Proseguendo nel lavoro di denuncia della disinformazione a cui siamo costretti dai tanti manipolatori della realtà, con l’utilizzo della metafora foto-pittorica, Fausto Manara espone a Parigi, dal 31 ottobre al 30 novembre, presso la Gallera Janos in 9, Rue Christine, 20 nuove opere in una mostra dal titolo “DESINFORMATION manipulation di reéel”. Nelle opere di Manara, costruite attraverso la manipolazione al computer di immagini fotografiche, viene prodotta una metamorfosi o un’interrogazione sulla forma e sulla verità dell’immagine. Psichiatra e psicoterapeuta, esperto nell’analisi dell’anima, si dedica qui all’apparenza delle cose e s’interroga sulla loro realtà, su quanto resta della loro realtà, su quanto la deformazione della realtà si trasformi in menzogna e manipolazione dell’osservatore. Così, attraverso la trasfigurazione informatica delle sequenze fotografiche che accompagnano il suo quotidiano, egli ricerca, esplora, mondi sconosciuti e paralleli in cui affiorano inconsci sommersi.
“Le opere di Fausto Manara” commenta Dominique Stella “racchiudono un senso estetico reale, affascinano per la loro plasticità, la brillantezza delle materie, la loro forza emotiva, e sono sconcertanti nel loro mimetismo pittorico: L’efficacia del procedimento è incontestabile, ma al di là dell’esperienza plastica il senso del messaggio risiede nell’interrogazione dell’artista, trasmessa dal titolo “Désinformation”… La sua esperienza analitica ci costringe a un’indagine personale, invitandoci a una lettura esigente delle cose e degli avvenimenti. Attraverso questa “disinformazione” egli ci invita a raggiungere le nostre convinzioni recondite, evitando di lasciarci impressionare dalla troppo grande evidenza delle apparenze”. (nella pagina alcune opere di Fausto Manara)
di Maurizio Bernardelli Curuz
[I]n questa splendide, voluttuose, incomparabili scene informali e sensuali, che si rivelano appena al di là della realtà, al di là del fiume tra gli alberi, superando la pellicola e l’epidermide delle cose, Fausto Manara capta rabdomanticamente flussi sinusoidali e cromatiche esplosioni tonali, quasi che la materia, anche quella più silente, sia dotata – e lo è, ce ne convince – di un cuore e di un sistema vascolare. Tutto un mondo che sta sotto l’apparenza, anche in un museo E’ l’alfabeto segreto delle cose, proposto con modalità caleidoscopiche – per quel suo continuare a produrre lacerti informali e a ricomporli, come se fosse intervenuto un minimo movimento di polso a scompaginare un equilibrio appena conferito dalla giustapposizione, a volte cercata a volte causale, di tasselli di evidenze visive -. Ma qual è il senso della bellezza della storia? E il suo motore nascosto è denso di oli putridi, come avrebbero voluto certi predicatori sessuofobi medievali al cospetto della perfezione dell’apparenza femminile?
La destrutturazione e ricomposizione secondo ritmi e sincopi; la musicalità degli esiti di armonia sottolinea, nelle sue opere, due percorsi diversi. Laddove in Manara predomina un tracciato armonico, con stilemi astratti reiterati, sinusoidali, cardiaci, quasi a distendersi nelle diastole belle di un apparato di tipo decorativo, l’immagine acquista la linea di una fisiologia apollinea, che parrebbe assumere caratteristiche di un dolce sonno ipnotico: un tappeto edenico sul quale tornare a sognare i simboli arcaici che ci conducono, platonicamente, al bello-buono. Irruzioni più scure e comunque percorsi di discontinuità dei segni sono in grado di generare un senso di attesa, una suspense onirica, quasi che il lacerto si orienti in direzione di una rappresentazione in cui il suo occhio sensibile avverte pieghe di morte, come l’accumularsi delle polveri ibride e unte della storia.
