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L’uso del collage, o papiers collés, per la creazione di opere d’avanguardia, risale agli inizi del Novecento: consiste nell’incollare – il termine francese potrebbe essere tradotto con “incollaggio” – a un fondo frammenti di carta colorata, ritagli di giornale o di immagini fotografiche, disposti secondo l’effetto estetico desiderato. Nell’Ottocento il ritaglio e l’incollatura giustapposta di elementi diversi si utilizzava nell’ambito devozionale per comporre piccoli quadri religiosi o per decorare i diari. L’utilizzo in campo artistico di questa tecnica povera che accosta o sovrappone parzialmente e incolla – la traduzione letterale in italiano del termine sarebbe “incollatura” – materiale iconografico già composto e definito assume le caratteristiche della rottura rispetto alle tecniche nobili della pittura e del disegno. Una rottura che comprende tecnica, forma e contenuto.
Al collage – forse il primo e più violento “strappo” nei confronti della pittura accademica e della realtà – ricorsero inizialmente il Cubismo analitico di Picasso (1912) e Braque e il Futurismo italiano. Il pittore cubista – che oltre alla carta si avvaleva anche di materiali eterogenei, quali pacchetti di sigarette e scatole di fiammiferi – intendeva raffigurare uno spazio che “in un momento determinato si slancia verso l’infinito in tutte le direzioni” (Apollinaire), in aperta polemica con la “finestra” di Leon Battista Alberti. In questo caso, la carta tagliata e incollata, metafora di oggetti sezionati e ricomposti, sintetizzava il mutamento nella visione della realtà, rispetto alla tradizione. Uno strappo – effettivo – alla regola della pittura. Una decostruzione per giungere a una ricostruzione. Una rivoluzione. Un cambiamento del mondo che era specchio dei mutamenti sociali, politici e culturali dell’epoca. Il gesto aveva anche un significato legato alla valorizzazione rivoluzionaria di materiali poveri ed esprimeva concettualmente l’avanzata di nuove classi sull’orizzonte novecentesco. Oltre a queste connotazioni politiche, esisteva una forte spinta da parte dei collezionisti nei confronti di materiali sperimentali eccessivi, di forte contestazione, di innovazione assoluta. Le avanguardie sembrano pertanto procedere con una costante innovazione che procede parallelamente all’evoluzione tecnologica.
Nei lavori futuristi, il collage esprimeva l’anelito ad annullare ogni richiamo al passato anche da un punto di vista squisitamente tecnico. Un intento polemico è presente pure in espressionisti come il tedesco John Heartfield, che si servì di tale linguaggio per dileggiare Hitler e il Nazismo, e nei dadaisti. George Grosz, ricorda nei suoi scritti: «Quando John Heartfield ed io inventammo il fotomontaggio, nel mio studio, alle cinque di una mattinata di maggio nel 1916, nessuno dei due aveva idea delle sue enormi potenzialità, né della strada spinosa ma piena di successo che ci avrebbe aspettato. Come spesso succede nella vita eravamo inciampati in un filone d’oro senza nemmeno accorgercene»
Tra i grandi maestri che ricorsero ai papiers collés, Henri Matisse, il quale non utilizzava carte già colorate ma fogli dipinti da lui con uno strato unico di tempera a guazzo – acqua, colla e pigmento -, steso con un pennello piatto, Max Ernst e Mimmo Rotella, con i suoi celebri décollage, manifesti strappati sotto i quali compaiono frammenti di altri manifesti.
“Che cosa ci insegna la tecnica del collage? Questa è contenuta in un doppio processo di decostruzione e ricostruzione. Dapprima l’artista seleziona nel reale un insieme di immagini e materiali eterocliti. Il suo sguardo cattura i dettagli ed è rapito da forme. Allora la mano, armata di forbici, ritaglia, preleva. Si accumulano i pezzi sparsi di una realtà che non ha più alcun senso ma che si ricarica di nuove potenzialità. Poi l’artista contempla un’altra volta le forme individuate che il suo sguardo eleva a trovata. La scelta è fatta, l’artista si appropria di un supporto e inizia ad assemblare i pezzi di questo puzzle senza modello. Mette in relazione, trova legami e si entusiasma per le dissonanze, giustappone e sovrappone, ricopre e scopre. La colla diventa allora il suo strumento, pur invisibile nel risultato finale. I frammenti del reale, strappati al loro universo, sono inseriti con la loro storia, le loro proprietà originali, in una struttura mobile che li riconfigura”.
Così Véronique Mauron, nel saggio per il catalogo, edito da Pagine d’Arte, della mostra Collage. Una poetica del frammento, che si tenne al Museo Villa dei Cedri di Bellinzona. Un evento che fu dedicato ad alcuni tra i maggiori interpreti di un linguaggio espressivo straordinario, ricco di fascino e di suggestioni.
Annotava il curatore della rassegna, Matteo Bianchi: “L’immagine del collage si organizza per contrasto o su ritmo armonico. Si compone nella figurazione, oppure si scioglie nell’astrazione. Unisce diversi statuti dell’opera e funziona secondo le sue regole: ordina gesti in libertà. La sua azione si compie d’istinto, e per via concettuale, con dispositivo simultaneo. Resiste il collage, al limite della lingua spezzata, sulla spinta del desiderio di ricomporre l’immagine.
