Mostre | Al Mastio della Cittadella di Torino 90 opere raccontano i Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia

La mostra, I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia, prodotta da Navigare srl, aprirà al pubblico sabato 3 febbraio, con circa 90 opere di 30 artisti italiani e francesi, e intende analizzare il movimento italiano artistico antiaccademico dei Macchiaioli, nato intorno al 1855 a Firenze

La mostra, I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia, prodotta da Navigare srl, aprirà al pubblico sabato 3 febbraio, con circa 90 opere di 30 artisti italiani e francesi, e intende analizzare il movimento italiano artistico antiaccademico dei Macchiaioli, nato intorno al 1855 a Firenze da un nucleo di giovani artisti frequentatori del Caffè Michelangelo, che influenzò l’arte europea, in particolare quella francese, sviluppando soprattutto il tema del paesaggio e della pittura en plein air.

La provenienza delle opere, per lo più da collezioni private oltre che da alcune istituzioni pubbliche, rende l’esposizione particolarmente preziosa, aprendo la strada per un percorso di avvicinamento del visitatore a diversi aspetti di quella che fu una vera e propria rivoluzione macchiaiola, sia per temi sia per stili e tecniche. Dalla loro origine, e sino agli anni ’70 dell’Ottocento, i Macchiaioli si confrontarono con i pittori paesaggisti della Scuola francese di Barbizon e influenzarono grandi artisti d’Oltralpe, anticipando l’arte degli Impressionisti e contribuendo alla nascita della pittura moderna.

Il punto di vista adottato racconta nello stesso tempo l’importanza storico-artistica del movimento, i suoi rapporti con la scena francese, le novità tecniche introdotte dai pittori del gruppo ma anche la quotidianità della vita al Michelangelo, seguendo il filo dei racconti, degli scritti, delle lettere lasciate dai protagonisti. Un modo di narrare la vicenda poco consueto, che appassionerà anche il pubblico meno esperto.

Intorno ai tavoli di un caffè cittadino, il Michelangelo, si riunisce un gruppo di artisti accomunati dalla volontà di ribellione verso il sistema accademico e i suoi metodi di insegnamento. Secondo una prassi diffusa in tutta Europa, il caffè si sostituisce ai luoghi ufficiali della cultura, trasformandosi nel quartier generale di quegli artisti e intellettuali che, in un’Italia ancora in via di unificazione, scelgono Firenze per la politica del Granduca, ben più libertaria di quella di altri sovrani dell’epoca. A frequentare questo caffè di via Larga l’attuale via Cavour sono pittori di estrazione e provenienza diversa oltre a Signorini, vi si incontrano il veronese Vincenzo Cabianca, il livornese Giovanni Fattori, il napoletano Giuseppe Abbati e molti altri, giunti da tutta la penisola per vivere il clima del granducato di Toscana. (comunicato stampa)

 

I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia
Torino, Mastio della Cittadella
3 febbraio-1 aprile 2024

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Redazione
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