Certamente la pratica della destrutturazione e ricomposizione di immagini-base, frammentate e trattate, in blow up, viraggi, violentate, sbriciolate, lanciate all’essenza primaria nasce dalla pratica analitica. In una precedente mostra, Manara aveva presentato altri monumenti di magma cromatico in evoluzione, scegliendo, per la raccolta, un titolo paradigmatico: “disinforma”, che non alludeva, pur nel configurarsi come un verbo-parola aperto a più germinazioni semantiche, a un processo colposo o doloso dei media che colgono una forma di verità e la mutano, in direzione di facili teoremi o di esigenze di mercato. Dis-in- formare significa rimettere in discussione il pre-giudizio, la pre-venzione, la pre-visione che non sia illuminazione di sibilla. Insomma: lanciare una bomba di colore contro le monolitiche strutture lapidee della conoscenza. Egli colse allora una forma, un pensiero, un’idea acquisita e la sottopose a colpi deflagranti fino a giungere a liberare l’energia-emorragia degli elementi strutturali, da ricomporre, poi, in una forma nuova. Forse sta qui il cuore pulsante dell’azione psicanalitica. Intaccare forme cristallizzate e alienanti – perché poste immutabilmente come qualcosa d’estraneo al sé – consentendo al soggetto di smontarle e ricomporle per creare qualcosa di nuovo, in un equilibrio che unisca armoniosamente la parte personale e il mondo.
Arte che muove pertanto da una pratica professionale psicanalitica e psichiatrica, svolta per anni, con successo, l’opera di Manara si distacca però immediatamente da ogni legame e da ogni forma prestabilita di stampo scientifico o terapeutico, in una destrutturante anarchia euritmica di grande resa, sotto il segno zodiacale della rapinosa voluttà dell’Es e grazie alla reiterata musicalità dei suoi colori che risuonano come candidi e dolci canti rapitori, nella glauca piattezza del mare ellenico. E in queste Adi, in antri, sui meravigliosi tappeti delle sue opere si allungano le ombre di Omero, di Enea, di Ulisse, ma anche della divina Penelope, la tessitrice. Ora, in Santa Giulia, egli compie un’operazione che risulta di grande interesse estetico, sia per quanto concerne i risultati che per quanto attiene ad alcune considerazioni che egli promuove, con le sue tavole, indirettamente, sull’opera d’arte. Destrutturare mosaici o statue di bronzo, vittorie alate, vetri, bronzetti, domus significa rimuovere una crosta di senso e consentire al cuore di ogni oggetto di esalare un vento di strepitose farfalle che si liberano dalla forma conchiusa, rivelando ciò che sta di vitale e pulsionale nelle forma originaria, nel motore delle cose, nel dripping di sangue e di vita che ogni visione del mondo cristallizza nell’opera d’arte. E soprattutto siamo grati a Manara perché è fautore di una rivoluzione auspicabile nella staticità semantica dei musei del mondo, nei quali i reperti usufruiscono di cure e di attenzioni simili a quelle che si riservano ai malati terminali.
Il museo, ci rivela Manara, con le sue esplosioni di carni gioiose, di mucose musive è dell’umanità in quanto è umanità. E nulla di tombale, polveroso, terribile può impedirci di riconnetterci con i meccanismi di un eterno ritorno dell’energia.
La biografia di Fausto Manara
Fausto Manara è psichiatra, psicoterapeuta e professore universitario alla Facoltà di Medicina di Brescia.
Ha partecipato e partecipa attivamente alla vita di molte associazioni scientifiche attive nel campo della sessuologia e dei disturbi dell’alimentazione. E’ vice-presidente della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, past-president della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare, per la cura dei quali ha fondato a Brescia il Centro di Riferimento Regionale. E’ stato inoltre membro del Consiglio Direttivo della World Association for Sexology.
Ha tenuto lezioni, conferenze e seminari in molte Università e Istituzioni italiane e straniere, oltre che in altre iniziative a scopo didattico e formativo. Ha pubblicato oltre 150 lavori scientifici su Riviste italiane e internazionali.
E’ autore di cinque volumi scientifici e di dieci saggi divulgativi pubblicati da Sperling e Kupfer.
Fino all’ottobre 2010 è stato Professore Associato di Psichiatria presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Brescia e Direttore del Centro di Riferimento Regionale per la Cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare.
Attualmente insegna Psicoterapia alla scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università di Brescia ed è docente nei Corsi di Laurea Breve di Dietistica e per Terapisti della Riabilitazione Psichiatrica nella stessa Università.
Come psichiatra e psicoterapeuta svolge attività libero professionale a Brescia, occupandosi della cura dei disturbi d’ansia, dell’umore, dei disturbi dell’alimentazione, delle disfunzioni sessuali e delle problematiche di coppia.
E’ inoltre attivo nel mondo dell’arte con opere fotopittoriche che, nel 2011, ha esposto in due mostre:
“DisinForma” alla Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia (marzo-aprile) “Impermanenti verità” alla Mya Lurgo Gallery di Lugano (settembre-ottobre).
Dal 2 marzo al 15 aprile 2012 è al Museo di Santa Giulia a Brescia con la mostra:
“Trasfigurazione”.