Si scava per la biblioteca, quando d’un tratto, la ruspa si blocca. Tra le zolle smosse, emerge una struttura in pietra sconosciuta, seguita da frammenti di ossa antiche. Un mistero sepolto da secoli inizia a svelarsi sotto le fondamenta del palazzo Radošević, a Hvar, in Croazia. Gli archeologi vengono subito allertati: il cantiere si trasforma in un sito di scavo scientifico, e lo scrosciare delle pale cede il passo a mani esperte e pennelli sottili. La scoperta si rivela ben più affascinante del previsto: a poco a poco, affiorano venti tombe tardoantiche, ciascuna con i suoi segreti, e tra queste una sorprende tutti. Al suo interno, i resti di un bambino sepolto all’interno di un’anfora, accompagnato da una brocca e da una lucerna, come in un rito antico che sfida il tempo.
La scoperta della necropoli: una finestra sul passato
Gli archeologi iniziano così uno scavo metodico, esplorando con pazienza la necropoli risalente alla seconda metà del IV secolo. Nel corso di due mesi, portano alla luce non solo 20 tombe con i resti di 32 individui, ma anche il ramo orientale delle mura di un insediamento tardoantico, con una porta cittadina risalente alla fine del V secolo. Questi ritrovamenti rappresentano un quadro completo delle pratiche funerarie, dell’architettura difensiva e della vita quotidiana in una città dell’Adriatico antico.
Tra le tombe spiccano diverse tipologie: semplici fosse di terra, sepolture in anfore e tombe realizzate con tegole. Particolarmente affascinante è una tomba in muratura contenente 12 scheletri, testimonianza di una probabile sepoltura collettiva. A rendere ancora più preziosa la scoperta sono i corredi funerari, perfettamente conservati, che comprendono brocche in ceramica, lucerne, recipienti in vetro, monete e altri piccoli oggetti: reperti che gettano nuova luce sul mondo tardoantico e sui legami commerciali tra Hvar e altre regioni.
Le sepolture in anfora: un’usanza antica
L’uso di anfore come tombe per i bambini è una pratica antica, particolarmente diffusa in epoca romana. Le anfore, di grandi dimensioni, venivano sigillate e interrate, offrendo al bambino una sorta di contenitore protettivo. Questa forma di inumazione era scelta come simbolo di purezza e protezione, simboleggiando un “abbraccio” rituale che poteva essere realizzato per i bambini, spesso accompagnati da oggetti simbolici.
Brocca e lume: simboli di protezione e viaggio
Gli oggetti trovati accanto al bambino – una brocca e una lucerna – portano con sé significati profondi. La brocca, simbolo di nutrimento, rappresentava probabilmente un’offerta, un gesto di continuità con la vita. La lucerna, simbolo di luce e di guida, era intesa come protezione spirituale, illuminando il cammino del bambino nell’aldilà.
Un lascito unico per l’archeologia adriatica
A conferire ulteriore importanza al sito è il ritrovamento, negli strati più profondi, di un muro antico risalente al II secolo, identificato grazie alla presenza di ceramica sigillata africana. Questo sito archeologico emerge così come una delle testimonianze più ricche e significative della vita tardoantica sull’isola di Hvar.
Il team di esperti, composto da Eduard Visoković, Joško Barbarić, Marko Bibić e Jure Tudor, insieme alla dott.ssa Marina Ugarković e al dott. Josip Baraka Perica, ha svelato dettagli unici sui riti e la cultura materiale dell’epoca. Questa scoperta, pubblicata da History Bankcredit non solo ci riporta indietro di secoli, ma arricchisce la comprensione della storia di Hvar e della civiltà che ha popolato il Mediterraneo adriatico.