Quali regole di montaggio partecipano alla ricostruzione del discorso figurativo? Risponde il collage al taglio della forbice, e incolla per dare forma alla nuova immagine che si disegna. Cresce la sua immagine – arricchita di soluzioni tecniche e di materiali – per accumulazione. E assume nella sua varietà l’infinita gamma dei colori e delle lettere. L’immagine del collage custodisce la differenza: si attua nello spirito che combina fra loro elementi della diversità disposti a vivere insieme nello spazio simbolico del quadro. Nasce da un’idea democratica il collage, la sua immagine passa in versione multilingue e riflette l’insieme delle cose legate alla frammentazione della vita quotidiana”.
Ed è ancora Véronique Mauron ad osservare che “il campo nel quale l’artista evolve è immenso: il mondo, le forme, le epoche. Il collage gli permette di esplorare questa immensità e di prelevarne i pezzi che desidera. Ecco l’incomparabile libertà dell’artista, che è quella di estrarre le forme che desidera per usarle come meglio crede. L’artista si muove in un universo dove tutte le forme possono diventare significanti. Sta a lui accoglierle ed estirparle.
Il collage diventa allora bricolage nel senso nobile del termine, perché fa apparire l’imprevedibile. E’ lì che risiede la felicità del collage: quando l’accidente si mischia al necessario, quando il caso s’incastona nel destino della composizione. Sotto gli occhi dell’artista, la tecnica del collage mette in vibrazione la propria partitura di magie, che crea accoppiamenti e scontri inediti, infelici, fantasiosi, provocatori. La bellezza non è più costruita come una cosa mentale ma come un gioco, un’avventura, un’ebbrezza di forme. Vedere il collage ci fa precipitare in un vortice d’intricati significati. L’opera si scava, non più secondo uno spazio tracciato in prospettiva, ma per accumulo e incontro improvviso e sorprendente dei piani e delle trame, delle forme e delle figure”.
Prendiamo un virtuoso di questa tecnica, Jean Arp, che realizzò splendidi pezzi negli anni Cinquanta e Sessanta. Come sottolinea Chiara Calzetta Jaeger, essi “riflettono le infinite possibilità combinatorie della natura. Le forme organiche ricomposte liberamente evocano il movimento e il cambiamento incessante, necessario e inevitabile dell’universo. Collage, poemi, carte strappate diventano elementi anonimi della natura, con i quali Arp si diverte a creare nuove costruzioni.
Così un titolo, Initiale de tête, può suggerire un gioco di parole o indicare la lettura dell’oggetto rappresentato. Objet d’une vie casanière racconta la storia di un utensile inventato. Senza mai dimenticare la sua natura di poeta, Arp crea con i collage delle frasi fatte di forme che si susseguono (Bannière II). Sono forme bianche e nere, e i due colori non sono casuali poiché per l’artista sono una forma di scrittura: ‘C’è in me un certo bisogno di comunicare con l’essere umano. Il bianco e nero, è la scrittura’ (Jours effeuillés). I collage sono dunque una poesia visibile, una poesia fatta con ‘mezzi plastici’.
Arp utilizza negli anni Sessanta il cerchio come simbolo dell’universo. Il cosmo fa parte della natura ed è quindi parte integrante della sua ricerca. Alcuni collage di questo periodo sono composti da un cerchio, con al suo interno una struttura in movimento, disegnata alla gouache: pianeti, forse stelle, ma potrebbe anche trattarsi di angeli. Arp, infatti, crede agli angeli, e dice: ‘Sono difficili da captare perché la loro materia è più sottile della nostra’. E’ questa materia sottile che egli vuol farci scoprire attraverso le sue opere”.
Il collage viene utilizzato da numerosi artisti del ventesimo secolo, tra i quali Robert Rauschenberg (cfr la nostra intervista al maestro cliccando sul link blu www.stilearte.it/robert-rauschenberg-vi-spiego-la-mia-arte/ )uno dei principali maestri di questa tecnica, denominata più precisamente combines e nome di spicco della Pop art che mette in evidenza oggetti e frammenti della vita quotidiana nello spirito del movimento stesso.
Negli anni Sessanta, come variante del collage, venne ideato il décollage, cioè lo strappo di brandelli di carte da manifesti incollati e sovrapposti, come quelli delle affissioni cinematografiche. Due i protagonisti, intervistati dal nostro giornale, che sono molto noti per il décollage: Jacques Villeglé e Mimmo Rotella. Inviamo il lettore a un approfondimento su queste tecniche, attraverso le riflessioni degli autori, le immagini e le quotazioni di queste opere d’arte. Per un approfondimento sul decollage in Villeglé, cliccare il link blu qui accanto.
www.stilearte.it/jacques-villegle-quotazioni-intervista-nascita-del-nouveau-realisme-immagini-accesso-gratuito/
Per un approfondimento su décollage in Mimmo Rotella, cliccare il link blu qui accanto www.stilearte.it/mimmo-rotella-e-la-parabola-delle-carte-lacerate/
ACCANTO ALLE TECNICHE DEL COLLAGE E DEL DECOLLAGE, SEGNALIAMO QUELLE DEL FROTTAGE E DEL GRATTAGE. PER ACCEDERE ALL’ARTICOLO E AL VIDEO, CLICCARE SUL NOSTRO LINK BLU
www.stilearte.it/frottage-e-grattage-cosa-sono-chi-li-ha-ideati-come-realizzarli-i-video-tutorial/
DIDATTICA: REALIZZARE RITRATTI CON IL COLLAGE