E’ certo singolare, immagine. Una persona in “ammollo”, mentre davanti a sé ha singolari segnali. Tanti curiosi hanno assistito allo strano allestimento. Inizialmente i sub, poco più sotto, hanno infisso nel terreno del fondale la punta metallica dello stilo che regge le bandierine.
Il segreto? E’ presto spiegato. Si tratta della “picchettatura” di un’area archeologica subacquea. Le bandierine delimitano la zona in cui effettuare lo scavo e l’indagine. Il quadrato galleggiante è invece l'”inquadratore” che consente di delimitare, linearmente e a livello d’area, una parte dello scavo per riportarlo sulla carta in modo corretto e ricostruire graficamente o fotograficamente la struttura scavata.
I lavori riguardano un’antica salina Maya risalente al periodo classico antico (250-600 d.C.) recentemente identificata nel Belize meridionale da un team di archeologi guidato da Heather McKillop della Louisiana State University e da Elizabeth Sills dell’Università del Texas a Tyler. Situato nella laguna di Punta Ycacos, il sito di Jay-yi Nah si distingue per l’assenza dei tipici manufatti ritrovati in altre saline della regione, come ceramiche importate e utensili di ossidiana e selce di alta qualità. Questo ha inizialmente suscitato dubbi sul suo utilizzo come salina fino alla datazione al radiocarbonio di un palo in legno, che ha confermato un periodo di attività risalente al periodo classico antico.
Produzione senza influenze esterne
A differenza di altre saline Maya del tardo periodo classico (650-800 d.C.), che intrattenevano fitti legami commerciali con le popolazioni interne, Jay-yi Nah sembra aver operato in modo relativamente isolato, con connessioni più strette alla vicina isola di Wild Cane Cay. Qui sono stati ritrovati resti di pesci conservati probabilmente con il sale prodotto a Jay-yi Nah, suggerendo che il sito fosse utilizzato non solo per soddisfare il consumo locale, ma anche per il commercio di pesce conservato. La produzione salina avveniva presumibilmente attraverso il metodo della bollitura della salamoia, ma con tecniche differenti rispetto a quelle impiegate nelle altre saline della regione, come dimostrato dall’assenza di bricchette di supporto per i vasi e di strutture per la concentrazione della salinità.
La laguna di Punta Ycacos e la sua storia
Il sito di Jay-yi Nah si colloca in un’area ricca di saline antiche, conosciuta come Paynes Creek Salt Works. Questi stabilimenti sfruttavano il contesto naturale della regione, con acque poco profonde e abbondanza di mangrovie rosse, creando così l’ambiente ideale per la conservazione di strutture e manufatti in legno sommersi. Già dal periodo classico, la laguna era un centro di produzione salina, e il sale vi veniva probabilmente trattato per essere conservato e trasportato lungo la costa. Altri ritrovamenti, come canoe e strutture in legno ben conservate, testimoniano un’organizzazione articolata e capillare delle risorse per la produzione e distribuzione del sale, un bene di importanza cruciale per i Maya.
I dettagli sulla scoperta di Jay-yi Nah e sulle peculiarità della sua produzione salina sono stati pubblicati su Antiquity, dove McKillop e Sills spiegano anche le metodologie di scavo utilizzate per individuare e mappare il sito, e i trattamenti di conservazione adottati per proteggere i reperti. I risultati della ricerca sono pubblicati da Antiquity.