezza – e talmente vivo e sensuale e a grandezza naturale, la signora, da emanare una luce eroticamente trasgressiva. Lei, dopo alcuni rifiuti, aveva dato il consenso a a Singer Sargent, mettendosi a disposizione, nel 1883.
Ne era uscito questo splendido lavoro, oggetto però di critiche feroci. John Singer Sargent tentò di rimediare riportando la spallina sulla spalla e cambiando il nome del quadro in Madame X, ma il dipinto continuò a dare scandalo così l’artista si trovò costretto a ritirarlo dal Salon. La famiglia Gautreau si rifiutò di acquistare l’opera e Sargent fu costretto a trasferirsi in Inghilterra dove trovò più fortuna come ritrattista. Amélie dovette ritirarsi a vita privata e tentare di reinserirsi in quella società che aveva tanto agitato con il suo ritratto.
Virginie Amélie Avegno era nata a New Orleans da una famiglia di origine creola e francese. In seguito allo scoppio della guerra civile americana, all’età di otto anni, si era trasferita con la madre a Parigi, dove era stata educata, secondo la consuetudine della borghesia parigina. Aveva poi sposato il banchiere e magnate navale Pierre Gautreau.
La realizzazione
La realizzazione del dipinto fu particolarmente sofferta; Sargent non riusciva a prendere una decisione sulla posa nella quale ritrarre la giovane donna; i due si trasferirono pertanto, come detto, in Bretagna per un breve periodo estivo nel quale il pittore realizzò una serie di schizzi rappresentando Amélie in diverse posizioni. Nelle prime versioni la dipinse seduta su un sofà con la testa alzata, poi con il capo dolcemente appoggiato al divano e anche con una coppa di champagne. Anche dai bozzetti poi mutati appare il gioco della seduzione tra pittore e modella.Nel 1916, un anno dopo la morte di Madame Gautreau, il dipinto venne acquistato per mille dollari dal Metropolitan Museum di New York. Il filmato ricostruisce l’atmosfera di quei giorni.