Museo della moda di Gorizia, riapertura scenografica

La cifra che i curatori hanno scelto per questo nuovo allestimento è precisa: dare al visitatore la sensazione di immergersi nella vita e nell’atmosfera degli anni, meglio dei secoli, di cui gli abiti qui esposti sono elegante testimonianza. Tra i vestiti più blasonati due abiti degli anni Venti del Novecento provenienti da Vienna e appartenuti a Margaret Stonborough Wittgenstein (1882-1958). Sorella del filosofo Ludwig Wittgenstein, Margaret era stata ritratta da Gustav Klimt in uno dei suoi più celebri ritratti: correva l’anno 1905 e la veste bianca e vaporosa che indossava era il suo abito da sposa.

Gorizia, il Museo della Moda e delle Arti Applicate, tra i più importanti del settore in Europa, grazie ai fondi del progetto europeo Open Museums, riapre i battenti il 2 aprile con un allestimento ampliato, completamente rinnovato ed innovativo.

 

Abito mitteleuropeo, 1910 circa
Abito mitteleuropeo, 1910 circa

La cifra che i curatori hanno scelto per questo nuovo allestimento è precisa: dare al visitatore la sensazione di immergersi nella vita e nell’atmosfera degli anni, meglio dei secoli, di cui gli abiti qui esposti sono elegante testimonianza.
Il progetto scientifico del rinnovato Museo della Moda e delle Arti Applicate è curato da Raffaella Sgubin, storica del costume e Sovrintendente ai Musei Provinciali di Gorizia, e vede la collaborazione scientifica di Roberta Orsi Landini e Thessy Schoenholzer Nichols, eminenti studiose internazionalmente note nel campo della storia del tessile e del costume. Il progetto di allestimento è opera dell’arch. Lorenzo Greppi, autore di numerosi allestimenti museali, mentre la realizzazione si deve alle ditte DOC di Potenza e HGV di San Severo per la parte multimediale.

Le nuove grandi sale sono concepite come vere e proprie scenografie teatrali, cui il visitatore confluisce dopo aver ammirato, come su vetrine di negozi posti lungo le strade di una qualsiasi, bella città mitteleuropea d’un tempo, i complementi di quegli abiti, l’intimo, le calzature, gli accessori, i cappellini e così via.

Nelle nuove sale si entra idealmente in un teatro, con tanto di palcoscenici e palchi. La suggestione è amplificata dalla presenza, in una saletta attigua, di un autentico palco teatrale, cimelio dell’antico Teatro di Società di Gorizia, e di diverse memorabilia, quali strumenti musicali, cartelloni, fotografie e varie curiosità.

Data l’ambientazione teatrale, i pezzi esposti sono tutti abiti da sera, appartenenti ad un arco cronologico che va dalla fine del Settecento agli anni Venti del Novecento: quale filo conduttore è stato infatti scelto il tema dell’”ornamento scintillante”. Filati metallici, paillettes, perline di vetro, canutiglie e strass fanno rilucere le toilettes da sera di bagliori preziosi. Tra i pezzi esposti si segnalano alcune eccellenze, tra cui lo spettacolare abito Neoclassico realizzato in un raro tipo di tulle di seta ricamato in ciniglia e paillettes d’argento, con applicazioni di crespo di seta lilla, e due abiti degli anni Venti del Novecento provenienti da Vienna e appartenuti a Margaret Stonborough Wittgenstein (1882-1958). Sorella del filosofo Ludwig Wittgenstein, Margaret era stata ritratta da Gustav Klimt in uno dei suoi più celebri ritratti: correva l’anno 1905 e la veste bianca e vaporosa che indossava era il suo abito da sposa. Databili a due decenni più tardi, gli abiti di Margaret entrati nelle collezioni del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia si caratterizzano per l’uso di colori molto decisi. L’uno è in crespo di seta verde smeraldo ricamato con canutiglie dorate a formare vistose infiorescenze astratte simili a girasoli, l’altro, confezionato dalla celebre maison parigina Callot Soeurs, è in raso di seta nero ricamato con motivi di rosoni in perline di vetro turchese e filati metallici ramati.


Bustino di damasco, seconda metà XVIII secolo
Bustino di damasco, seconda metà XVIII secolo

Altre novità dell’allestimento consistono nell’introduzione nel percorso espositivo di uno spazio dedicato ai cappellini da donna tra Otto e Novecento e di uno dedicato alla moda infantile. Nella ricostruzione di una merceria sono stati introdotti dei rotoli di tessuti, naturalmente contemporanei, ma di tipologie in uso anche nei secoli precedenti, per consentire ai visitatori di compiere delle esperienze tattili.

Una sala multimediale consentirà di avere accesso ad un ricco repertorio di schede di capi, ornamenti ed accessori presenti nelle collezioni del Museo della Moda, insieme a documentazione fotografica e video. La sala sarà dedicata all’attrice Nora Gregor (1901-1949) che, nata a Gorizia, divenne una stella del prestigioso Burgtheater di Vienna.

L'attrice Nora Gregor in una fotografia del 1932
L’attrice Nora Gregor in una fotografia del 1932

Alternò il teatro al cinema, prima a Hollywood e poi a Parigi dove girò con Jean Renoir il film La règle du jeu (La regola del gioco), pietra miliare della storia del cinema.

L’introduzione della multimedialità costituisce un fil rouge di questo allestimento museale. Particolare suggestione riveste la sala con la ricostruzione di un Corso cittadino, animata dalla proiezione di immagini Belle Epoque relative a Gorizia, Trieste, Vienna e Parigi. Anche nella sezione dedicata al teatro e all’abbigliamento da sera, la scenografia si avvale di proiezioni di scene tratte da film.

