Mummia egizia di gatto sottoposta a tac con 3D. Cosa contiene? La risposta sorprendente degli archeologi

Una mummia di gatto degli antichi egizi è stata sottoposta a indagini non distruttive. Cosa c’è, al di là delle bende? C’è davvero un felino? La risposta è stata fornita da indagini non distruttive e ora è offerta da una nuova sezione del Museo delle Belle arti di Rennes, in Francia, che consente al visitatore di seguire il percorso compiuto dagli archeologi per stabilire il contenuto dell’involto.

La mummia felina sembra davvero una stranezza. Ma si calcola che in Egitto siano circa 70 milioni le mummie di animali, compresi coccodrilli e uccelli. Molti di essi erano bestiole domestiche dei defunti, destinate a accompagnare i loro padroni anche nell’aldilà. Altri venivano mummificati come offerta agli dei, essendo considerati sacri ad una specifica divinità (e in questo caso esistevano allevatori di animali che fornivano la materia prima agli imbalsamatori). Infine, alcuni animali, quali piccioni, oche e vitelli, erano oggetto di mummificazione per essere utilizzati come provvista alimentare per il defunto nella sua vita ultraterrena.

I gatti, invece, potevano svolgere una funzione di collegamento diretto con la dea Bastet, divinità-gatto che era particolarmente onorata e il cui culto domestico era molto diffuso.

Originariamente dea della guerra, si era trasformata, con il passare dei secoli, in un nume misterioso e benigno, molto legato alle donne, che tuttora dimostrano una particolare e innata predilezione per i piccoli felini.

Bastet, divinità dalla forma di gatto, era così associata alla casa, al mondo femminile, alla fertilità e alle nascite. La mummia conservata a Rennes fu probabilmente realizzata come omaggio alla dea. E’ il contenuto, a dimostrarlo, come vedremo. Ed è per questo che la nuova sezione del museo, in cui è possibile seguire il percorso compiuto dagli studiosi per osservare e studiare la mummia felina, è stato chiamato “Il segreto di Bastet“.

I risultati del lavoro sono stati presentati ieri, nell’ambito dell’Istituto nazionale francese delle ricerche archeologiche preventive, con un’intervista al direttore del museo, Jean-Roch Bouiller, e a un ricercatore dell’Inrap stesso, Théophane Nicolas.

“Il museo di Rennes – dice il direttore del museo – ha la fortuna di conservare sotto lo stesso tetto tutti i campi tradizionali della storia dell’arte, dall’antichità egiziana all’arte contemporanea, compresa un’importante collezione di arte extraeuropea. La collezione egittologica è l’erede del gabinetto delle curiosità del presidente Christophe-Paul de Robien (1698-1756) , che fu uno dei nuclei fondanti della collezione del museo. E poiché la nostra istituzione era, agli inizi, basata su questa collezione, furono qui collocati altri reperti dell’antico Egitto, tra cui questa mummia di gatto depositata presso di noi dal Museo del Louvre nel 1923. L’idea di questi ultimi anni era quella di disporre nella regione di collezioni sufficientemente estese, per ragioni didattiche, per parlare della civiltà egizia nella sua complessità e diversità. Così è partito il progetto di studio della mummia felina”.

“Noi archeologi, a tal proposito, siamo entrati in contatto con il personale del museo e con gli informatici presenti nel campus dell’Università di Rennes 1, in questo caso i ricercatori dell’IRISA (Institut de Recherche en Informatique et Systèmes Aléatoires), V. Gouranton e R. Gaugne, specializzato in realtà virtuale e interazioni 3D. – dice il ricercatore Théophane Nicolas dell’Inrap – Il primo progetto concreto consisteva nella produzione di una stampa 3D trasparente della mummia, basata su un’acquisizione tramite TAC. Siamo rimasti sorpresi nel vedere che questa mummia di gatto conteneva in realtà diversi esemplari di piccoli felini e che al posto del teschio di gatto c’era un gomitolo di filo. Dal punto di vista scientifico si tratta di un risultato importante poiché documentiamo, secondo la richiesta primaria del museo, il contenuto di questa mummia. Ciò si unisce a una questione più generale sulla realizzazione di alcune mummie di animali. Ci si chiede se facciano parte di un’antica frode o se, come pensiamo, esse fossero il prodotto di un uso abbastanza diffuso, visto che uno studio inglese ha rivelato che su 800 mummie egiziane di animali, un terzo di esse erano vuote”.

Gli studiosi, grazie alle immagini interne della mummia, hanno stabilito che qui furono chiuse le ossa di almeno tre gattini, derivanti da carcasse lasciate essiccare, prima di essere frantumate. Sul motivo per il quale il contenitore, al suo interno, rimase senza una testa vera non c’è una risposta. Forse le teste venivano mummificate e tenute nelle case dei familiari? Forse erano oggetto di un commercio specifico?

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Redazione
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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa