Nelle rovine del castello trova oggetto inquietante prodotto dalla magia dei Pitti. Chi erano e cosa facevano. Rispondono gli archeologi

Occhio di sangue, occhio di drago. E il castone, tutt’attorno, verdastro e rugoso, sembra la pelle incartapecorita di un mostro della palude. L’anello prezioso, smarrito da una donna, prima del Mille, rientrava nel novero degli oggetti magici. L’occhio di sangue aveva il potere di cacciare gli spettri e di rendere amica la notte.

Lo “straordinario” anello pitto, rimasto intatto per oltre un millennio, è stato scoperto in questi giorni presso i resti dell’antico forte di Burghead, a Moray, in Scozia, durante uno scavo condotto dall’Università di Aberdeen. Trovato dal volontario John Ralph, esso presenta un design elaborato. Il rosso e stretto occhio di rettile, che scruta, è incastonato entro piccoli simboli floreali e il muso di un animale misterioso, che si intuisce sia un mammifero.

“Sotto il profilo strutturale – dicono gli esperti di iconografia pitta e scozzese – l’anello è l’unione mostruosa di due teste di ariete, che producono un drago, un rettile. L’unione avviene a livello della nuca di entrambi. La somma di due animali focosi produce qualcosa di terzo e di sinistro, con un potere enorme. Provate a guardare l’immagine qui sotto. Togliendo circa metà anello vediamo con chiarezza un muso di ariete”. Ariete o caprone? Chissà.

E davvero singolare come, grazie a quest’occhio di fuoco, il vello degli arieti muti fino a diventare la pelle rugosa di un rettile.

Che la cultura scozzese e, in precedenza pitta, sia dominata, sotto il profilo degli archetipi, dai draghi è risaputo. Basta pronunciare due nomi: Loch Ness o Lago Ness (in gaelico, Loch Nis) un lago d’acqua dolce delle Highlands scozzesi… Il punto del ritrovamento dell’anello e il lago legato alla leggenda del mostro si trovano a poco più di un’ora di auto.

Burghead: un tesoro pitto dimenticato

Il forte di Burghead, un tempo una roccaforte di rilievo durante l’era dei Pitti, era stato considerato per lungo tempo un luogo perduto. Quando nel XIX secolo venne costruita la città di Burghead, gran parte del forte era stata smantellata e le pietre erano state riutilizzate per realizzare nuovi edifici. Questo sviluppo fu fondamentale per l’industria della pesca della regione, attirando numerose famiglie, inclusi gli antenati di John Ralph, colui che ha trovato l’anello, che vi si trasferirono per lavoro.

Grazie agli scavi guidati dal professor Gordon Noble e finanziati da Historic Environment Scotland, il passato pitto di Burghead è gradualmente riemerso. Negli ultimi tre anni, il team di Noble ha scoperto una ricchezza di reperti ed evidenze che suggeriscono come Burghead fosse un tempo un centro di potere pitto, con un’intensa attività metallurgica di alto livello e strutture imponenti.

La scoperta di John Ralph

John Ralph, un ingegnere in pensione e laureato dell’Università di Aberdeen, ha lavorato come volontario sul sito per due settimane. Dopo aver inizialmente trovato quello che ha scherzosamente descritto come “ciottoli lucenti”, la sua perseveranza è stata premiata l’ultimo giorno dello scavo, quando ha rinvenuto l’anello. Inizialmente, non era sicuro della sua importanza, finché un altro volontario non ne ha riconosciuto il valore.

Un ritrovamento eccezionale

Il professor Noble ha subito compreso l’importanza della scoperta: “Ancor prima del lavoro di conservazione, si poteva notare che era qualcosa di veramente emozionante, poiché, nonostante oltre mille anni nel terreno, si potevano vedere riflessi del possibile granato incastonato.”

La scoperta dell’anello sul pavimento di quella che un tempo era parte delle residenza del castello pitto è stata sorprendente, poiché tali oggetti di valore sono solitamente ritrovati in tesori nascosti deliberatamente.

L’anello è stato ora trasportato al National Museum of Scotland per ulteriori analisi. Poiché sono stati scoperti pochissimi anelli pitti, questo esemplare rappresenta un’aggiunta straordinaria alle prove crescenti dell’importanza di Burghead nel mondo pitto.

Burghead: un centro di potere pitto

Il ritrovamento dell’anello si aggiunge ad altre scoperte che confermano l’importanza di Burghead come fortezza pitta.

Gli scavi hanno rivelato prove di una vasta attività metallurgica e numerosi edifici che suggeriscono l’influenza politica ed economica del sito. Il design elaborato dell’anello indica che fu realizzato per un individuo di alto rango, rafforzando ulteriormente l’idea che Burghead fosse la dimora di un’élite potente.

Per John Ralph, la scoperta non ha solo un valore archeologico, ma anche personale. La connessione storica della sua famiglia con la città di Burghead rende il ritrovamento particolarmente significativo, simboleggiando il cerchio completo della storia familiare. “È bello pensare di aver restituito qualcosa con questo piccolo pezzo del puzzle del passato”, ha affermato Ralph.

Un nuovo capitolo della storia di Burghead

Il lavoro del professor Noble ha già portato alla creazione di ricostruzioni 3D del sito, offrendo uno sguardo su come il forte poteva apparire nel suo periodo di massimo splendore. Con nuovi reperti che continuano a emergere, l’immagine di Burghead come un vivace e influente centro di potere per i Pitti diventa sempre più chiara.

Il pubblico avrà l’opportunità di saperne di più sugli scavi di Burghead durante una giornata aperta l’8 settembre, quando potrà incontrare gli archeologi, vedere incisioni pitte ed esplorare la storia del forte.

Ma chi sono questi enigmatici Pitti? I Pitti sono stati una delle popolazioni e culture più enigmatiche della Scozia antica, la cui origine è avvolta nel mistero. Questo popolo guerriero e indipendente ha lasciato segni indelebili nella storia della Scozia, resistendo alle invasioni e mantenendo le proprie tradizioni fino alla loro graduale scomparsa intorno al X secolo. Vediamo più da vicino chi erano, la loro storia, cultura e le particolarità che li caratterizzavano.

Origine dei Pitti

Il termine “Pitti” deriva probabilmente dal latino Picti, che significa “dipinti” o “colorati”, un riferimento alla pratica di decorare i loro corpi con tatuaggi o pitture, probabilmente usando il woad, una pianta che produce un colorante blu. Al tempo stesso, nelle lingua locale esiste un termine assonante con Pitti, che significa guerrieri. E’ probabile che le due versioni siano convergenti e vere entrambe.

Le origini dei Pitti sono ancora oggetto di dibattito. Si pensa che fossero discendenti dei popoli autoctoni della Britannia settentrionale, emersi come entità tribale ben definita nel III secolo d.C., nel periodo di massimo scontro con i Romani. Il primo riferimento scritto ai Pitti è legato agli scontri con i Romani, che non riuscirono mai a sottometterli e che segnarono una divisione – costituita dal Vallo di Adriano – tra la Britannia romana e i territori a nord del Vallo stesso, abitati proprio dai Pitti. L’osservazione degli elementi stilistico-espressivi lascia intendere che la cultura dei Pitti fosse di matrice celtica.

Storia dei Pitti

I Pitti formarono un insieme di tribù che abitavano principalmente la parte settentrionale e orientale dell’attuale Scozia, estendendosi dalle Highlands fino a quello che oggi è il Firth of Forth. Essi costituivano una serie di regni, come il Regno di Fortriu, che fu uno dei più importanti tra le tribù pitti.

Nel III e IV secolo d.C., i Pitti si unirono occasionalmente in coalizioni per combattere contro i Romani, ma dopo il ritiro dell’impero romano dalla Britannia, la loro attenzione si concentrò più sui rapporti con gli Scoti (gli antenati degli attuali scozzesi) e gli Angli, popolazioni anglosassoni.

Uno degli episodi più significativi della loro storia fu la vittoria contro i Northumbriani nella Battaglia di Dun Nechtain nel 685 d.C., che consolidò il potere dei Pitti e mise fine all’espansione del Regno di Northumbria verso nord. Tuttavia, nel corso dei secoli, i Pitti subirono sempre più l’influenza degli Scoti del regno di Dalriada, finché, intorno alla metà del IX secolo, il re Kenneth MacAlpin, di origine scota, unificò i due popoli sotto un’unica corona, ponendo le basi per il Regno di Alba, l’antenato diretto dell’odierna Scozia. Questo evento segnò la fine dell’identità distinta dei Pitti, che si fusero progressivamente con gli Scoti.

Cultura dei Pitti

La cultura dei Pitti, come molti aspetti della loro esistenza, rimane avvolta nel mistero. Nonostante la scarsità di testimonianze scritte, gli studiosi hanno dedotto alcuni elementi grazie all’archeologia e alle poche fonti disponibili.

1. Società e struttura tribale

La società pitta era probabilmente basata su una struttura tribale e matrilineare, il che significa che l’eredità e il diritto al trono potevano passare attraverso la linea femminile. I Pitti vivevano in brochs (torri circolari di pietra) e in crannogs (abitazioni costruite su laghi), strutture che offrivano protezione e controllo del territorio.

2. Arte e simbolismo

Uno degli aspetti più affascinanti della cultura pitta è la loro arte, soprattutto le pietre scolpite. Queste pietre, molte delle quali si trovano ancora oggi in Scozia, presentano intricate incisioni di animali, simboli astratti e scene di guerra. I simboli presenti su queste pietre, come spirali, cerchi e figure geometriche, non sono ancora stati completamente decifrati, ma si ritiene che avessero un profondo significato rituale o religioso.

3. Religione e spiritualità

Prima della conversione al cristianesimo, i Pitti praticavano una religione politeista incentrata sugli spiriti della natura e su divinità legate alla terra e agli elementi. Le incisioni su alcune pietre potrebbero rappresentare simboli sacri o magici, usati in rituali. Con il passare del tempo, i Pitti vennero influenzati dal cristianesimo celtico, soprattutto grazie all’opera di missionari come San Columba, che ebbe contatti con il re pitta Bridei.

Magia e stranezze

La reputazione dei Pitti come popolo misterioso è stata alimentata da antiche cronache e leggende, che attribuiscono loro pratiche magiche e strane usanze.

1. Tatuaggi e pitture corporali

Una delle caratteristiche più note dei Pitti era l’abitudine di tatuarsi o dipingersi il corpo, forse come forma di protezione spirituale o segno di appartenenza tribale. Alcune leggende parlano di guerrieri pitti che entravano in battaglia nudi, con i corpi coperti di pittura blu, evocando immagini di figure spettrali e selvagge.

2. Magia e stregoneria

I Pitti erano ritenuti praticanti di rituali magici. Alcuni storici medievali e scrittori successivi attribuirono loro la conoscenza di arti occulte, come l’abilità di evocare gli spiriti della natura o di usare amuleti magici per protezione. Le pietre scolpite potrebbero essere state parte di questi rituali, agendo come punti di connessione tra il mondo terreno e quello spirituale.

3. Strutture misteriose

Le fortificazioni e abitazioni dei Pitti, come i brochs e i crannogs, avevano un aspetto quasi impenetrabile e suggeriscono un popolo profondamente legato alla terra e alla sua difesa. I Pitti erano anche noti per costruire elaborate sepolture, e alcune leggende raccontano che i loro tumuli funerari fossero protetti da maledizioni o spiriti guardiani.

La fine dei Pitti

La fusione dei Pitti con gli Scoti, iniziata con Kenneth MacAlpin, portò alla graduale scomparsa della loro identità culturale. Col tempo, la loro lingua, i loro costumi e le loro tradizioni si mescolarono con quelle degli Scoti, fino a svanire completamente. Entro il X secolo, i Pitti non esistevano più come entità separata, ma la loro eredità sopravvive nella toponomastica, nelle leggende e nelle enigmatiche pietre scolpite che ancora oggi punteggiano il paesaggio scozzese.

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Stile Arte è una pubblicazione che si occupa di arte e di archeologia, con cronache approfondite o studi autonomi. E' stata fondata nel 1995 da Maurizio Bernardelli Curuz, prima come pubblicazione cartacea, poi, dal 2012, come portale on line. E' registrata al Tribunale di Brescia, secondo la legge italiana sulla stampa