A questo grande “focus” scenografico del nuovo museo, si arriva dopo aver ammirato una serie di vetrine tematiche, disposte lungo un percorso che si snoda a partire da una sezione tessile dedicata alla tradizione della seta nel Goriziano tra Sette e Ottocento per poi focalizzare via via l’attenzione sui diversi modi di ornare il tessuto, l’abito e la persona: dai decori tessuti a quelli stampati o ricamati. Dalle applicazioni di cordoncini o nastri per arrivare ai merletti e ai gioielli.
Come si è detto, in questa parte del Museo l’allestimento assume la forma di un ideale percorso nelle vie di una cittadina mitteleuropea (è Gorizia, ma potrebbe essere Trieste, Lubiana o Vienna) con le belle vetrine da negozio in legno intagliato da cui i pezzi esposti occhieggiano quasi fossero merci in vendita. L’epoca è quella a cavallo tra fine Otto e inizi Novecento, ma si sconfina fino agli anni Venti. I pezzi esposti sono abiti Belle Epoque, calzature, cappelli e cappellini, intimo femminile e vari tipi di accessori. I luoghi di provenienza sono Gorizia e Trieste, ma spesso i capi sono stati confezionati altrove: Vienna, Parigi, Praga e Budapest, confermando la natura mitteleuropea delle collezioni del museo goriziano. Alcuni capi, comodati da un privato piemontese, provengono invece da Torino e Milano. E, ancora una volta, da Parigi.

Museo della Moda e delle Arti Applicate – Musei Provinciali di Gorizia
Borgo Castello 13, Gorizia h 9-19 dal martedì alla domenica
tel. 0481.533926 musei@provincia.gorizia.it www.gomuseums.net

Al nuovo Museo della Moda di Gorizia
gli abiti di Casa Wittgenstein
Tra i tanti tesori che il nuovo Museo della Moda e delle Arti Applicate svela al pubblico, uno si impone: il guardaroba di Margaret Stonborough Wittgenstein, sorella del grande filosofo viennese e lei stessa protagonista del bel mondo europeo e americano della prima metà del Novecento.
Bella, energica, intelligente

Il ritratto di Margaret Stonborough Wittgenstein, sorella del filosofo, realizzato da Klimt nel 1905
Il ritratto di Margaret Stonborough Wittgenstein, sorella del filosofo, realizzato da Klimt nel 1905

era nata nel 1882 in una delle più ricche famiglie dell’Impero Austro-ungarico. Il padre, Karl, facoltoso industriale dell’acciaio e generoso mecenate di musicisti e artisti della Secessione commissionò a Gustav Klimt il suo ritratto nuziale. L’artista la ritrasse come una bellezza bruna dal portamento altero abbigliata con un vaporoso abito bianco scollato. Bella Margaret lo era davvero e volitiva anche, se non altro perché, settima di nove figli, si era trovata in una famiglia di personalità di talento, dove ciascuno aveva cercato una propria affermazione per sfuggire alla fortissima figura paterna. Solo in pochi ci riuscirono come il fratello Ludwig, uno dei maestri del pensiero filosofico del XX secolo e Paul, talentuoso pianista, nonostante l’amputazione della mano destra. Due fratelli, i più fragili si ritirarono dalla competizione della vita con il suicidio. Forse per questo inizialmente Margaret cercò la sua emancipazione nel matrimonio, celebrato nel 1905, con l’americano Jérome Stonborough. Seguirono anni di instancabili peregrinazioni a fianco del marito tra Parigi e New York, passando per la Svizzera e Oxford, anni di vita brillante di società, di case da arredare in cui mettere in atto la sua intelligenza e creatività, la sua capacità di riconoscere gli artisti più innovativi e significativi.
Alla fine della Grande Guerra fu incaricata da Herbert Hoover, futuro presidente degli Stati Uniti, di coordinare il programma di aiuti americani per l’Austria. Amante dell’arte e mecenate di artisti, negli anni del dopoguerra fece realizzare edifici aperti alle più moderne forme di architettura. Per prima cosa affidò il progetto per il rinnovamento di Villa Toscana a Gmunden al giovane architetto di origine goriziana Rudolf Perco, che era stato allievo di Otto Wagner e che negli anni 20 sarebbe stato incaricato di grandi lavori pubblici dalla Vienna socialdemocratica.
Dopo la fine del matrimonio con il tormentato Jérome, che proprio nella villa di Gmunden si suiciderà negli anni 30, nel 1926 si fece costruire una nuova residenza nella Kundmanngasse. Casa Wittgenstein fu progettata dal fratello Ludwig e da Paul Engelmann, allievo di Adolf Loos.
Margaret aveva il raro talento di creare un ambiente propizio all’attività degli artisti e degli intellettuali. Il suo salotto fu soprattutto un luogo di effervescenza creatrice. Ella, però, non dimenticò mai di porre le sue fortune e il suo impegno a favore degli svantaggiati, visitando le carceri e occupandosi del reinserimento sociale dei giovani detenuti. Si avvicinò alla psicoanalisi e fu intima di Freud, di cui fu anche paziente.
Dopo l’Anschluss e l’instaurazione del regime nazista a Vienna Margaret si impegnò a favore dei più minacciati, gli Ebrei, fino che anche lei fu costretta all’esilio, non prima di aver favorito la fuga a Londra di Freud. Ritornata in patria alla fine del conflitto e ritornata in possesso dei suoi beni troverà ancora una volta la l’occasione di impegnarsi socialmente nel 1956, dopo la crisi ungherese, trasformando la sua casa in un piccolo campo di rifugiati per i soldati ungheresi sconfitti dall’Armata rossa e fuggiti in Austria.
Margaret morì nel 1958.

Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 info@studioesseci.net

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa