BRESCIA – I ricercatori del Centro studi di Stile Arte hanno scoperto i simboli della statuetta di 8.000 anni trovata nei giorni scorsi presso il sito neolitico di Ulucak a Izmir, nella Turchia occidentale. L’immagine, realizzata in argilla, è quella di un personaggio femminile opimo – che si ricollega a quelli della Grande Madre neolitica – che, all’apparenza, urla o che canta.
In realtà i ricercatori italiani, dopo aver condiviso con i colleghi internazionali, la lettura del reperto come una divinità legata alla fertilità e alla fecondità, hanno notato che il volto della donna, sormontato da una sorta di elemento sferico, mette in linea le consonanze tra il viso e l’organo genitale femminile esterno.
“La figura è realizzata tutto tondo. – dicono gli studiosi di Stile Arte – La parte inferiore del corpo è inequivocabilmente femminile, conformata da un possente bacino e contrassegnata da una linea verticale – identificativa di genere – all’altezza del monte di venere. La donna tiene le mani sul ventre rialzato, che presenta l’abnormità della crescita durante la gestazione”.
“Il volto sembra modellato all’urlo del parto. – proseguono gli studiosi di Stile arte – La bocca dell’urlo e il canale del parto coincidono. Ed è possibile che l’antico scultore abbia unito questa evidenza – quella dell'”urlo” – a una seconda realtà, cioè la rappresentazione di ciò che, con Courbet, si sarebbe detta l’Origine del mondo, cioè la parte esterna dei genitali femminili. Ciò è dimostrato non solo dalle strette sovrapponibilità tra il volto della statuetta e le diverse parti dell’organo femminile, ma dalle modalità di lavorazione del volto stesso che non è – a differenza di tutto il resto dell’opera – tondeggiante, ma piatto, come se fosse reso con la stesura forzata delle labbra esterne”.
Il volto della donna, a sua volta, nel proprio insieme è un piccolo uomo – in allusione alle capacità della donna di creare l’umanità – e la rappresentazione della parte esterna della femminilità che di per sé è una figura antropomorfa, dominata dal nodo superiore del piacere che ne costituisce la testa.
Ulucak – il luogo in cui la statuetta è stata trovata nelle ore scorse, svolge un ruolo cruciale nello studio del periodo neolitico dell’Egeo orientale e dell’Anatolia occidentale.
Il sito presenta una sequenza stratigrafica continua che si estende dall’inizio del VII millennio a.C. fino all’inizio del VI millennio a.C., oltre a strati culturali risalenti all’Età del Bronzo, al periodo romano e bizantino.
Dal 2009, gli scavi sono stati condotti sotto la direzione della Prof.ssa Dr. Özlem Çevik del Dipartimento di Protostoria e Archeologia del Vicino Oriente presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Trakya.
Gli archeologi hanno rinvenuto qui oggetti legati alla produzione tessile, inclusi sigilli, fuseruole e pesi per telai, indicando che Ulucak potrebbe essere uno dei più antichi centri di produzione tessile della regione egea.
Gli scavi recenti hanno portato alla luce anche questa figurina di 8.000 anni raffigurante una forma femminile, portando a sei il numero totale di tali ritrovamenti a Ulucak.
Si ritiene che queste figurine siano state utilizzate in rituali di fertilità, dopo di che venivano “scartate – dicono gli archeologi turchi – in fosse di rifiuti una volta adempiuto il loro scopo cerimoniale. Potrebbero anche aver avuto un ruolo nei rituali di nascita e morte come potenti totem magici”.
A nostro giudizio la sepoltura in fosse, accanto alle selci lavorate, potrebbe costituire non uno scarto dei materiali, ma un rito offertoriale. Dopo essere stata parte della vita domestica o religiosa, la statuetta potrebbe essere stata “riconsegnata” alla divinità della terra, forse dopo una “grazia ricevuta”, con un sacrificio di utensili di selce.
L’ultima figurina misura poco meno di quattro pollici di altezza ed è stata trovata sepolta in una fossa insieme a selci e pietre da macina in un’antica abitazione.
A differenza degli esempi precedenti che presentano solo occhi e nasi, l’ultima scoperta ha una bocca per infilare una corda e essere indossata come collana.